«La memoria non è una raccolta di documenti depositati in buon ordine in fondo a chissà quale me stesso; essa vive e cambia; avvicina i pezzi di legno spenti per far di nuovo scaturire la fiamma» Marguerite Yourcenar, Quoi? L’éternité. Le parole di Marguerite Yourcenar conducono al “cuore delle ferite” provocate dall’immane distruzione del patrimonio artistico e dal dolore dei familiari delle vittime della strage che squarciò Firenze il 27 maggio 1993. All’1:04, sotto la Torre dei Pulci, esplose un’autobomba con più di 250 kg di tritolo. Le vittime furono cinque: Fabrizio Nencioni, Angela Fiume e le due figliolette, Nadia di 9 anni e Caterina di 50 giorni, oltre allo studente universitario Dario Capolicchio. Quaranta i feriti. La bomba danneggiò gravemente gli Uffizi (173 quadri e una cinquantina di sculture ferite), colpendo Palazzo Vecchio e il Museo Diocesano che custodiva la Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto, della quale ricorda Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del disegno: “…era crivellata di schegge infisse nella materia pittorica e nel legno del supporto: l’attraversavano come coltellate”.
Dino, A. (2023). Sottrarre il dolore all’oblio. MEZZOCIELO, speciale 2023-2024, 22-22.
Sottrarre il dolore all’oblio
Dino, Alessandra
2023-12-01
Abstract
«La memoria non è una raccolta di documenti depositati in buon ordine in fondo a chissà quale me stesso; essa vive e cambia; avvicina i pezzi di legno spenti per far di nuovo scaturire la fiamma» Marguerite Yourcenar, Quoi? L’éternité. Le parole di Marguerite Yourcenar conducono al “cuore delle ferite” provocate dall’immane distruzione del patrimonio artistico e dal dolore dei familiari delle vittime della strage che squarciò Firenze il 27 maggio 1993. All’1:04, sotto la Torre dei Pulci, esplose un’autobomba con più di 250 kg di tritolo. Le vittime furono cinque: Fabrizio Nencioni, Angela Fiume e le due figliolette, Nadia di 9 anni e Caterina di 50 giorni, oltre allo studente universitario Dario Capolicchio. Quaranta i feriti. La bomba danneggiò gravemente gli Uffizi (173 quadri e una cinquantina di sculture ferite), colpendo Palazzo Vecchio e il Museo Diocesano che custodiva la Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto, della quale ricorda Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del disegno: “…era crivellata di schegge infisse nella materia pittorica e nel legno del supporto: l’attraversavano come coltellate”.File | Dimensione | Formato | |
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