Immaginario, narrazioni e condivisione online tra i backpackers: una prospettiva geografica

Backpacking is a way of traveling that often stands in opposition to mainstream tourism, not only for its generalized rejection of the classic standardized circuits, but also for the interest assigned to nature trails and the lifestyles of the communities visited. Furthermore, in recent decades, those relating to the environmental and social sustainability of travel have been added to these requests: for many backpackers, this is linked to a shared ethic of the experience of otherness which, compared to other motivations, can take on greater priority. However, despite the premises, in many cases backpacking compromises with the global tourism industry, even in the use of rentals and social media, useful for connecting forms of sociality and remote support, tools that are increasingly appreciated or necessary for the same travel arrangements. From the perspective of cultural geography, this way of travel has become an interesting object of study as it involves a vast and rapidly changing symbolic universe, as well as spatial practices and cultural dynamics capable of variously (re)defining the experience of places. This work, starting from the analysis of some international blogs and groups on social networks (with thousands of registered users), as well as from the analysis of some applications for mobile devices developed specifically for backpackers, intends to study both the ways in which communities "virtual" travelers build shared narratives (individual and collective) of their experiences with particular reference to Sicilian destinations, both the ways in which the projects related to new trips are put into shape and which respond to specific "action programs", in Landowski's terms. Particular attention will also be paid to the way in which the current global pandemic from COVID-19 is significantly intervening in the way of understanding and experiencing this type of tourism.

Il backpacking è un modo di viaggiare che spesso si pone in contrapposizione al turismo mainstream, non solo per il suo generalizzato rifiuto dei classici circuiti standardizzati, ma anche per l’interesse assegnato ai percorsi naturalistici e agli stili di vita delle comunità visitate. Inoltre, a queste istanze negli ultimi decenni si sono aggiunte quelle relative alla sostenibilità ambientale e sociale del viaggio: per molti backpackers ciò si lega a un’etica condivisa dell’esperienza dell’alterità che, rispetto ad altre motivazioni, può assumere maggiore priorità. Tuttavia, nonostante le premesse, in molti casi il backpacking scende a compromessi con l’industria del turismo globale, anche nell’utilizzo di locative e social media, utili a connettere forme di socialità e di supporto a distanza, strumenti sempre più apprezzati o necessari per la stessa organizzazione dei viaggi. Dalla prospettiva della geografia culturale questo modo di viaggiare è diventato un interessante oggetto di studio poiché implica un vasto universo simbolico in rapido mutamento, nonché pratiche spaziali e dinamiche culturali in grado di (ri)definire in vario modo l’esperienza delle località. Questo lavoro, partendo dall’analisi di alcuni blog internazionali e gruppi su social network (con migliaia di utenti iscritti), nonché dall’analisi di alcune applicazioni per dispostivi mobili sviluppate appositamente per i backpackers, intende studiare sia le modalità attraverso le quali le comunità “virtuali” di viaggiatori costruiscono narrazioni condivise (individuali e collettive) delle loro esperienze con particolare riferimento alle destinazioni siciliane, sia le modalità attraverso cui vengono messe in forma le progettualità legate a nuovi viaggi e che rispondono a specifici “programmi d’azione”, nei termini di Landowski. Particolare attenzione verrà posta anche al modo in cui l’attuale pandemia globale da COVID-19 sta intervenendo in modo significativo nel modo di intendere e di esperire questo tipo di turismo.