I nematodi fitoparassiti sono causa di perdite di produzione del 12,3% equivalenti a 157 bilioni di dollari. In questo capitolo verranno analizzati alcuni dei possibili sviluppi e limiti dei metodi di controllo biologico utilizzati nei confronti dei nematodi fitoparassiti. Inoltre, verranno delineati brevemente alcu- ni potenziali strumenti di controllo offerti dalle nuove scoperte e tecnologie messe a disposizione negli ultimi anni dal mondo della ricerca. Le possibilità di controllo, che al momento hanno raggiunto delle performance molto interessanti, sono rivol- te principalmente all’impiego dei funghi filamentosi del genere Trichoderma spp. che, con oltre il 60% dei p.c. registrati nel mondo (Meher, et. al., 2021), rappre- sentano gli agenti di bio-controllo di maggiore successo nell’agricoltura mondiale. In linea generale, i limiti di tali strategie vanno ricercati non nelle possibilità di controllo, che sono concrete ed efficaci anche perché molti agenti biologici svolgono tra le varie azioni (attivazione dei meccanismi di difesa delle piante, bio-stimolazione, etc.) una difesa globale delle colture (nematodi, insetti, funghi, acari), bensì nella loro applicazione che dovrebbe essere effettuata nei momenti opportuni e nei terreni appropriati. In altre parole, l’agente biologico da impiegare a difesa della coltura dovrebbe essere applicato esclusivamente nei terreni che presentano le condizioni favorevoli alla sua riproduzione (temperatura del terreno, pH, ecc.). Pertanto, se un microrganismo necessita di temperature elevate per il suo sviluppo non deve essere impiegato durante una stagione fredda o non andrebbe inoculato un acidofilo in un terreno alcalino e viceversa. Il limite principale è rappresentato dalla quasi impossibilità di conoscere l’insieme dei componenti della biosfera tellurica. In questo caso può verificarsi che se nel terreno, come accade nei terreni soppressivi, è presente un antagonista naturale, l’agente di bio- controllo non ha possibilità di successo. Ad esempio, se un terreno ospita Aphelenchus avenae, che ha l’importante ruolo di deterrente di un fungo fitopatogeno, la sua presenza può limitare e/o annullare l’insediamento del fungo utile. Questo ed altre variabili sono molto probabilmente la motivazione che talvolta vanifica i risultati degli interventi biologici rendendo spesso le risposte contrastanti. Di seguito si delineeranno altri potenziali limiti ed alcuni dei possibili aspetti potenzialmente migliorabili nonché alcune delle opportunità che si aprono all’orizzonte.

Manachini, B., D'Errico, G. (2023). Limiti, esigenze di ricerca e prospettive future nell’impiego degli agenti di controllo biologico dei fitonematodi. In V.M. Sellitto, E. Dallavalle (a cura di), I nematodi nel suolo. Biocontrollo dei nematodi fitoparassiti. (pp. 165-177). New Business Media srl.

Limiti, esigenze di ricerca e prospettive future nell’impiego degli agenti di controllo biologico dei fitonematodi

Manachini, Barbara
Primo
;
2023-10-01

Abstract

I nematodi fitoparassiti sono causa di perdite di produzione del 12,3% equivalenti a 157 bilioni di dollari. In questo capitolo verranno analizzati alcuni dei possibili sviluppi e limiti dei metodi di controllo biologico utilizzati nei confronti dei nematodi fitoparassiti. Inoltre, verranno delineati brevemente alcu- ni potenziali strumenti di controllo offerti dalle nuove scoperte e tecnologie messe a disposizione negli ultimi anni dal mondo della ricerca. Le possibilità di controllo, che al momento hanno raggiunto delle performance molto interessanti, sono rivol- te principalmente all’impiego dei funghi filamentosi del genere Trichoderma spp. che, con oltre il 60% dei p.c. registrati nel mondo (Meher, et. al., 2021), rappre- sentano gli agenti di bio-controllo di maggiore successo nell’agricoltura mondiale. In linea generale, i limiti di tali strategie vanno ricercati non nelle possibilità di controllo, che sono concrete ed efficaci anche perché molti agenti biologici svolgono tra le varie azioni (attivazione dei meccanismi di difesa delle piante, bio-stimolazione, etc.) una difesa globale delle colture (nematodi, insetti, funghi, acari), bensì nella loro applicazione che dovrebbe essere effettuata nei momenti opportuni e nei terreni appropriati. In altre parole, l’agente biologico da impiegare a difesa della coltura dovrebbe essere applicato esclusivamente nei terreni che presentano le condizioni favorevoli alla sua riproduzione (temperatura del terreno, pH, ecc.). Pertanto, se un microrganismo necessita di temperature elevate per il suo sviluppo non deve essere impiegato durante una stagione fredda o non andrebbe inoculato un acidofilo in un terreno alcalino e viceversa. Il limite principale è rappresentato dalla quasi impossibilità di conoscere l’insieme dei componenti della biosfera tellurica. In questo caso può verificarsi che se nel terreno, come accade nei terreni soppressivi, è presente un antagonista naturale, l’agente di bio- controllo non ha possibilità di successo. Ad esempio, se un terreno ospita Aphelenchus avenae, che ha l’importante ruolo di deterrente di un fungo fitopatogeno, la sua presenza può limitare e/o annullare l’insediamento del fungo utile. Questo ed altre variabili sono molto probabilmente la motivazione che talvolta vanifica i risultati degli interventi biologici rendendo spesso le risposte contrastanti. Di seguito si delineeranno altri potenziali limiti ed alcuni dei possibili aspetti potenzialmente migliorabili nonché alcune delle opportunità che si aprono all’orizzonte.
ott-2023
Manachini, B., D'Errico, G. (2023). Limiti, esigenze di ricerca e prospettive future nell’impiego degli agenti di controllo biologico dei fitonematodi. In V.M. Sellitto, E. Dallavalle (a cura di), I nematodi nel suolo. Biocontrollo dei nematodi fitoparassiti. (pp. 165-177). New Business Media srl.
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