La ragione discorsiva prende forma compiuta e mette a frutto le sue risorse solo là dove retrocede l’ambizione precritica di uno sguardo che si posi diretta- mente sulle cose, di una visione che testimoni di un mondo al quale conformarci secondo una modalità puramente ricettiva. La proverbiale cecità che Kant riser- va alla sintesi immaginativa, e ancor prima, al simulacro di un’intuizione priva di qualsiasi riferimento a regole e concetti, dice in realtà molto più di quello che si potrebbe intendere nei termini riduttivi di una lettura a strati della natura del- le nostre disposizioni e capacità conoscitive. Il richiamo alla “cecità”, insieme ai riferimenti kantiani ad operazioni segrete, celate nel profondo dell’animo uma- no, connesse all’impresa conoscitiva, testimonia, in un senso radicale, il profilo qualitativo di una severa revisione del paradigma della metafisica classica fon- dato sulla visione. La conoscenza in Kant non ha occhi, e proprio perciò è sin- tetica, produce spontaneamente schemi, regole, codici di lettura dei fenomeni, delineando le condizioni per un accesso significativo ad un mondo altrimenti inconoscibile per noi.
cicatello a (2022). La metafisica nello spazio logico delle ragioni. Riflessioni introduttive. GIORNALE DI METAFISICA, 44(1), 7-12.
La metafisica nello spazio logico delle ragioni. Riflessioni introduttive
cicatello a
2022-01-01
Abstract
La ragione discorsiva prende forma compiuta e mette a frutto le sue risorse solo là dove retrocede l’ambizione precritica di uno sguardo che si posi diretta- mente sulle cose, di una visione che testimoni di un mondo al quale conformarci secondo una modalità puramente ricettiva. La proverbiale cecità che Kant riser- va alla sintesi immaginativa, e ancor prima, al simulacro di un’intuizione priva di qualsiasi riferimento a regole e concetti, dice in realtà molto più di quello che si potrebbe intendere nei termini riduttivi di una lettura a strati della natura del- le nostre disposizioni e capacità conoscitive. Il richiamo alla “cecità”, insieme ai riferimenti kantiani ad operazioni segrete, celate nel profondo dell’animo uma- no, connesse all’impresa conoscitiva, testimonia, in un senso radicale, il profilo qualitativo di una severa revisione del paradigma della metafisica classica fon- dato sulla visione. La conoscenza in Kant non ha occhi, e proprio perciò è sin- tetica, produce spontaneamente schemi, regole, codici di lettura dei fenomeni, delineando le condizioni per un accesso significativo ad un mondo altrimenti inconoscibile per noi.File | Dimensione | Formato | |
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