In ogni contesto pragmatico-dialogico la ‘faccia’, intesa come «identità interazionale, immagine pubblica di sé che si determina all’interno di una interazione comunicativa» , gioca un ruolo centrale e, in alcuni casi, concretamente visibile se si considerano le diverse strategie comunicative messe in atto al fine di tutelarne l’integrità, che coincide con la dignità personale del singolo. Assai prima che la pragmalinguistica elaborasse il concetto scientifico di ‘faccia’ e il costrutto interazionale di ‘lavoro di faccia’, nella metaforizzazione delle locuzioni linguistiche comuni era chiaramente sviluppato un senso non dissimile: infatti, l’italiano e il siciliano conoscono molte locuzioni costruite con il sostantivo f.s. faccia/facci. Alcune di queste sono avverbiali: ‘a faccia aperta’; altre aggettivali: ‘faccia da funerale’; altre ancora verbali: ‘chiudere la porta in faccia’, ‘gettare in faccia’, ‘fare la faccia feroce’. Nelle strategie di comunicazione orale, la minaccia alla ‘faccia positiva’ di ognuno si lessicalizza attraverso usi metaforici, e non solo, della parola ‘faccia’, generando modi di dire, frasi fatte e proverbi che tirano in ballo la rivendicazione della propria immagine personale. “Salvare la faccia” più che un fatto linguistico è un’esigenza sociale. L’eziologia di espressioni come l’it. ‘perdere la faccia’, l’it. reg. sic. ‘cadere la faccia a terra’, il sic. ‘fari facci’ mette in campo il valore sociale che ciascun individuo rivendica per sé all’interno di un contesto comunicativo e allo stesso tempo tiene conto di una componente metalinguistica dell’interazione che si esplica attraverso elementi non verbali. Il presente lavoro si focalizzerà sulle costruzioni fraseologiche che si generano a partire dal concetto di ‘faccia’, intesa prevalentemente nell’accezione di dignità personale; tale repertorio terrà conto non soltanto della lessicografia italiana, ma altresì del repertorio dei geofraseologismi regionali siciliani e della paremiologia dialettale di Sicilia.

marina calogera castiglione, giulia tumminello (2024). Questione di “faccia”. Locuzioni italiane e siciliane, tra vergogna e dignità. LINGUE E LINGUAGGI, 61, 493-506 [10.1285/i22390359v61p493].

Questione di “faccia”. Locuzioni italiane e siciliane, tra vergogna e dignità

marina calogera castiglione;giulia tumminello
2024-01-01

Abstract

In ogni contesto pragmatico-dialogico la ‘faccia’, intesa come «identità interazionale, immagine pubblica di sé che si determina all’interno di una interazione comunicativa» , gioca un ruolo centrale e, in alcuni casi, concretamente visibile se si considerano le diverse strategie comunicative messe in atto al fine di tutelarne l’integrità, che coincide con la dignità personale del singolo. Assai prima che la pragmalinguistica elaborasse il concetto scientifico di ‘faccia’ e il costrutto interazionale di ‘lavoro di faccia’, nella metaforizzazione delle locuzioni linguistiche comuni era chiaramente sviluppato un senso non dissimile: infatti, l’italiano e il siciliano conoscono molte locuzioni costruite con il sostantivo f.s. faccia/facci. Alcune di queste sono avverbiali: ‘a faccia aperta’; altre aggettivali: ‘faccia da funerale’; altre ancora verbali: ‘chiudere la porta in faccia’, ‘gettare in faccia’, ‘fare la faccia feroce’. Nelle strategie di comunicazione orale, la minaccia alla ‘faccia positiva’ di ognuno si lessicalizza attraverso usi metaforici, e non solo, della parola ‘faccia’, generando modi di dire, frasi fatte e proverbi che tirano in ballo la rivendicazione della propria immagine personale. “Salvare la faccia” più che un fatto linguistico è un’esigenza sociale. L’eziologia di espressioni come l’it. ‘perdere la faccia’, l’it. reg. sic. ‘cadere la faccia a terra’, il sic. ‘fari facci’ mette in campo il valore sociale che ciascun individuo rivendica per sé all’interno di un contesto comunicativo e allo stesso tempo tiene conto di una componente metalinguistica dell’interazione che si esplica attraverso elementi non verbali. Il presente lavoro si focalizzerà sulle costruzioni fraseologiche che si generano a partire dal concetto di ‘faccia’, intesa prevalentemente nell’accezione di dignità personale; tale repertorio terrà conto non soltanto della lessicografia italiana, ma altresì del repertorio dei geofraseologismi regionali siciliani e della paremiologia dialettale di Sicilia.
2024
marina calogera castiglione, giulia tumminello (2024). Questione di “faccia”. Locuzioni italiane e siciliane, tra vergogna e dignità. LINGUE E LINGUAGGI, 61, 493-506 [10.1285/i22390359v61p493].
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