Sotto la spinta del crescente interesse tributato da lettori e critici nei confronti delle letterature francofone del Maghreb, si è iniziato a parlare con insistenza di un “romanzo poliziesco maghrebino”: una codificazione ‘sottogenerica’ affibbiata ad una produzione narrativa in continuo incremento in quei Paesi, e che si affianca a quella già abusata di “poliziesco mediterraneo”. Sembra, però, più opportuno parlare di una sorta di ‘acclimatamento’ del genere poliziesco all’interno di quello spazio letterario maghrebino, nel quale il polar sembra quasi voler mettersi alla prova, come appare attestato dalla componente trasgressiva e dal carattere di meticciato culturale che contraddistingue la quasi totalità di una produzione ch’è relativamente recente, ma che è venuta infittendosi a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta del Novecento. Mentre per ciò che attiene al Marocco e alla Tunisia pochi sono stati gli scrittori (quasi sempre individui che avevano lasciato i loro Paesi d’origine) che si sono impegnati nel poliziesco, decisamente più ricca appare, viceversa, la produzione in Algeria. Il genere poliziesco inizia ad essere qui utilizzato con una certa frequenza fin dagli albori degli anni Ottanta, anche se i segnali di un reale sviluppo del genere vengono delineandosi in modo più deciso soltanto con la pubblicazione, nel 1986, di due romanzi (La saga des djinns e La résurrection d’Antar) di Djamel Dib. Nello stesso volgere di tempo, iniziano a praticare il genere policier, intanto, anche alcune scrittrici: e si tratta d’una novità assoluta per i Paesi del Maghreb. Uno dopo l’altro vedono la luce romanzi di diverse autrici, impegnate nella denuncia della demonizzazione della donna messa in atto dall’integralismo islamico in collusione con gli stessi ambienti governativi algerini. A partire dal 1989, però, in un Paese che è preda imbelle di una violenza e d’una crudeltà inaudite, la produzione del poliziesco inizia ad infittirsi, acquistando un rilievo a mano a mano crescente, e giungendo in soccorso di coloro che intendono opporsi allo stato nel quale versa l’Algeria. Nel 1991 sorge all’orizzonte il personaggio positivo del commissario Brahim Llob, il cui creatore è uno scrittore che vuol celarsi sotto lo pseudonimo costituito dal nome del suo stesso personaggio. Nasce così quell’eroe seriale che condurrà nel giro di alcuni anni lo scrittore (il cui vero nome è Mohammed Moulessehoul) alla notorietà e al successo internazionale, grazie alle traduzioni nelle più svariate lingue delle quali usufruiranno, a mano a mano, i suoi scritti. Il romanzo inaugura la vera stagione del noir algerino, nella quale il creatore del commissario Llob assumerà il ruolo di incontrastato protagonista. Con una compatta trilogia sulla corruzione dilagante nello Stato algerino (1997-1998), Moulessehoul offre al lettore un tragico affresco d’un Paese controllato da una mafia politico-finanziaria infiltrata negli stessi ambienti di governo, che giungono al punto di ordire trame omicide per la riuscita delle quali vengono utilizzati sicari a pagamento. Con l’ingresso nel nuovo Millennio il poliziesco sembra quasi esser diventato, insomma, il genere narrativo cui gli scrittori non sanno fare a meno di fare ricorso. Degli atti criminosi germinati dalla più efferata e bestiale barbarie, la scrittura del polar algerino, intinta nel sangue delle vittime, offre infatti, trasmettendone memoria al lettore, una dolente e sofferta testimonianza.

SANTANGELO, G.S. (2010). Crimini maghrebini. In A. Castoldi, Fiorentino F, G.S. Santangelo (a cura di), Splendori e misteri del romanzo poliziesco (pp. 73-97). Milano : Bruno Mondadori.

Crimini maghrebini

SANTANGELO, Giovanni Saverio
2010-01-01

Abstract

Sotto la spinta del crescente interesse tributato da lettori e critici nei confronti delle letterature francofone del Maghreb, si è iniziato a parlare con insistenza di un “romanzo poliziesco maghrebino”: una codificazione ‘sottogenerica’ affibbiata ad una produzione narrativa in continuo incremento in quei Paesi, e che si affianca a quella già abusata di “poliziesco mediterraneo”. Sembra, però, più opportuno parlare di una sorta di ‘acclimatamento’ del genere poliziesco all’interno di quello spazio letterario maghrebino, nel quale il polar sembra quasi voler mettersi alla prova, come appare attestato dalla componente trasgressiva e dal carattere di meticciato culturale che contraddistingue la quasi totalità di una produzione ch’è relativamente recente, ma che è venuta infittendosi a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta del Novecento. Mentre per ciò che attiene al Marocco e alla Tunisia pochi sono stati gli scrittori (quasi sempre individui che avevano lasciato i loro Paesi d’origine) che si sono impegnati nel poliziesco, decisamente più ricca appare, viceversa, la produzione in Algeria. Il genere poliziesco inizia ad essere qui utilizzato con una certa frequenza fin dagli albori degli anni Ottanta, anche se i segnali di un reale sviluppo del genere vengono delineandosi in modo più deciso soltanto con la pubblicazione, nel 1986, di due romanzi (La saga des djinns e La résurrection d’Antar) di Djamel Dib. Nello stesso volgere di tempo, iniziano a praticare il genere policier, intanto, anche alcune scrittrici: e si tratta d’una novità assoluta per i Paesi del Maghreb. Uno dopo l’altro vedono la luce romanzi di diverse autrici, impegnate nella denuncia della demonizzazione della donna messa in atto dall’integralismo islamico in collusione con gli stessi ambienti governativi algerini. A partire dal 1989, però, in un Paese che è preda imbelle di una violenza e d’una crudeltà inaudite, la produzione del poliziesco inizia ad infittirsi, acquistando un rilievo a mano a mano crescente, e giungendo in soccorso di coloro che intendono opporsi allo stato nel quale versa l’Algeria. Nel 1991 sorge all’orizzonte il personaggio positivo del commissario Brahim Llob, il cui creatore è uno scrittore che vuol celarsi sotto lo pseudonimo costituito dal nome del suo stesso personaggio. Nasce così quell’eroe seriale che condurrà nel giro di alcuni anni lo scrittore (il cui vero nome è Mohammed Moulessehoul) alla notorietà e al successo internazionale, grazie alle traduzioni nelle più svariate lingue delle quali usufruiranno, a mano a mano, i suoi scritti. Il romanzo inaugura la vera stagione del noir algerino, nella quale il creatore del commissario Llob assumerà il ruolo di incontrastato protagonista. Con una compatta trilogia sulla corruzione dilagante nello Stato algerino (1997-1998), Moulessehoul offre al lettore un tragico affresco d’un Paese controllato da una mafia politico-finanziaria infiltrata negli stessi ambienti di governo, che giungono al punto di ordire trame omicide per la riuscita delle quali vengono utilizzati sicari a pagamento. Con l’ingresso nel nuovo Millennio il poliziesco sembra quasi esser diventato, insomma, il genere narrativo cui gli scrittori non sanno fare a meno di fare ricorso. Degli atti criminosi germinati dalla più efferata e bestiale barbarie, la scrittura del polar algerino, intinta nel sangue delle vittime, offre infatti, trasmettendone memoria al lettore, una dolente e sofferta testimonianza.
2010
Settore L-FIL-LET/14 - Critica Letteraria E Letterature Comparate
SANTANGELO, G.S. (2010). Crimini maghrebini. In A. Castoldi, Fiorentino F, G.S. Santangelo (a cura di), Splendori e misteri del romanzo poliziesco (pp. 73-97). Milano : Bruno Mondadori.
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