Data una semplice perturbazione, il processo lineare tende a rimanere leggermente alterato. Data la stessa perturbazione, un processo non lineare tende a tornare al suo punto di partenza. Huygens C. (fisico olandese del XVI sec.) inventò l’orologio a pendolo e la disciplina classica della dinamica. S’imbatté in uno dei grandi esempi di questa forma di regolazione. Huygens notò che vari orologi a pendolo, appoggiati contro una parete stavano oscillando in modo perfettamente sincronizzato. Sapeva che gli orologi non potevano essere così precisi. Huygens ipotizzò che gli orologi fossero coordinati da vibrazioni trasmesse attraverso la parete. Al presente, il fenomeno è definito agganciamento di fase: cellule nervose e cardiache funzionano in modo sincrono, grazie all’agganciamento di fase. Freyer F. et all. (2009), dicono che il cervello è un sistema auto organizzato con interna connettività che darebbe origine ad ampie oscillazioni coerenti, non lineari, con diversi gradi di stabilità e senza diffusione all’esterno. Questo comportamento sarebbe coerente con eventi ad ampia sincronizzazione. Freyer F. et all. affermano che la duplice stabilità e la non diffusibilità esterna sono importanti per il mantenimento del giusto ritmo cerebrale, dentro correlazioni temporali e spaziali multi - scalari. Questi aspetti sarebbero strutture basilari della neocortex. Sebbene il cervello abbia un elevato consumo di energia, è in uno stato di non equilibrio. L’indispensabile doppia stabilità si manifesta come scatti improvvisi all’interno del ritmo delle onde alfa. La non diffusibilità emerge come irregolarità apparente di onde cerebrali esterne, ad alta ampiezza. Secondo Freyer et all., la prova a questa ipotesi viene fuori tramite la comparazione con le fasi della curva di Gauss. Numerosi articoli usciti di recente sulla rivista scientifica Tren¬ds in Cognitive Sciences riportano l’affermazione secondo la quale esistono delle costanti di scala, delle regole, anche per i no¬stri processi mentali. Tali leggi si estendono dalla memoria al linguaggio, dalla percezione al controllo della motilità, dimostrando che il funzionamento del cervello umano lavora con grande regolarità. Ciò significa anche che passando da piccole a grandi dimensioni, i rapporti tra va¬rie altre grandezze restano co¬stanti. Molti fenomeni di questo ti¬po sono stati scoperti in biolo¬gia. Fino dai primi anni Trenta del Novecen¬to, il fisiologo svizzero Max Kleiber, aveva visto che l’attività metabolica di tutti gli animali come l’emissione del calore corporeo, segue la legge della potenza dei tre quarti. Per esempio, un animale che è cento volte più grande di un altro produce un calore che è solo 31 volte maggiore. Dal toporagno, il più piccolo mammifero esistente, alla balena azzurra, il più grosso, questa legge di scala è rigoro¬samente rispettata. Un altro esempio: nel corso di un’inte¬ra vita, il numero medio di battiti cardiaci è lo stesso per ogni mammifero, Uomo compreso. Secondo la leg¬ge di scala, c’è questa correlazione di base: una frequenza cardiaca elevata si verifica nelle specie con dimensioni corporali minori e vita breve. Mayo J. P. & Marc A. Sommer (2010), Kotz Sonja A. & Michael Schwartze (2010), Talsma D., Senkowski D., Salvador Soto-Faraco, Marty G. Woldorff (2010), Shams L., Ulrik R. Beierholm (2010), hanno evidenziato che le leggi di scala esistono anche nel mondo della cognizione. Cancho F. R. (2008) afferma che molti processi cognitivi seguono le stesse leggi statistiche, con equazioni matematiche che regolano alcuni principi della fisica, della biologia e della psicologia. Tutto ciò accomuna la specie umana a quella di altri mammiferi e dimostra che nel complesso mondo della mente umana, come nel cervello di molti animali, c’è un ordine regolato da leggi fisiche con invarianza di scala. Le funzioni cerebrali superiori (HBF) sono processi macroscopici di controllo che avvengono nei cervelli umani ed in minima parte in altri animali, specie i primati. La base computazionale di HBF comincia ad essere compresa solo di recente. La tipica HBF include la percezione sensoriale, l’azione, la memoria, la pianificazione e la consapevolezza. Le neuro – scienze sono focalizzate sullo studio dei correlati neuronali della consapevolezza (NCC) al fine di comprendere il rapporto tra soggettività (consapevolezza mentale) ed oggettività (materia cerebrale). In particolare, c’è da chiarire quale sia la concentrazione minimale degli eventi neuronali collegati alle strutture cerebrali e sufficienti per ogni tipo di percezione conscia. Secondo alcune teorie, questa concentrazione neuronale minimale (NCC) sarebbe regolata da leggi statistiche con invarianza di scala. Al presente, non è chiaro se NCC possa essere chiaramente isolata, identificata e descritta. In una struttura altamente interconnessa com’è la corteccia cerebrale, può essere molto difficoltoso assegnare la causa ad una specifica regia neuronale. Inoltre, la conoscenza di NCC non comporterebbe direttamente la comprensione dei fenomeni connessi alla consapevolezza, Koch C., (2004). La ricerca scientifica sui correlati neuronali che portano alla consapevolezza mentale non è di semplice soluzione perché secondo alcuni, oltre ai fenomeni collegati all’invarianza di scala, intervengono meccanismi di ordine quantistico. A tal riguardo, Penrose R. (1997) afferma che il cervello è in grado di eseguire valutazioni su funzioni non computabili (imprevedibili) e che questo tipo di abilità è legata alla consapevolezza. Il filosofo Block Ned (1995) disse: il modello computazionale della Mente è profondamente non-biologico. Noi siamo esseri di cui è possibile dare una descrizione a livello biologico, ma il modello computaziona¬le aspira ad un grado di descrizione della Mente che astrae dal¬le realizzazioni biologiche delle strutture cognitive.

