Il saggio analizza le peculiarità figurative e le valenze simboliche dei mascheroni tardobarocchi iblei. Il repertorio tematico e i caratteri formali delle sculture sono messi in relazione alle maschere funerarie, ai reperti degli Antiquaria di Ragusa e Camarina e agli esiti scultorei del gotico mediterraneo, che nello spazio comitale visse una virtuosa stagione in massima parte cancellata dal terremoto del 1693. Le forme marcate e iperrealistiche, simboliche, a tratti seriali, messe in scena dai mascheroni tardobarocchi sono invenzioni nel senso etimologico del termine, in quanto memoria della continuità di una cultura figurativa e artigianale che trae fondamento dalla tradizione locale, dalle suggestioni del gotico mediterraneo, dalla cultura dotta dei bestiari, dei geroglifici, delle imprese, degli emblemi. D’obbligo anche il richiamo ai cataloghi figurativi ed alle Iconologie dell’epoca che, seguendo la ricca tradizione medievale, riproponevano l’antica associazione tra comportamenti umani e facies. A corredo del testo, un percorso iconografico propone il confronto tra i “bestiari” iblei delle chiese gotiche e delle maschere tardobarocche e svolge una lettura formale e simbolica attraverso il supporto di brani tratti da Della fisionomica dell’uomo, pubblicata da Giovan Battista Della Porta nel 1568, evidenziando anche le analogie formali con le produzioni dell’incisore boemo Leuthner, pubblicate a Praga nel 1677.
Montana, S. (2008). Maschere di Pietra e di Teatro nel Tardobarocco degli Iblei. CHRONOS, 26(26), 5-36.
Maschere di Pietra e di Teatro nel Tardobarocco degli Iblei
MONTANA, Sabina
2008-01-01
Abstract
Il saggio analizza le peculiarità figurative e le valenze simboliche dei mascheroni tardobarocchi iblei. Il repertorio tematico e i caratteri formali delle sculture sono messi in relazione alle maschere funerarie, ai reperti degli Antiquaria di Ragusa e Camarina e agli esiti scultorei del gotico mediterraneo, che nello spazio comitale visse una virtuosa stagione in massima parte cancellata dal terremoto del 1693. Le forme marcate e iperrealistiche, simboliche, a tratti seriali, messe in scena dai mascheroni tardobarocchi sono invenzioni nel senso etimologico del termine, in quanto memoria della continuità di una cultura figurativa e artigianale che trae fondamento dalla tradizione locale, dalle suggestioni del gotico mediterraneo, dalla cultura dotta dei bestiari, dei geroglifici, delle imprese, degli emblemi. D’obbligo anche il richiamo ai cataloghi figurativi ed alle Iconologie dell’epoca che, seguendo la ricca tradizione medievale, riproponevano l’antica associazione tra comportamenti umani e facies. A corredo del testo, un percorso iconografico propone il confronto tra i “bestiari” iblei delle chiese gotiche e delle maschere tardobarocche e svolge una lettura formale e simbolica attraverso il supporto di brani tratti da Della fisionomica dell’uomo, pubblicata da Giovan Battista Della Porta nel 1568, evidenziando anche le analogie formali con le produzioni dell’incisore boemo Leuthner, pubblicate a Praga nel 1677.File | Dimensione | Formato | |
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