Nonostante la diffusa presenza dell’ailanto in Sicilia, mancavano sino ad oggi studi specifici a carattere regionale su questa specie arborea esotica invasiva. Allo scopo di colmare alcune di queste lacune, il presente lavoro si è posto cinque obiettivi: 1) ripercorrere la storia della diffusione globale dell’ailanto, prestando particolare attenzione all’Italia ed alla Sicilia; 2) analizzare le cause (antropiche e biologiche) della sua spiccata invasività a livello globale e locale; 3) fornire un primo quadro della sua distribuzione e della sua auto- e sinecologia sul territorio regionale; 4) stabilire i metodi più idonei ed efficaci per contenerne la diffusione e ridurne l’impatto ecologico sulla flora e sulle comunità vegetali locali di maggior valore; 5) evidenziare i possibili usi di questa xenofita. Giacché appare impossibile una sua completa eradicazione – quantomeno a livello regionale – il suo sfruttamento economico potrebbe costituire una soluzione ottimale per tenerne sotto controllo i processi d’espansione.
BADALAMENTI, E., BARONE, E., PASTA, S., SALA, G., LA MANTIA, T. (2012). AILANTHUS ALTISSIMA (MILL.) SWINGLE (Simaroubaceae) IN SICILIA E CENNI STORICI SULLA SUA INTRODUZIONE IN ITALIA. NATURALISTA SICILIANO, XXXVI(1), 117-164.
AILANTHUS ALTISSIMA (MILL.) SWINGLE (Simaroubaceae) IN SICILIA E CENNI STORICI SULLA SUA INTRODUZIONE IN ITALIA
BADALAMENTI, Emilio;BARONE, Ettore;SALA, Giovanna;LA MANTIA, Tommaso
2012-01-01
Abstract
Nonostante la diffusa presenza dell’ailanto in Sicilia, mancavano sino ad oggi studi specifici a carattere regionale su questa specie arborea esotica invasiva. Allo scopo di colmare alcune di queste lacune, il presente lavoro si è posto cinque obiettivi: 1) ripercorrere la storia della diffusione globale dell’ailanto, prestando particolare attenzione all’Italia ed alla Sicilia; 2) analizzare le cause (antropiche e biologiche) della sua spiccata invasività a livello globale e locale; 3) fornire un primo quadro della sua distribuzione e della sua auto- e sinecologia sul territorio regionale; 4) stabilire i metodi più idonei ed efficaci per contenerne la diffusione e ridurne l’impatto ecologico sulla flora e sulle comunità vegetali locali di maggior valore; 5) evidenziare i possibili usi di questa xenofita. Giacché appare impossibile una sua completa eradicazione – quantomeno a livello regionale – il suo sfruttamento economico potrebbe costituire una soluzione ottimale per tenerne sotto controllo i processi d’espansione.File | Dimensione | Formato | |
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