Budetta, G. (2010). FISICA QUANTISTICA E FUNZIONI CEREBRALI SUPERIORI (II). PsicoLab.net, 0-0.

FISICA QUANTISTICA E FUNZIONI CEREBRALI SUPERIORI (II)

BUDETTA, Giuseppe
2010-01-01

Abstract

Data una semplice perturbazione, il processo lineare tende a rimanere leggermente alterato. Data la stessa perturbazione, un processo non lineare tende a tornare al suo punto di partenza. Huygens C. (fisico olandese del XVI sec.) inventò l’orologio a pendolo e la disciplina classica della dinamica. S’imbatté in uno dei grandi esempi di questa forma di regolazione. Huygens notò che vari orologi a pendolo, appoggiati contro una parete stavano oscillando in modo perfettamente sincronizzato. Sapeva che gli orologi non potevano essere così precisi. Huygens ipotizzò che gli orologi fossero coordinati da vibrazioni trasmesse attraverso la parete. Al presente, il fenomeno è definito agganciamento di fase: cellule nervose e cardiache funzionano in modo sincrono, grazie all’agganciamento di fase. Freyer F. et all. (2009), dicono che il cervello è un sistema auto organizzato con interna connettività che darebbe origine ad ampie oscillazioni coerenti, non lineari, con diversi gradi di stabilità e senza diffusione all’esterno. Questo comportamento sarebbe coerente con eventi ad ampia sincronizzazione. Freyer F. et all. affermano che la duplice stabilità e la non diffusibilità esterna sono importanti per il mantenimento del giusto ritmo cerebrale, dentro correlazioni temporali e spaziali multi - scalari. Questi aspetti sarebbero strutture basilari della neocortex. Sebbene il cervello abbia un elevato consumo di energia, è in uno stato di non equilibrio. L’indispensabile doppia stabilità si manifesta come scatti improvvisi all’interno del ritmo delle onde alfa. La non diffusibilità emerge come irregolarità apparente di onde cerebrali esterne, ad alta ampiezza. Secondo Freyer et all., la prova a questa ipotesi viene fuori tramite la comparazione con le fasi della curva di Gauss. Numerosi articoli usciti di recente sulla rivista scientifica Tren¬ds in Cognitive Sciences riportano l’affermazione secondo la quale esistono delle costanti di scala, delle regole, anche per i no¬stri processi mentali. Tali leggi si estendono dalla memoria al linguaggio, dalla percezione al controllo della motilità, dimostrando che il funzionamento del cervello umano lavora con grande regolarità. Ciò significa anche che passando da piccole a grandi dimensioni, i rapporti tra va¬rie altre grandezze restano co¬stanti. Molti fenomeni di questo ti¬po sono stati scoperti in biolo¬gia. Fino dai primi anni Trenta del Novecen¬to, il fisiologo svizzero Max Kleiber, aveva visto che l’attività metabolica di tutti gli animali come l’emissione del calore corporeo, segue la legge della potenza dei tre quarti. Per esempio, un animale che è cento volte più grande di un altro produce un calore che è solo 31 volte maggiore. Dal toporagno, il più piccolo mammifero esistente, alla balena azzurra, il più grosso, questa legge di scala è rigoro¬samente rispettata. Un altro esempio: nel corso di un’inte¬ra vita, il numero