Quanto sinora è emerso dalla documentazione o appare indirettamente riscontrabile nei progetti e nelle realizzazioni indica chiaramente che le raccolte e le collezioni di libri costituivano per gli architetti attivi in Sicilia tra Seicento e Settecento un indispensabile strumento di aggiornamento e di distinzione. Professionisti quasi sempre autodidatti o provenienti dal mondo artigiano, che nell’arco di pochi anni maturavano un salto sociale, trovavano nella biblioteca una valida arma per ottenere successo. I frammenti di storia che possediamo disegnano solo determinati segmenti terminali, conosciamo alcuni importanti inventari, ricche biblioteche, talora si può persino individuare il processo della loro frammentazione, ma ben poco si sa ancora del storia pregressa, della rete di distribuzione, delle librerie che rifornivano i professionisti della costruzione.Certo è che la formazione degli architetti in Sicilia, così come quella di molti artigiani, avviene soprattutto attraverso modelli e repertori iconografici. Il libro, purché ricco di immagini, recente e aggiornato, forniva di per sé la chiave di una legittimazione del progetto. La condivisione tra architetti, maestri e committenti di questo strumento sembra altrettanto palese, come si evince dai contratti in cui si chiede di replicare portali o altari tratti da modelli a stampa. L’utilizzo pratico di pubblicazioni è comunque riscontrabile in casi differenti che nel presente saggio si prova a riassumere.

Nobile, R. (2010). L’iconografia a stampa come strumento della professione dell’architetto tra Seicento e Settecento in Sicilia. In G. Curcio, Nobile MR, A. Scotti Tosini (a cura di), I libri e l’ingegno. Studi sulla biblioteca dell’architetto (XV-XX secolo) (pp. 77-82). Palermo : Edizioni Caracol.

L’iconografia a stampa come strumento della professione dell’architetto tra Seicento e Settecento in Sicilia

NOBILE, Rosario
2010-01-01

Abstract

Quanto sinora è emerso dalla documentazione o appare indirettamente riscontrabile nei progetti e nelle realizzazioni indica chiaramente che le raccolte e le collezioni di libri costituivano per gli architetti attivi in Sicilia tra Seicento e Settecento un indispensabile strumento di aggiornamento e di distinzione. Professionisti quasi sempre autodidatti o provenienti dal mondo artigiano, che nell’arco di pochi anni maturavano un salto sociale, trovavano nella biblioteca una valida arma per ottenere successo. I frammenti di storia che possediamo disegnano solo determinati segmenti terminali, conosciamo alcuni importanti inventari, ricche biblioteche, talora si può persino individuare il processo della loro frammentazione, ma ben poco si sa ancora del storia pregressa, della rete di distribuzione, delle librerie che rifornivano i professionisti della costruzione.Certo è che la formazione degli architetti in Sicilia, così come quella di molti artigiani, avviene soprattutto attraverso modelli e repertori iconografici. Il libro, purché ricco di immagini, recente e aggiornato, forniva di per sé la chiave di una legittimazione del progetto. La condivisione tra architetti, maestri e committenti di questo strumento sembra altrettanto palese, come si evince dai contratti in cui si chiede di replicare portali o altari tratti da modelli a stampa. L’utilizzo pratico di pubblicazioni è comunque riscontrabile in casi differenti che nel presente saggio si prova a riassumere.
2010
Nobile, R. (2010). L’iconografia a stampa come strumento della professione dell’architetto tra Seicento e Settecento in Sicilia. In G. Curcio, Nobile MR, A. Scotti Tosini (a cura di), I libri e l’ingegno. Studi sulla biblioteca dell’architetto (XV-XX secolo) (pp. 77-82). Palermo : Edizioni Caracol.
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