Come altre modalità in cui si declina il tempo sociale, il tempo libero costituisce un oggetto di studiomolto importante per le scienze sociali. E d’altra parte, come ho avuto di evidenziare altrove (Lo Verde, 2009), è stato spesso da queste trascurato, almeno in Italia. Eppure ci sono ottime ragioni per studiare il tempo libero e lemodalità in cui si è declinato storicamente e geograficamente. Per quanto di natura sfuggente, esso costituisce una provincia finita di significato altrettanto importante – quanto le più definite province quali il lavoro, la famiglia, la partecipazione associativa e politica, la produzione e riproduzione culturale ecc., e che dovrebbe essere di nostro interesse sia in qualità di studiosi della società, sia in qualità di attori sociali. È certamente una parte di vita quotidiana durante la quale si costruiscono relazioni sociali ed economiche,ma è anche un settore importante di investimento per imprese che producono beni e servizi ad esso destinati, costituendo, soprattutto nei paesi a sviluppo avanzato, un’area di business in continua espansione. Inoltre costituisce un tempo in cui si co-costruiscono significati del modo di “fare società”, spesso differenti da quelli co-costruiti durante il tempo impegnato o lavorativo, ciò che costituisce un aspetto molto importante del modo in cui le società si autorappresentano. Nel corso di questi ultimi anni, gli studi sul tempo libero – sia quelli di approccio più neo o post-positivista, come le leisure researches, e/o gli studi sugli usi sociali del tempo (Gershuny, 2000), sia quelli più culturalisti o interpretativisti, come i leisure studies (Rojek, 2010) – ne hanno analizzato le forme, le pratiche, i significati ad esso attribuiti, nonché le relazioni esistenti fra ilmodo in cui esso viene impiegato, omeglio, per usare le categorie utilizzate in precedenza, “investito” o “consumato”, e le variabili socio demografiche degli attori sociali, nonché ancora le caratteristiche culturali dei diversi sistemi- paese; tant’è che la letteratura scientifica sul tema è ormai copiosa. In Italia, il tema è stato, come dicevamo, poco trattato e, pur nonmancando alcuni rilevanti lavori e importanti ricerche (per una breve rassegna, cfr. Lo Verde, 2009), non è oggetto fra i più privilegiati nel dibattito scientifico pubblico. Obiettivo di questo lavoro è allora sia quello di focalizzare l’attenzione sulle issues che costituiscono alcuni fuochi di interesse nel dibattito scientifico internazionale sul tempo libero, sia quello di analizzare alcune forme e pratiche di consumo e di investimento del tempo libero che costituiscono modalità diffuse o emergenti di come esso si declini nella postmodernità.

LO VERDE, F.M. (2011). Mcdonaldizzazione, ikeaizzazione, appleizzazione del leisure time: è abbastanza cool il nostro leisure time?. In F.M. LO VERDE (a cura di), Consumare/investire il tempo libero. Forme e pratiche del leisure time nella postmodernità (pp. 25-50). MILANO : BRUNO MONDADORI.

Mcdonaldizzazione, ikeaizzazione, appleizzazione del leisure time: è abbastanza cool il nostro leisure time?

LO VERDE, Fabio Massimo
2011-01-01

Abstract

Come altre modalità in cui si declina il tempo sociale, il tempo libero costituisce un oggetto di studiomolto importante per le scienze sociali. E d’altra parte, come ho avuto di evidenziare altrove (Lo Verde, 2009), è stato spesso da queste trascurato, almeno in Italia. Eppure ci sono ottime ragioni per studiare il tempo libero e lemodalità in cui si è declinato storicamente e geograficamente. Per quanto di natura sfuggente, esso costituisce una provincia finita di significato altrettanto importante – quanto le più definite province quali il lavoro, la famiglia, la partecipazione associativa e politica, la produzione e riproduzione culturale ecc., e che dovrebbe essere di nostro interesse sia in qualità di studiosi della società, sia in qualità di attori sociali. È certamente una parte di vita quotidiana durante la quale si costruiscono relazioni sociali ed economiche,ma è anche un settore importante di investimento per imprese che producono beni e servizi ad esso destinati, costituendo, soprattutto nei paesi a sviluppo avanzato, un’area di business in continua espansione. Inoltre costituisce un tempo in cui si co-costruiscono significati del modo di “fare società”, spesso differenti da quelli co-costruiti durante il tempo impegnato o lavorativo, ciò che costituisce un aspetto molto importante del modo in cui le società si autorappresentano. Nel corso di questi ultimi anni, gli studi sul tempo libero – sia quelli di approccio più neo o post-positivista, come le leisure researches, e/o gli studi sugli usi sociali del tempo (Gershuny, 2000), sia quelli più culturalisti o interpretativisti, come i leisure studies (Rojek, 2010) – ne hanno analizzato le forme, le pratiche, i significati ad esso attribuiti, nonché le relazioni esistenti fra ilmodo in cui esso viene impiegato, omeglio, per usare le categorie utilizzate in precedenza, “investito” o “consumato”, e le variabili socio demografiche degli attori sociali, nonché ancora le caratteristiche culturali dei diversi sistemi- paese; tant’è che la letteratura scientifica sul tema è ormai copiosa. In Italia, il tema è stato, come dicevamo, poco trattato e, pur nonmancando alcuni rilevanti lavori e importanti ricerche (per una breve rassegna, cfr. Lo Verde, 2009), non è oggetto fra i più privilegiati nel dibattito scientifico pubblico. Obiettivo di questo lavoro è allora sia quello di focalizzare l’attenzione sulle issues che costituiscono alcuni fuochi di interesse nel dibattito scientifico internazionale sul tempo libero, sia quello di analizzare alcune forme e pratiche di consumo e di investimento del tempo libero che costituiscono modalità diffuse o emergenti di come esso si declini nella postmodernità.
2011
Settore SPS/07 - Sociologia Generale
LO VERDE, F.M. (2011). Mcdonaldizzazione, ikeaizzazione, appleizzazione del leisure time: è abbastanza cool il nostro leisure time?. In F.M. LO VERDE (a cura di), Consumare/investire il tempo libero. Forme e pratiche del leisure time nella postmodernità (pp. 25-50). MILANO : BRUNO MONDADORI.
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