medio di battiti cardiaci è lo stesso per ogni mammifero, Uomo compreso. Secondo la leg¬ge di scala, c’è questa correlazione di base: una frequenza cardiaca elevata si verifica nelle specie con dimensioni corporali minori e vita breve. Mayo J. P. & Marc A. Sommer (2010), Kotz Sonja A. & Michael Schwartze (2010), Talsma D., Senkowski D., Salvador Soto-Faraco, Marty G. Woldorff (2010), Shams L., Ulrik R. Beierholm (2010), hanno evidenziato che le leggi di scala esistono anche nel mondo della cognizione. Cancho F. R. (2008) afferma che molti processi cognitivi seguono le stesse leggi statistiche, con equazioni matematiche che regolano alcuni principi della fisica, della biologia e della psicologia. Tutto ciò accomuna la specie umana a quella di altri mammiferi e dimostra che nel complesso mondo della mente umana, come nel cervello di molti animali, c’è un ordine regolato da leggi fisiche con invarianza di scala. Le funzioni cerebrali superiori (HBF) sono processi macroscopici di controllo che avvengono nei cervelli umani ed in minima parte in altri animali, specie i primati. La base computazionale di HBF comincia ad essere compresa solo di recente. La tipica HBF include la percezione sensoriale, l’azione, la memoria, la pianificazione e la consapevolezza. Le neuro – scienze sono focalizzate sullo studio dei correlati neuronali della consapevolezza (NCC) al fine di comprendere il rapporto tra soggettività (consapevolezza mentale) ed oggettività (materia cerebrale). In particolare, c’è da chiarire quale sia la concentrazione minimale degli eventi neuronali collegati alle strutture cerebrali e sufficienti per ogni tipo di percezione conscia. Secondo alcune teorie, questa concentrazione neuronale minimale (NCC) sarebbe regolata da leggi statistiche con invarianza di scala. Al presente, non è chiaro se NCC possa essere chiaramente isolata, identificata e descritta. In una struttura altamente interconnessa com’è la corteccia cerebrale, può essere molto difficoltoso assegnare la causa ad una specifica regia neuronale. Inoltre, la conoscenza di NCC non comporterebbe direttamente la comprensione dei fenomeni connessi alla consapevolezza, Koch C., (2004). La ricerca scientifica sui correlati neuronali che portano alla consapevolezza mentale non è di semplice soluzione perché secondo alcuni, oltre ai fenomeni collegati all’invarianza di scala, intervengono meccanismi di ordine quantistico. A tal riguardo, Penrose R. (1997) afferma che il cervello è in grado di eseguire valutazioni su funzioni non computabili (imprevedibili) e che questo tipo di abilità è legata alla consapevolezza. Il filosofo Block Ned (1995) disse: il modello computazionale della Mente è profondamente non-biologico. Noi siamo esseri di cui è possibile dare una descrizione a livello biologico, ma il modello computaziona¬le aspira ad un grado di descrizione della Mente che astrae dal¬le realizzazioni biologiche delle strutture cognitive.
2010
Budetta, G. (2010). FISICA QUANTISTICA E FUNZIONI CEREBRALI SUPERIORI (II). PsicoLab.net, 0-0.
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