Benedetto Colajanni diede un importante contributo alla ricerca APRAE "Analisi Prevenzione e Recupero dell’Abusivismo Edilizio", da me coordinata dal 2005 al 2008, presso il Polo Universitario di Agrigento, dell’Università degli Studi di Palermo. L’abusivismo edilizio è un’emergenza territoriale che esige un’approfondita conoscenza del fenomeno e la giusta padronanza tecnica per formulare strategie di intervento efficaci e tempestive. Se in passato, dal primo dopoguerra fino alla metà degli anni ’60, il forte sviluppo demografico portò ad un abusivismo povero di qualità (la cosiddetta edilizia spontanea caratterizzata da forme di autocostruzione mediante l’uso di maestranze locali), dagli anni ’70 si assiste ad un vero e proprio fenomeno di abusivismo speculativo, dapprima in forma lieve, poi in forme sempre più organizzate di produzione e vendita di immobili (da qui lottizzazioni abusive/edificazione di interi quartieri), in risposta ad un aumento della domanda di alloggi economici. Al problema dell’espansione edilizia e al sorgere delle periferie degradate, si allinea il proliferare di edificato negli ambienti a vocazione turistica, principalmente in aree costiere. A questi contesti fisici dell’abusivismo - fa notare M. Isabella Amirante - va aggiunto <il complesso e incontrollato fenomeno di dismissione delle attività industriali che ha caratterizzato molte aree periferiche del nostro Paese, creando particolari problematiche legate soprattutto alla difficoltà di ridare senso ad aree molto vaste e che richiederebbero un grande impegno sociale, progettuale ed economico>, anche queste aree sono state oggetto di varie forme di “occupazione abusiva”. Ed ancora, le aree archeologiche, in Italia come in altre parti d’Europa e del mondo, sono state violate da atti di abuso: dall’area archeologica della Valle dei Templi di Agrigento, all’Acropoli di Atene, alla Valle dei Re in Egitto. Da qui si trae come, nel corso dei decenni e soprattutto nelle “regioni a sud del mondo”, si è impiantato via via un abusivismo diffuso, talora puntuale, talora compatto, che inevitabilmente ha trasformato i tratti paesaggistici originari. Aldo Norsa fa rilevare che il recente e catastrofico rapporto di Legambiente “Mare Monstrum 2007”, riporta che <in Italia la situazione dell’abusivismo speculativo è in continua crescita e interessa anche - in massima parte - le zone costiere più belle del Paese, qui il valore commerciale degli immobili ha raggiunto prezzi altissimi (caso emblematico Capri con cifre intorno ai 25 mila euro al metro quadro). Secondo i dati del rapporto: dal 2005 al 2006 c’è stato un incremento del 33,5% degli abusi lungo le coste, ovviamente i dati si riferiscono solo a quelli che sono stati scoperti e denunciati>. Oggi dunque prevale un abusivismo con un forte senso speculativo, una “sommatoria di illegalità” edilizie disseminate/diffuse sul territorio. Il fattore sociale è senza dubbio centrale – dice Benedetto Colajanni - sia nello studio del fenomeno, sia nella scelta delle metodologie di intervento. Dalle favelas del Sud America, ai luoghi dell’emarginazione delle nostre periferie, ai quartieri storici degradati, la progettazione partecipata può essere un utile strumento di recupero. Consideriamo poi, che la partecipazione rientra fra gli obiettivi della contemporaneità e che i metodi di architettura partecipata hanno un background –soprattutto in Inghilterra – spesso con esempi di un certo valore. Sulle possibili strategie di intervento, gli strumenti della partecipazione costituiscono dunque un ambito di approfondimento specifico. <L’importanza di questi strumenti – dice Fabrizio Schiaffonati– risiede principalmente nella necessità di pervenire a scelte progettuali consapevoli e complessivamente riferite all’orizzonte della sostenibilità ambientale, dando però nel contempo possibili e praticabili risposte a grandi problemi ed emergenze sociali epocali>.

Vitrano, R.M. (2010). CULTURAL HERITAGE Recupero Valorizzazione Innovazione. In A. Cottone, T. Basiricò, S. Bertolotta, G. Vella (a cura di), Benedetto Colajanni, opere,progetti e scritti in suo onore (pp. 761-766). Palermo : Edizioni Fotograf.

CULTURAL HERITAGE Recupero Valorizzazione Innovazione

VITRANO, Rosa Maria
2010-01-01

Abstract

Benedetto Colajanni diede un importante contributo alla ricerca APRAE "Analisi Prevenzione e Recupero dell’Abusivismo Edilizio", da me coordinata dal 2005 al 2008, presso il Polo Universitario di Agrigento, dell’Università degli Studi di Palermo. L’abusivismo edilizio è un’emergenza territoriale che esige un’approfondita conoscenza del fenomeno e la giusta padronanza tecnica per formulare strategie di intervento efficaci e tempestive. Se in passato, dal primo dopoguerra fino alla metà degli anni ’60, il forte sviluppo demografico portò ad un abusivismo povero di qualità (la cosiddetta edilizia spontanea caratterizzata da forme di autocostruzione mediante l’uso di maestranze locali), dagli anni ’70 si assiste ad un vero e proprio fenomeno di abusivismo speculativo, dapprima in forma lieve, poi in forme sempre più organizzate di produzione e vendita di immobili (da qui lottizzazioni abusive/edificazione di interi quartieri), in risposta ad un aumento della domanda di alloggi economici. Al problema dell’espansione edilizia e al sorgere delle periferie degradate, si allinea il proliferare di edificato negli ambienti a vocazione turistica, principalmente in aree costiere. A questi contesti fisici dell’abusivismo - fa notare M. Isabella Amirante - va aggiunto , anche queste aree sono state oggetto di varie forme di “occupazione abusiva”. Ed ancora, le aree archeologiche, in Italia come in altre parti d’Europa e del mondo, sono state violate da atti di abuso: dall’area archeologica della Valle dei Templi di Agrigento, all’Acropoli di Atene, alla Valle dei Re in Egitto. Da qui si trae come, nel corso dei decenni e soprattutto nelle “regioni a sud del mondo”, si è impiantato via via un abusivismo diffuso, talora puntuale, talora compatto, che inevitabilmente ha trasformato i tratti paesaggistici originari. Aldo Norsa fa rilevare che il recente e catastrofico rapporto di Legambiente “Mare Monstrum 2007”, riporta che . Oggi dunque prevale un abusivismo con un forte senso speculativo, una “sommatoria di illegalità” edilizie disseminate/diffuse sul territorio. Il fattore sociale è senza dubbio centrale – dice Benedetto Colajanni - sia nello studio del fenomeno, sia nella scelta delle metodologie di intervento. Dalle favelas del Sud America, ai luoghi dell’emarginazione delle nostre periferie, ai quartieri storici degradati, la progettazione partecipata può essere un utile strumento di recupero. Consideriamo poi, che la partecipazione rientra fra gli obiettivi della contemporaneità e che i metodi di architettura partecipata hanno un background –soprattutto in Inghilterra – spesso con esempi di un certo valore. Sulle possibili strategie di intervento, gli strumenti della partecipazione costituiscono dunque un ambito di approfondimento specifico. .
2010
Settore ICAR/12 - Tecnologia Dell'Architettura
Vitrano, R.M. (2010). CULTURAL HERITAGE Recupero Valorizzazione Innovazione. In A. Cottone, T. Basiricò, S. Bertolotta, G. Vella (a cura di), Benedetto Colajanni, opere,progetti e scritti in suo onore (pp. 761-766). Palermo : Edizioni Fotograf.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/56134
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