La pressione idrostatica di un fluido è l’aumento della pressione in profondità rispetto a quella di superficie. Nelle arterie e vene cerebrali la pressione idrostatica del sangue se soggetta a continue oscillazioni può danneggiare il sistema capillare interposto e incidere negativamente sugli scambi di ossigeno e altre sostanze con il tessuto nervoso circostante. Il controllo vasomotorio del sistema nervoso autonomo è inefficace determinando una contrazione lenta e duratura nel tempo a livello delle arteriole di medio e piccolo calibro. Esiste perciò un importante fattore di bilanciamento della pressione sanguigna a livello cranico in grado di contenere la pressione idrostatica eccessiva: arterie e vene decorrono affiancate. Gli anatomici come Barone R., e Testut L, Latarjet A, ecc. collegavano questo aspetto alla tendenza delle strutture vascolari ad occupare il minor spazio di percorrenza possibile. È in effetti un sistema utile a preservare forti squilibri pressori sulla rete capillare in particolare a livello cerebrale dove le arterie sono di tipo terminale e in una regione, quella cranica, soggetta ai movimenti del cranio. A livello del collo e degli arti esistono importanti fasci artero venosi spesso affiancati da nervi come il fascio vascolo nervoso femorale, e quello del collo (carotide, giugulare e nervo vago). In apparente controtendenza a livello renale vene ed arterie non scorrono affiancate (tranne nel rene sinistro nei bovini che è mobile). In organi fissi come i reni, la pressione idrostatica sanguigna non ha oscillazioni. Nei reni, pressione idrostatica elevata e costante (o con minime oscillazioni) è alla base dei meccanismi di ultrafiltrazione glomerulare. Più un organo è mobile – come la lingua, la coda, o le estremità degli arti – o incapsulato in una cavità soggetta a spostamenti continui come quella cranica (segue i movimenti della testa) e più arterie e vene decorrono in stretta connessione. In sintesi si può fare il seguente schema: 1. Necessità di pressione idrostatica costante > rene fisso > arterie e vene non affiancate (perché il rene è fisso). 2. Necessità di pressione idrostatica costante > cranio mobile > arterie e vene cerebrali strettamente affiancate.

Budetta, G. (2007). IL FATTORE IDROSTATICO. ARCHEOMEDIA, 00, 1-19.

IL FATTORE IDROSTATICO

BUDETTA, Giuseppe
2007-01-01

Abstract

La pressione idrostatica di un fluido è l’aumento della pressione in profondità rispetto a quella di superficie. Nelle arterie e vene cerebrali la pressione idrostatica del sangue se soggetta a continue oscillazioni può danneggiare il sistema capillare interposto e incidere negativamente sugli scambi di ossigeno e altre sostanze con il tessuto nervoso circostante. Il controllo vasomotorio del sistema nervoso autonomo è inefficace determinando una contrazione lenta e duratura nel tempo a livello delle arteriole di medio e piccolo calibro. Esiste perciò un importante fattore di bilanciamento della pressione sanguigna a livello cranico in grado di contenere la pressione idrostatica eccessiva: arterie e vene decorrono affiancate. Gli anatomici come Barone R., e Testut L, Latarjet A, ecc. collegavano questo aspetto alla tendenza delle strutture vascolari ad occupare il minor spazio di percorrenza possibile. È in effetti un sistema utile a preservare forti squilibri pressori sulla rete capillare in particolare a livello cerebrale dove le arterie sono di tipo terminale e in una regione, quella cranica, soggetta ai movimenti del cranio. A livello del collo e degli arti esistono importanti fasci artero venosi spesso affiancati da nervi come il fascio vascolo nervoso femorale, e quello del collo (carotide, giugulare e nervo vago). In apparente controtendenza a livello renale vene ed arterie non scorrono affiancate (tranne nel rene sinistro nei bovini che è mobile). In organi fissi come i reni, la pressione idrostatica sanguigna non ha oscillazioni. Nei reni, pressione idrostatica elevata e costante (o con minime oscillazioni) è alla base dei meccanismi di ultrafiltrazione glomerulare. Più un organo è mobile – come la lingua, la coda, o le estremità degli arti – o incapsulato in una cavità soggetta a spostamenti continui come quella cranica (segue i movimenti della testa) e più arterie e vene decorrono in stretta connessione. In sintesi si può fare il seguente schema: 1. Necessità di pressione idrostatica costante > rene fisso > arterie e vene non affiancate (perché il rene è fisso). 2. Necessità di pressione idrostatica costante > cranio mobile > arterie e vene cerebrali strettamente affiancate.
2007
Settore BIO/06 - Anatomia Comparata E Citologia
Settore VET/02 - Fisiologia Veterinaria
Budetta, G. (2007). IL FATTORE IDROSTATICO. ARCHEOMEDIA, 00, 1-19.
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Descrizione: Articolo scientifico di anatomia comparata e di fisiologia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/60085
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