I mascheramenti cerimoniali, che vanno dal semplice occultamento del viso al rivestimento del corpo con specifici indumenti e attributi, ricorrono più diffusamente, in Sicilia come altrove, nel periodo carnevalesco. A cortei e performances di mascherati si accompagnano comportamenti tesi a segnalare la temporanea sospensione o il rivolgimento delle norme sociali e culturali: i giuochi licenziosi, le danze pubbliche e i balli domestici, le questue e lo smodato consumo di peculiari cibi e di bevande, la produzione di rumori e di schiamazzi, le tenzoni, il dileggio delle autorità, i motteggi e gli scherzi d’ogni sorta. Tra le performances carnascialesche che meritano di essere ricordate: la pantomima del Mastro di Campo di Mezzojuso, vera e propria rappresentazione di morte e rinascita dell’eroe cosmogonico; l’Ursu di Saponara, maschera teriomorfa, un tempo presente in altri centri della Sicilia, che al suono di strumenti tradizionali e seguita da varie altre maschere (il Principe, la Principessa, i Guardiani, i Cacciatori, ecc.) viene condotta al laccio a questuare di casa in casa; la tenzone dei Misi i l’annu, rappresentazione un tempo anch’essa assai diffusa e ancora osservabile a Rodì Milici e Barrafranca, che vede dodici uomini mascherati e armati, i “mesi” appunto, percorrere a cavallo il paese declamando ciascuno il proprio apporto alla fecondità della natura con l’intenzione di spodestare il Re loro padre e ancora il corteo dei Picurara di Antillo, epifanie teriomorfe di un indistinto altrove donde provengono le energie necessarie all’annuale rifondazione del tempo e della società. I mascheramenti, al pari degli altri simboli rituali caratterizzanti le celebrazioni carnascialesche siciliane, paiono tutti riconducibili alla sintassi propria delle feste di chiusura e apertura di un ciclo ossia di rifondazione ciclica del tempo, e finiscono con il proporre l’istituto carnevalesco, nel suo complesso, come “modello esemplare” delle cerimonie di Capodanno.
Buttitta, I. (2022). Mascheramenti festivi in Sicilia. In M.P. Panero Garcia, I. Buttitta (a cura di), Máscaras de Sicilia (pp. 29-36). Valladolid : Fundación Joaquín Díaz.
Mascheramenti festivi in Sicilia
Buttitta, Ignazio
2022-12-01
Abstract
I mascheramenti cerimoniali, che vanno dal semplice occultamento del viso al rivestimento del corpo con specifici indumenti e attributi, ricorrono più diffusamente, in Sicilia come altrove, nel periodo carnevalesco. A cortei e performances di mascherati si accompagnano comportamenti tesi a segnalare la temporanea sospensione o il rivolgimento delle norme sociali e culturali: i giuochi licenziosi, le danze pubbliche e i balli domestici, le questue e lo smodato consumo di peculiari cibi e di bevande, la produzione di rumori e di schiamazzi, le tenzoni, il dileggio delle autorità, i motteggi e gli scherzi d’ogni sorta. Tra le performances carnascialesche che meritano di essere ricordate: la pantomima del Mastro di Campo di Mezzojuso, vera e propria rappresentazione di morte e rinascita dell’eroe cosmogonico; l’Ursu di Saponara, maschera teriomorfa, un tempo presente in altri centri della Sicilia, che al suono di strumenti tradizionali e seguita da varie altre maschere (il Principe, la Principessa, i Guardiani, i Cacciatori, ecc.) viene condotta al laccio a questuare di casa in casa; la tenzone dei Misi i l’annu, rappresentazione un tempo anch’essa assai diffusa e ancora osservabile a Rodì Milici e Barrafranca, che vede dodici uomini mascherati e armati, i “mesi” appunto, percorrere a cavallo il paese declamando ciascuno il proprio apporto alla fecondità della natura con l’intenzione di spodestare il Re loro padre e ancora il corteo dei Picurara di Antillo, epifanie teriomorfe di un indistinto altrove donde provengono le energie necessarie all’annuale rifondazione del tempo e della società. I mascheramenti, al pari degli altri simboli rituali caratterizzanti le celebrazioni carnascialesche siciliane, paiono tutti riconducibili alla sintassi propria delle feste di chiusura e apertura di un ciclo ossia di rifondazione ciclica del tempo, e finiscono con il proporre l’istituto carnevalesco, nel suo complesso, come “modello esemplare” delle cerimonie di Capodanno.File | Dimensione | Formato | |
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