L’esperienza della tutorialità, nei processi educativi e formativi di presa in carico dei minori migranti soli o non accompagnati, si presenta come un terreno fertile e, per certi aspetti, nuovo da esplorare. Su questo terreno si trovano a confrontarsi gli educatori e le educatrici che operano nella vasta rete di accoglienza e protezione dei migranti. La recente attenzione verso figure come il tutor/case manager, l’educatore di riferimento o il tutore legale volontario, costituisce un oggetto di indagine privilegiato in cui convergono diversi ambiti del sapere: dalla pedagogia alle scienze dell’educazione, dalla psicologia alle scienze dell’organizzazione. Nella pratica educativa, la tutorialità si esprime attraverso l’azione di accompagnamento e di comunione di intenti tra l’educatore e l’educando. Essa, come pratica di apprendimento comunitario, si inserisce in diverse fasi della vita dell’educando, attraverso azioni mirate all’emersione di abilità e bisogni educativi; così come nell’affiancamento per la redazione del progetto di vita personalizzato. La tutorialità si intercala nei contesti educativi multiculturali come pratica dell’aver cura e attenzione del mondo interiore ed esperienziale dell’altro; nel nostro caso, del minore migrante. Si tratta di una prospettiva, quindi, che indirizza il percorso di inclusione del migrante verso la nascita di relazioni formali di riconoscimento, oltre che informali e spontanee, collocandosi come strumento di mediazione per l’accreditamento nella società accogliente.
Fabio Alba (2020). L’esperienza della tutorialità nei contesti educativi con adolescenti migranti soli.. In G. Cappuccio, Compagno. G, S. Polenghi (a cura di), 30 anni dopo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Quale pedagogia per i minori? (pp. 1261-1271). Lecce : Pensa MultiMedia.
L’esperienza della tutorialità nei contesti educativi con adolescenti migranti soli.
Fabio Alba
2020-04-01
Abstract
L’esperienza della tutorialità, nei processi educativi e formativi di presa in carico dei minori migranti soli o non accompagnati, si presenta come un terreno fertile e, per certi aspetti, nuovo da esplorare. Su questo terreno si trovano a confrontarsi gli educatori e le educatrici che operano nella vasta rete di accoglienza e protezione dei migranti. La recente attenzione verso figure come il tutor/case manager, l’educatore di riferimento o il tutore legale volontario, costituisce un oggetto di indagine privilegiato in cui convergono diversi ambiti del sapere: dalla pedagogia alle scienze dell’educazione, dalla psicologia alle scienze dell’organizzazione. Nella pratica educativa, la tutorialità si esprime attraverso l’azione di accompagnamento e di comunione di intenti tra l’educatore e l’educando. Essa, come pratica di apprendimento comunitario, si inserisce in diverse fasi della vita dell’educando, attraverso azioni mirate all’emersione di abilità e bisogni educativi; così come nell’affiancamento per la redazione del progetto di vita personalizzato. La tutorialità si intercala nei contesti educativi multiculturali come pratica dell’aver cura e attenzione del mondo interiore ed esperienziale dell’altro; nel nostro caso, del minore migrante. Si tratta di una prospettiva, quindi, che indirizza il percorso di inclusione del migrante verso la nascita di relazioni formali di riconoscimento, oltre che informali e spontanee, collocandosi come strumento di mediazione per l’accreditamento nella società accogliente.File | Dimensione | Formato | |
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