Diversamente da quanto si legge in letteratura, Aristotele fu un filosofo che ha messo a fuoco le cause naturali della variabilità, nel tempo e nello spazio, delle lingue verbali. Dante, pur non conoscendo la lingua greca e potendo accedere alle opere aristoteliche tramite le traduzioni latine, teorizza il linguaggio in sintonia con questo aspetto della filosofia aristotelica. Nel saggio si mette in luce la somiglianza tra la locutio vulgaris teorizzata nel De vulgari eloquentia e la nozione di dialektos descritta da Aristotele nelle opere biologiche. Vengono anche esaminate le ragioni aristoteliche del motivo per cui secondo Dante gli angeli non hanno bisogno di locutio vulgaris e quindi non parlano.
Lo Piparo F (2010). Aristotele e Dante, filosofi della variabilità linguistica. In S. Fortuna, M. Gragnolati, J. Trabant (a cura di), Dante’s Plurilingualism. Authority, Knowledge, Subjectivity (pp. 83-96). London : Legenda.
Aristotele e Dante, filosofi della variabilità linguistica
LO PIPARO, Francesco
2010-01-01
Abstract
Diversamente da quanto si legge in letteratura, Aristotele fu un filosofo che ha messo a fuoco le cause naturali della variabilità, nel tempo e nello spazio, delle lingue verbali. Dante, pur non conoscendo la lingua greca e potendo accedere alle opere aristoteliche tramite le traduzioni latine, teorizza il linguaggio in sintonia con questo aspetto della filosofia aristotelica. Nel saggio si mette in luce la somiglianza tra la locutio vulgaris teorizzata nel De vulgari eloquentia e la nozione di dialektos descritta da Aristotele nelle opere biologiche. Vengono anche esaminate le ragioni aristoteliche del motivo per cui secondo Dante gli angeli non hanno bisogno di locutio vulgaris e quindi non parlano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.