Diversi studi sociologici, psicologici, antropologici e pedagogici hanno evidenziato come la famiglia rappresenti il luogo privilegiato per la soddisfazione del bisogno primario del minore di esprimere e ricevere affetto e, inoltre, per la realizzazione di un sano sviluppo della personalità e di un adeguato processo di socializzazione. In tal senso, il best interest of the child è un principio riconosciuto e sancito a livello internazionale dall’art. 3 della Convenzione di New York sulla protezione dei diritti del fanciullo (1989). Tale principio prevede che gli Stati membri debbano sostenere la famiglia nello svolgimento di questi compiti. Pertanto, quando la stessa non sia suffi cientemente protettiva o stia attraversando un periodo di diffi coltà che non le consente di garantire al minore il necessario supporto, gli Stati membri hanno l’obbligo di intervenire, attivando tutti gli strumenti necessari al fi ne di aiutare l’intero nucleo familiare a superare le relative criticità. In tale prospettiva, l’allontanamento del minore dal proprio contesto familiare dovrebbe essere l’ultima soluzione, e laddove tale scelta risulti diffi cile da assumere, a volte, diventa una condizione imprescindibile per il benessere del minore. Il presente contributo ha lo scopo di analizzare le caratteristiche dei minori che vivono fuori dalla propria famiglia di ori-gine (children in care) e dei giovani che, invece, hanno concluso l’esperienza di accoglienza in una struttura protetta (care leavers), ciò al fi ne di descrivere le attuali misure di protezione e di cura che riguardano l’affi damento familiare e i servizi residenziali. Infi ne, si illustreranno alcune strategie di adattamento dei care leavers focalizzando l’attenzione sul binomio educazione/resilienza.

Gaetano Di Napoli, Guardino C. (2022). Paradigma di ricerca integrativa per l’educazione dei careleavers. In E. Di Giovani, M. Garro (a cura di), Una possibile casa. Percorsi di autonomia e significatività operativa. (pp. 59-70). Guerini e Associati.

Paradigma di ricerca integrativa per l’educazione dei careleavers

Gaetano Di Napoli
;
Guardino C.
2022-01-01

Abstract

Diversi studi sociologici, psicologici, antropologici e pedagogici hanno evidenziato come la famiglia rappresenti il luogo privilegiato per la soddisfazione del bisogno primario del minore di esprimere e ricevere affetto e, inoltre, per la realizzazione di un sano sviluppo della personalità e di un adeguato processo di socializzazione. In tal senso, il best interest of the child è un principio riconosciuto e sancito a livello internazionale dall’art. 3 della Convenzione di New York sulla protezione dei diritti del fanciullo (1989). Tale principio prevede che gli Stati membri debbano sostenere la famiglia nello svolgimento di questi compiti. Pertanto, quando la stessa non sia suffi cientemente protettiva o stia attraversando un periodo di diffi coltà che non le consente di garantire al minore il necessario supporto, gli Stati membri hanno l’obbligo di intervenire, attivando tutti gli strumenti necessari al fi ne di aiutare l’intero nucleo familiare a superare le relative criticità. In tale prospettiva, l’allontanamento del minore dal proprio contesto familiare dovrebbe essere l’ultima soluzione, e laddove tale scelta risulti diffi cile da assumere, a volte, diventa una condizione imprescindibile per il benessere del minore. Il presente contributo ha lo scopo di analizzare le caratteristiche dei minori che vivono fuori dalla propria famiglia di ori-gine (children in care) e dei giovani che, invece, hanno concluso l’esperienza di accoglienza in una struttura protetta (care leavers), ciò al fi ne di descrivere le attuali misure di protezione e di cura che riguardano l’affi damento familiare e i servizi residenziali. Infi ne, si illustreranno alcune strategie di adattamento dei care leavers focalizzando l’attenzione sul binomio educazione/resilienza.
2022
Gaetano Di Napoli, Guardino C. (2022). Paradigma di ricerca integrativa per l’educazione dei careleavers. In E. Di Giovani, M. Garro (a cura di), Una possibile casa. Percorsi di autonomia e significatività operativa. (pp. 59-70). Guerini e Associati.
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