Il dono a chiese e monasteri nel Medioevo. Uno studio iconografico dei ritratti di Ariberto da Intimiano donatore

A partire dalle ricerche antropologiche sul dono di Marcel Mauss (1924) e i successivi studi sul tema, il presente contributo approfondisce le dinamiche della donatio pro anima nel contesto della società medievale italiana, con particolare attenzione alla gestualità inerente al dono che si evince dai ritratti di Ariberto da Intimiano, arcivescovo della città di Milano dal 1018 al 1045. Tra le numerose donazioni alle istituzioni religiose, a chiese o monasteri, quelle di cui ci rimangono più testimonianze sono state operate da figure che hanno ricoperto cariche istituzionali politiche e religiose importanti. Tra queste, nel territorio milanese si distingue la figura di Ariberto da Intimiano: la documentazione relativa al suo episcopato e i testamenti da lui redatti delineano la figura di un uomo ambizioso, consapevole del suo compito di sacerdote e molto attento ai bisogni del suo popolo. Il suo operare è ben bilanciato tra l’aspetto politico e quello spirituale, volto a mantenere una pace lunga e duratura nella città e nei numerosi possedimenti ecclesiastici. Oltre alle numerose donazioni pecuniarie, Ariberto è stato promotore di alcune opere d’arte che ha donato a istituzioni religiose del territorio, alle quali ha affidato la cura della propria anima: sono gli affreschi nella chiesa di San Vincenzo a Galliano, la Coperta di Ariberto, la coperta che rivestiva l’Evangeliario di Monza – oggi andata perduta – e il Crocifisso di Ariberto. Ciò che accomuna tre di queste opere è la rappresentazione del committente in veste di donatore, che permette di riflettere non solo sul significato sociale e politico del dono perpetuato dall’arcivescovo ma anche sul gesto relativo all’azione del donare.