La biodiversità, come insegna l’amico grande studioso e formatore, Bruno Massa, non può essere misurata. Questo assunto è implicito nella definizione di biodiversità data dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) che è uno degli accordi scaturiti dal vertice sulla Terra del 1992 a Rio de Janeiro ed è entrata in vigore il 29 Dicembre 1993 “Per ‘diversità biologica’ si intende la variabilità tra gli organismi viventi di qualsiasi origine, compresi, tra l’altro, gli ecosistemi terrestri, marini e acquatici e i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò comprende la diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi”. Ovvero come lo definisce l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale “La biodiversità, quindi, esprime il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi e come questi varino da un ambiente ad un altro nel corso del tempo”. La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. La diversità di ecosistema definisce il numero e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono. La diversità di specie comprende la ricchezza di specie, misurabile in termini di numero delle stesse specie presenti in una determinata zona, o di frequenza delle specie, cioè la loro rarità o abbondanza in un territorio o in un habitat. La diversità genetica definisce la differenza dei geni all’interno di una determinata specie; essa corrisponde quindi alla totalità del patrimonio genetico a cui contribuiscono tutti gli organismi che popolano la Terra. Limitandoci a considerare il numero di specie, come dico ai miei studenti, “in questa aula c’è un solo mammifero, a meno che non ci sia qualche topolino nascosto, diverse specie di artropodi (ragni, lepisma, etc.) ma, certamente, non possiamo contare i microorganismi e men che meno la loro variabilità genetica”, non possiamo quindi misurare la biodiversità ma la diversità di alcuni gruppi tassonomici. Questo chiarisce la ragione del trattino tra bio e diversità, molto spesso, e impropriamente, il termine biodiversità è utilizzato in sostituzione della parola diversità.

Tommaso La Mantia (2023). La Bio-diversità la fa la storia. LE SCIENZE NATURALI NELLA SCUOLA, 68(1), 36-46.

La Bio-diversità la fa la storia

Tommaso La Mantia
Primo
2023-06-01

Abstract

La biodiversità, come insegna l’amico grande studioso e formatore, Bruno Massa, non può essere misurata. Questo assunto è implicito nella definizione di biodiversità data dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) che è uno degli accordi scaturiti dal vertice sulla Terra del 1992 a Rio de Janeiro ed è entrata in vigore il 29 Dicembre 1993 “Per ‘diversità biologica’ si intende la variabilità tra gli organismi viventi di qualsiasi origine, compresi, tra l’altro, gli ecosistemi terrestri, marini e acquatici e i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò comprende la diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi”. Ovvero come lo definisce l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale “La biodiversità, quindi, esprime il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi e come questi varino da un ambiente ad un altro nel corso del tempo”. La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. La diversità di ecosistema definisce il numero e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono. La diversità di specie comprende la ricchezza di specie, misurabile in termini di numero delle stesse specie presenti in una determinata zona, o di frequenza delle specie, cioè la loro rarità o abbondanza in un territorio o in un habitat. La diversità genetica definisce la differenza dei geni all’interno di una determinata specie; essa corrisponde quindi alla totalità del patrimonio genetico a cui contribuiscono tutti gli organismi che popolano la Terra. Limitandoci a considerare il numero di specie, come dico ai miei studenti, “in questa aula c’è un solo mammifero, a meno che non ci sia qualche topolino nascosto, diverse specie di artropodi (ragni, lepisma, etc.) ma, certamente, non possiamo contare i microorganismi e men che meno la loro variabilità genetica”, non possiamo quindi misurare la biodiversità ma la diversità di alcuni gruppi tassonomici. Questo chiarisce la ragione del trattino tra bio e diversità, molto spesso, e impropriamente, il termine biodiversità è utilizzato in sostituzione della parola diversità.
giu-2023
Tommaso La Mantia (2023). La Bio-diversità la fa la storia. LE SCIENZE NATURALI NELLA SCUOLA, 68(1), 36-46.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/605713
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