Questo studio biografico su Carlo Giachery nasce dal desiderio di colmare le innegabili lacune storiografiche che lo riguardano in quanto personaggio certamente noto, ma non sufficientemente conosciuto negli aspetti particolari della sua vita personale e familiare, nel suo ruolo di architetto, di docente e di uomo delle istituzioni. A Giachery è spettato il compito di raccogliere l’eredità culturale dei maestri, Giuseppe Venanzio Marvuglia e Antonio Gentile, e di traghettarla, dopo averla arricchita e aggiornata, oltre la soglia dell’unificazione nazionale, passando il testimone, tra la moltitudine dei suoi allievi, all’erede designato che più di ogni altro ne seppe interpretare il lascito intellettuale: Giovan Battista Filippo Basile. Da docente, è il primo ad avvertire la crisi profonda del sistema didattico della scuola di architettura di Palermo, isterilita dalla ricerca di astratte idealità neoclassiche ed estraniatasi, dopo la morte dei “maestri”, dal processo evolutivo della cultura architettonica europea. Caratterizzate da una forte tensione ideologica, le sue teorizzazioni ebbero un effetto dirompente nell’ambiente culturale locale, dando avvio a un processo di radicale rinnovamento, per contenuti, dell’insegnamento: la distinzione tra Architettura statica e Architettura decorativa, da lui fortemente voluta e accordata dal governo borbonico non senza qualche resistenza, costituì il richiamo a un maggiore rigore scientifico, che implicò momenti autonomi di approfondimento delle materie, di cui comunque non si sancì la netta suddivisione. In Sicilia fu il primo ad anticipare la necessità del passaggio da una visione monolitica e inclusiva dell’architettura a una centrata sul riconoscimento dell’esistenza di diverse articolazioni disciplinari. Analogamente, promosse e contribuì a sviluppare la dimensione ‘ingegneristica’ dei processi costruttivi, con particolare riguardo all’ambito strutturale e della tecnologia del ferro. Il suo impegno di architetto fu sempre rivolto a un’attività professionale nella quale seppe portare rigore logico e curiosità intellettuale, e dalla quale trasse motivazioni per un incessante aggiornamento della sua didattica al mutare delle condizioni della produzione architettonica ottocentesca. Per la sua capacità di esprimere un’architettura sinceramente ‘laica’, Giachery fu il primo a tracciare la via dell’architettura borghese a Palermo.
DI BENEDETTO, G. (2011). Carlo Giachery, 1812-1865. Un architetto "borghese" a Palermo tra didattica, istituzioni e professione. PALERMO : FLACCOVIO.
Carlo Giachery, 1812-1865. Un architetto "borghese" a Palermo tra didattica, istituzioni e professione
DI BENEDETTO, Giuseppe
2011-01-01
Abstract
Questo studio biografico su Carlo Giachery nasce dal desiderio di colmare le innegabili lacune storiografiche che lo riguardano in quanto personaggio certamente noto, ma non sufficientemente conosciuto negli aspetti particolari della sua vita personale e familiare, nel suo ruolo di architetto, di docente e di uomo delle istituzioni. A Giachery è spettato il compito di raccogliere l’eredità culturale dei maestri, Giuseppe Venanzio Marvuglia e Antonio Gentile, e di traghettarla, dopo averla arricchita e aggiornata, oltre la soglia dell’unificazione nazionale, passando il testimone, tra la moltitudine dei suoi allievi, all’erede designato che più di ogni altro ne seppe interpretare il lascito intellettuale: Giovan Battista Filippo Basile. Da docente, è il primo ad avvertire la crisi profonda del sistema didattico della scuola di architettura di Palermo, isterilita dalla ricerca di astratte idealità neoclassiche ed estraniatasi, dopo la morte dei “maestri”, dal processo evolutivo della cultura architettonica europea. Caratterizzate da una forte tensione ideologica, le sue teorizzazioni ebbero un effetto dirompente nell’ambiente culturale locale, dando avvio a un processo di radicale rinnovamento, per contenuti, dell’insegnamento: la distinzione tra Architettura statica e Architettura decorativa, da lui fortemente voluta e accordata dal governo borbonico non senza qualche resistenza, costituì il richiamo a un maggiore rigore scientifico, che implicò momenti autonomi di approfondimento delle materie, di cui comunque non si sancì la netta suddivisione. In Sicilia fu il primo ad anticipare la necessità del passaggio da una visione monolitica e inclusiva dell’architettura a una centrata sul riconoscimento dell’esistenza di diverse articolazioni disciplinari. Analogamente, promosse e contribuì a sviluppare la dimensione ‘ingegneristica’ dei processi costruttivi, con particolare riguardo all’ambito strutturale e della tecnologia del ferro. Il suo impegno di architetto fu sempre rivolto a un’attività professionale nella quale seppe portare rigore logico e curiosità intellettuale, e dalla quale trasse motivazioni per un incessante aggiornamento della sua didattica al mutare delle condizioni della produzione architettonica ottocentesca. Per la sua capacità di esprimere un’architettura sinceramente ‘laica’, Giachery fu il primo a tracciare la via dell’architettura borghese a Palermo.File | Dimensione | Formato | |
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