L’adozione della Direttiva 2009/123/CE relativa all’introduzione di sanzioni penali per l’inquinamento provocato da navi, oltre a rappresentare l’ultimo atto della complessa opera interpretativa compiuta dalla giurisprudenza europea sulla questione del riparto di competenze in materia penale tra il terzo pilastro dell’Unione ed i pilastri comunitari, fornisce altresì l’occasione per un’analisi delle prospettive del diritto penale di fonte europea, nel momento del transito dell’Europa dal vecchio al nuovo assetto istituzionale, dopo la riforma dei Trattati attuata a Lisbona. In specie, tale direttiva offre lo spunto sia per valutare il “destino” cui saranno soggetti gli atti normativi a contenuto penale adottati dall’Europa prima della riforma, sia per analizzare le prospettive del diritto penale di fonte europea, sotto il profilo della conformità dello stesso ai principi fondamentali tanto dei diritti penali nazionali, quanto dello stesso ordinamento comunitario. Su tale versante, le nuove disposizioni istituzionali sembrano concedere significativi spazi di azione per una corretta attuazione del principio di sussidiarietà penale e per un rafforzamento della legalità penale in sede europea. Appare invece più problematica la questione dell’osservanza del principio di coerenza, divenuta di importanza cruciale a seguito dell’attribuzione all’Unione del potere di stabilire non soltanto i requisiti minimi costitutivi degli illeciti penali, ma anche la species ed il quantum delle correlative sanzioni.

SIRACUSA, L. (2010). Il transito del diritto penale di fonte europea dalla "vecchia" alla "nuova" Unione post-Lisbona.Considerazioni a partire dalla nuova direttiva in materia di inquinamento cagionato da navi. RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO PENALE DELL'ECONOMIA, ---(4), 779-841.

Il transito del diritto penale di fonte europea dalla "vecchia" alla "nuova" Unione post-Lisbona.Considerazioni a partire dalla nuova direttiva in materia di inquinamento cagionato da navi

SIRACUSA, Licia
2010-01-01

Abstract

L’adozione della Direttiva 2009/123/CE relativa all’introduzione di sanzioni penali per l’inquinamento provocato da navi, oltre a rappresentare l’ultimo atto della complessa opera interpretativa compiuta dalla giurisprudenza europea sulla questione del riparto di competenze in materia penale tra il terzo pilastro dell’Unione ed i pilastri comunitari, fornisce altresì l’occasione per un’analisi delle prospettive del diritto penale di fonte europea, nel momento del transito dell’Europa dal vecchio al nuovo assetto istituzionale, dopo la riforma dei Trattati attuata a Lisbona. In specie, tale direttiva offre lo spunto sia per valutare il “destino” cui saranno soggetti gli atti normativi a contenuto penale adottati dall’Europa prima della riforma, sia per analizzare le prospettive del diritto penale di fonte europea, sotto il profilo della conformità dello stesso ai principi fondamentali tanto dei diritti penali nazionali, quanto dello stesso ordinamento comunitario. Su tale versante, le nuove disposizioni istituzionali sembrano concedere significativi spazi di azione per una corretta attuazione del principio di sussidiarietà penale e per un rafforzamento della legalità penale in sede europea. Appare invece più problematica la questione dell’osservanza del principio di coerenza, divenuta di importanza cruciale a seguito dell’attribuzione all’Unione del potere di stabilire non soltanto i requisiti minimi costitutivi degli illeciti penali, ma anche la species ed il quantum delle correlative sanzioni.
2010
Settore IUS/17 - Diritto Penale
SIRACUSA, L. (2010). Il transito del diritto penale di fonte europea dalla "vecchia" alla "nuova" Unione post-Lisbona.Considerazioni a partire dalla nuova direttiva in materia di inquinamento cagionato da navi. RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO PENALE DELL'ECONOMIA, ---(4), 779-841.
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