L’obiettivo logico di ogni gestore efficiente è quello di eliminare completa-mente le perdite della rete di distribuzione, in quanto queste si associano ad incrementi di costi per la produzione e la distribuzione delle risorse, in termini di sovradimensionamento dei serbatoi, degli impianti di trattamento e delle tubazioni della rete. Tuttavia la completa eliminazione è impossibile, e in realtà va individuato il livello di perdite che si può tollerare e controllare. La definizione teorica dei livelli economici delle perdite idriche non è nuova. Già Parry nel 1881 discusse i costi e i benefici di una strategia di ridu-zione degli sprechi con ispezioni, uso di materiali e infrastrutture di buona qualità evidenziando i primi risultati della misurazione delle perdite ottenuti nella città di Liverpool. In quel tempo in vaste zone di Londra l’approvvigionamento idrico era «imperfetto e intermittente» e la priorità del gestore era garantire la continuità del servizio. Anni dopo, nel 1957, Gledhill studiò gli aspetti economici legati alla ricerca perdite ed elaborò alcune delle teorie ancora oggi in uso. Nel 1980 il Report 26 (Technical Group on Waste of Water) metteva a confronto il rapporto costi/benefici delle diverse forme di controllo delle per-dite: il controllo passivo, le ispezioni regolari, la misurazione degli sprechi. Il Report 26 recitava: «È chiaramente antieconomico fare in modo che non vi siano perdite lungo le reti e presso i serbatoi. È altresì chiaro che esiste un li-mite economico di perdite idriche che dovrebbe essere tollerato». Nel 1988 Shore propose un metodo di definizione degli obiettivi basato sul calcolo dei costi ottimali. Nel 1994, a cura del WSA/WCA Engineering and Operation Commitee, fu pubblicato il Managing Leakage – Report C che definiva il livello economico di perdite, come «quel livello di perdite per il quale il costo marginale per il controllo attivo delle perdite è pari al co-sto marginale dell’acqua persa». È importante evidenziare come tutti gli approcci seguiti siano simili. Nel grafico che segue (Farley e Trow, 2003) è rappresentata la relazione generale esistente tra la spesa per interventi finalizzati alla gestione delle perdite e i costi di produzione unitari dell’acqua in funzione del livello delle perdite. In ogni caso i diversi autori sono concordi nel ritenere che una efficiente strategia di gestione delle perdite idriche si debba basare sulla raccolta di un numero di dati sufficienti a definire questa relazione per ogni zona di approvvigionamento o distretto del sistema di distribuzione. In questo contesto gestire praticamente la problematica delle perdite si riconduce allo sviluppo di strategie e pratiche di gestione appropriate, definendo target economicamente sostenibili in termini di livello di perdite di riferimento fissato dal gestore che deve essere nel tempo monitorato e mantenuto. L’attività di controllo delle perdite interagisce in maniera articolata con le diverse strutture operative di un’azienda idrica: gli addetti specializzati nel settore sono interessati all’ottimizzazione della metodologia, i gestori della rete ai benefici indotti dalla gestione della pressione, dalla distrettualizzazione e dalle misure che si rendono disponibili, mentre gli addetti alla gestione delle fonti di approvvigionamento sono interessati alle implicazioni sul bilancio idrico per pianificare le azioni finalizzate a soddisfare la domanda idrica.

BAZZURRO N, MAZZOLA MR (2008). Aspetti economici nelle strategie di gestione delle perdite idriche. In B. BRUNONE, M. FERRANTE E S. MENICONI (a cura di), Ricerca e controllo delle perdite nelle reti di condotte. Manuale per una moderna gestione degli acquedotti (pp. 3-42). GRUGLIASCO (TO) : CITTASTUDI.

Aspetti economici nelle strategie di gestione delle perdite idriche

MAZZOLA, Mario Rosario
2008-01-01

Abstract

L’obiettivo logico di ogni gestore efficiente è quello di eliminare completa-mente le perdite della rete di distribuzione, in quanto queste si associano ad incrementi di costi per la produzione e la distribuzione delle risorse, in termini di sovradimensionamento dei serbatoi, degli impianti di trattamento e delle tubazioni della rete. Tuttavia la completa eliminazione è impossibile, e in realtà va individuato il livello di perdite che si può tollerare e controllare. La definizione teorica dei livelli economici delle perdite idriche non è nuova. Già Parry nel 1881 discusse i costi e i benefici di una strategia di ridu-zione degli sprechi con ispezioni, uso di materiali e infrastrutture di buona qualità evidenziando i primi risultati della misurazione delle perdite ottenuti nella città di Liverpool. In quel tempo in vaste zone di Londra l’approvvigionamento idrico era «imperfetto e intermittente» e la priorità del gestore era garantire la continuità del servizio. Anni dopo, nel 1957, Gledhill studiò gli aspetti economici legati alla ricerca perdite ed elaborò alcune delle teorie ancora oggi in uso. Nel 1980 il Report 26 (Technical Group on Waste of Water) metteva a confronto il rapporto costi/benefici delle diverse forme di controllo delle per-dite: il controllo passivo, le ispezioni regolari, la misurazione degli sprechi. Il Report 26 recitava: «È chiaramente antieconomico fare in modo che non vi siano perdite lungo le reti e presso i serbatoi. È altresì chiaro che esiste un li-mite economico di perdite idriche che dovrebbe essere tollerato». Nel 1988 Shore propose un metodo di definizione degli obiettivi basato sul calcolo dei costi ottimali. Nel 1994, a cura del WSA/WCA Engineering and Operation Commitee, fu pubblicato il Managing Leakage – Report C che definiva il livello economico di perdite, come «quel livello di perdite per il quale il costo marginale per il controllo attivo delle perdite è pari al co-sto marginale dell’acqua persa». È importante evidenziare come tutti gli approcci seguiti siano simili. Nel grafico che segue (Farley e Trow, 2003) è rappresentata la relazione generale esistente tra la spesa per interventi finalizzati alla gestione delle perdite e i costi di produzione unitari dell’acqua in funzione del livello delle perdite. In ogni caso i diversi autori sono concordi nel ritenere che una efficiente strategia di gestione delle perdite idriche si debba basare sulla raccolta di un numero di dati sufficienti a definire questa relazione per ogni zona di approvvigionamento o distretto del sistema di distribuzione. In questo contesto gestire praticamente la problematica delle perdite si riconduce allo sviluppo di strategie e pratiche di gestione appropriate, definendo target economicamente sostenibili in termini di livello di perdite di riferimento fissato dal gestore che deve essere nel tempo monitorato e mantenuto. L’attività di controllo delle perdite interagisce in maniera articolata con le diverse strutture operative di un’azienda idrica: gli addetti specializzati nel settore sono interessati all’ottimizzazione della metodologia, i gestori della rete ai benefici indotti dalla gestione della pressione, dalla distrettualizzazione e dalle misure che si rendono disponibili, mentre gli addetti alla gestione delle fonti di approvvigionamento sono interessati alle implicazioni sul bilancio idrico per pianificare le azioni finalizzate a soddisfare la domanda idrica.
2008
BAZZURRO N, MAZZOLA MR (2008). Aspetti economici nelle strategie di gestione delle perdite idriche. In B. BRUNONE, M. FERRANTE E S. MENICONI (a cura di), Ricerca e controllo delle perdite nelle reti di condotte. Manuale per una moderna gestione degli acquedotti (pp. 3-42). GRUGLIASCO (TO) : CITTASTUDI.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Cap 1_2.pdf

accesso aperto

Dimensione 243.28 kB
Formato Adobe PDF
243.28 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/61826
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact