Studiare la città, esaminarla, interpretarla, rappresentarla, parlarne è compito e desiderio di chiunque, da sempre, dovunque: dentro e fuori le mura accademiche e le cerchie letterarie, gli studios cinematografici e i gabinetti degli assessorati, le botteghe dei pittori e i brainstorming dei pubblicitari, le officine dei filosofi e i lettini degli psicanalisti. La città s’espande e si concentra in molti modi, passando dalle sue manifestazioni più empiriche e immediate a quelle più figurate e concettuali, finendo per significare tutto e il suo contrario: la cultura o la natura; l’ordine e il disordine; la civiltà o la barbarie; la ragione o l’affetto; le buone maniere o la perdita d’educazione e così via. Dipende, ovviamente, dal con/testo in cui essa appare. Limitandosi (!?) alle scienze umane e sociali, l’elenco delle aree di studio in cui essa è oggetto d’indagine è molto lungo: etnologia e sociologia, urbanistica e architettura, filosofia e design, geografia e pianificazione del territorio, per non parlare di quegli studi culturali, letterari e artistici che esaminano la città al secondo grado, quella configurata e rifigurata nei testi poetici e mediali, salvo poi accorgersi che fra rappresentato e rappresentazione la gerarchia si capovolge spesso, al punto da far sparire ogni effettiva differenza di livello enunciativo. Qual è allora, se c’è, la specificità semiotica nello studio della città? In che modo la scienza della significazione può circoscrivere e interpretare un tale oggetto di riflessione e d’analisi al punto da ridisegnarlo in parte o per intero, da ridefinirne forme e procedure? Studi in proposito ce ne sono ormai parecchi, ora di carattere generale ora analisi di dettaglio, di modo che una bibliografia semiotica sulla città vanta ormai una serie non indifferente di titoli, dai lavori pionieristici di Barthes, Greimas, Lotman, De Certeau e Marin sino ai recentissimi convegni, incontri e seminari che, anche grazie a diverse ricerche empiriche in corso, si sono moltiplicati in diverse sedi universitarie, non solo in Italia (cfr. Marrone e Pezzini 2006, 2008; Leone 2009; Marrone 2009). Obiettivo di questo scritto è quello di provare a mettere ordine nel materiale esistente, ripartendo pressoché dall’inizio, individuando i momenti chiave – e i punti critici – che sono via via emersi negli studi semiotici sulla città, anche e soprattutto per differenza rispetto ad altre prospettive di studio. Più che una storia o una geografia del problema, il genere testuale che vorrei qui utilizzare è quello, al tempo stesso perentorio e programmatico, dell’elenco argomentato di tesi teoriche, urgente – ritengo – perché coniuga l’esigenza di sintesi con quella di chiarezza, a rischio di tranciare senza ritegno argomenti e questioni che, con altra forma argomentativa, emergerebbero forse in tutta la loro sfumata problematicità. Lo scopo è quello di circoscrivere e dissodare un campo di lavoro entro cui un oggetto a prima vista ovvio e condiviso quel è, appunto, la città merita di essere ancora una volta individuato e definito. Per questo, le dieci tesi per uno studio semiotico della città che provo a proporre sono in effetti undici, esistendo l’esigenza di una sorta di tesi zero che prima di ogni alta cosa posizioni lo sguardo semiotico rispetto ad altri possibili.

Marrone, G. (2009). Dieci tesi per uno studio semiotico della città. Appunti, osservazioni, proposte. VS, 109-111, 11-46.

Dieci tesi per uno studio semiotico della città. Appunti, osservazioni, proposte

MARRONE, Giovanni
2009-01-01

Abstract

Studiare la città, esaminarla, interpretarla, rappresentarla, parlarne è compito e desiderio di chiunque, da sempre, dovunque: dentro e fuori le mura accademiche e le cerchie letterarie, gli studios cinematografici e i gabinetti degli assessorati, le botteghe dei pittori e i brainstorming dei pubblicitari, le officine dei filosofi e i lettini degli psicanalisti. La città s’espande e si concentra in molti modi, passando dalle sue manifestazioni più empiriche e immediate a quelle più figurate e concettuali, finendo per significare tutto e il suo contrario: la cultura o la natura; l’ordine e il disordine; la civiltà o la barbarie; la ragione o l’affetto; le buone maniere o la perdita d’educazione e così via. Dipende, ovviamente, dal con/testo in cui essa appare. Limitandosi (!?) alle scienze umane e sociali, l’elenco delle aree di studio in cui essa è oggetto d’indagine è molto lungo: etnologia e sociologia, urbanistica e architettura, filosofia e design, geografia e pianificazione del territorio, per non parlare di quegli studi culturali, letterari e artistici che esaminano la città al secondo grado, quella configurata e rifigurata nei testi poetici e mediali, salvo poi accorgersi che fra rappresentato e rappresentazione la gerarchia si capovolge spesso, al punto da far sparire ogni effettiva differenza di livello enunciativo. Qual è allora, se c’è, la specificità semiotica nello studio della città? In che modo la scienza della significazione può circoscrivere e interpretare un tale oggetto di riflessione e d’analisi al punto da ridisegnarlo in parte o per intero, da ridefinirne forme e procedure? Studi in proposito ce ne sono ormai parecchi, ora di carattere generale ora analisi di dettaglio, di modo che una bibliografia semiotica sulla città vanta ormai una serie non indifferente di titoli, dai lavori pionieristici di Barthes, Greimas, Lotman, De Certeau e Marin sino ai recentissimi convegni, incontri e seminari che, anche grazie a diverse ricerche empiriche in corso, si sono moltiplicati in diverse sedi universitarie, non solo in Italia (cfr. Marrone e Pezzini 2006, 2008; Leone 2009; Marrone 2009). Obiettivo di questo scritto è quello di provare a mettere ordine nel materiale esistente, ripartendo pressoché dall’inizio, individuando i momenti chiave – e i punti critici – che sono via via emersi negli studi semiotici sulla città, anche e soprattutto per differenza rispetto ad altre prospettive di studio. Più che una storia o una geografia del problema, il genere testuale che vorrei qui utilizzare è quello, al tempo stesso perentorio e programmatico, dell’elenco argomentato di tesi teoriche, urgente – ritengo – perché coniuga l’esigenza di sintesi con quella di chiarezza, a rischio di tranciare senza ritegno argomenti e questioni che, con altra forma argomentativa, emergerebbero forse in tutta la loro sfumata problematicità. Lo scopo è quello di circoscrivere e dissodare un campo di lavoro entro cui un oggetto a prima vista ovvio e condiviso quel è, appunto, la città merita di essere ancora una volta individuato e definito. Per questo, le dieci tesi per uno studio semiotico della città che provo a proporre sono in effetti undici, esistendo l’esigenza di una sorta di tesi zero che prima di ogni alta cosa posizioni lo sguardo semiotico rispetto ad altri possibili.
2009
VS
Marrone, G. (2009). Dieci tesi per uno studio semiotico della città. Appunti, osservazioni, proposte. VS, 109-111, 11-46.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/58796
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