Tra la ristrutturazione del Palazzo Reale e la conclusione dei lavori al nuovo molo s’inseriscono il taglio della croce, ovvero l’apertura dei tracciati Toledo e Maqueda, e l’inscrizione centrale dell’ottagono di Piazza Vigliena. L’analisi delle trasformazioni che accompagnano e sanciscono il ruolo di Palermo capitale del Regno, e non soltanto dei caricatori siciliani, ripropone molte e diverse problematiche. Nel saggio, il ricorso all’iconografia e alle fonti letterarie vuole illustrare l’esperienza urbana dell’epoca e accompagna la ricerca di nuove categorie analitiche. La teoria della rappresentazione, a partire dal Palermo restaurato del nobile Di Giovanni, sostiene una perfetta corrispondenza tra struttura sociale e fisica; postula una “ecologia virtuale degli spazi” che, a partire dal centro rifondato - la croce, l’ottagono -, costruisce un modello sociale basato sull’elezione di una nuova classe nobiliare. Un’ordinata sequenza di fatti che non lascia spazio alle posizioni, pur temporanee, di attesa o arretramento degli attori sociali: lo spazio è univocamente agito e ordinato. Ed è chiaro il tentativo di costruire, nel rispetto della tradizione, una precisa gerarchia al cui interno le famiglie che sostennero la rinascita demografica ed urbanistica palermitana del XIV e XV secolo e minacciarono l’autorità vicereale (si pensi alla vicenda di Andrea Chiaramonte) sono relegate ai margini e cedono il passo, con la loro estinzione, a nuovi soggetti sociali. La scarsa attenzione per l’individuazione dei livelli di mediazione rischia la proposizione di modelli deterministi dotati di forza autoreferenziale. Al di là della lettura virtuale proposta dalle fonti letterarie e iconografiche, la città dei cinque quartieri ridisegnata in «ugualissime parti» cela uno spazio disomogeneo, esito di dinamiche stratificate. Il saggio passa in rassegna progetti, “ripensamenti”, brani e cronache dell’epoca che restituiscono complessità ma anche leggibilità ai processi storici. Variando lo sguardo, le stesse fonti che celebrano la composizione dei poteri e l’aderenza dello spazio sociale a quello fisico possono rivelare altro, come tasselli di un puzzle ricomponibili in diversi modi.
Montana S. (2002). Strumenti, pratiche e rappresentazioni dello spazio nella stagione manierista palermitana tra la fine del XVI secolo e la metà del XVIII. RIVISTA STORICA ITALIANA, annata CXIV(2), 515-537.
Strumenti, pratiche e rappresentazioni dello spazio nella stagione manierista palermitana tra la fine del XVI secolo e la metà del XVIII
MONTANA, Sabina
2002-01-01
Abstract
Tra la ristrutturazione del Palazzo Reale e la conclusione dei lavori al nuovo molo s’inseriscono il taglio della croce, ovvero l’apertura dei tracciati Toledo e Maqueda, e l’inscrizione centrale dell’ottagono di Piazza Vigliena. L’analisi delle trasformazioni che accompagnano e sanciscono il ruolo di Palermo capitale del Regno, e non soltanto dei caricatori siciliani, ripropone molte e diverse problematiche. Nel saggio, il ricorso all’iconografia e alle fonti letterarie vuole illustrare l’esperienza urbana dell’epoca e accompagna la ricerca di nuove categorie analitiche. La teoria della rappresentazione, a partire dal Palermo restaurato del nobile Di Giovanni, sostiene una perfetta corrispondenza tra struttura sociale e fisica; postula una “ecologia virtuale degli spazi” che, a partire dal centro rifondato - la croce, l’ottagono -, costruisce un modello sociale basato sull’elezione di una nuova classe nobiliare. Un’ordinata sequenza di fatti che non lascia spazio alle posizioni, pur temporanee, di attesa o arretramento degli attori sociali: lo spazio è univocamente agito e ordinato. Ed è chiaro il tentativo di costruire, nel rispetto della tradizione, una precisa gerarchia al cui interno le famiglie che sostennero la rinascita demografica ed urbanistica palermitana del XIV e XV secolo e minacciarono l’autorità vicereale (si pensi alla vicenda di Andrea Chiaramonte) sono relegate ai margini e cedono il passo, con la loro estinzione, a nuovi soggetti sociali. La scarsa attenzione per l’individuazione dei livelli di mediazione rischia la proposizione di modelli deterministi dotati di forza autoreferenziale. Al di là della lettura virtuale proposta dalle fonti letterarie e iconografiche, la città dei cinque quartieri ridisegnata in «ugualissime parti» cela uno spazio disomogeneo, esito di dinamiche stratificate. Il saggio passa in rassegna progetti, “ripensamenti”, brani e cronache dell’epoca che restituiscono complessità ma anche leggibilità ai processi storici. Variando lo sguardo, le stesse fonti che celebrano la composizione dei poteri e l’aderenza dello spazio sociale a quello fisico possono rivelare altro, come tasselli di un puzzle ricomponibili in diversi modi.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Rivista storica italiana.pdf
Solo gestori archvio
Descrizione: articolo in pdf
Dimensione
8.23 MB
Formato
Adobe PDF
|
8.23 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.