Le trasformazioni operate attraverso i restauri dei monumenti a Taormina, tra il 1943 e la metà degli anni sessanta, furono una risposta alla domanda di ricerca di connotazione della città storica, così cara all’amministrazione, ma anche ai circuiti turistici internazionali. Nel 1955 Pietro Lojacono segnalò in un suo scritto l’ambigua gestione dei finanziamenti e delle richieste fatte dalle autorità locali, scrivendo: «i monumenti non debbono divenire un trastullo per le autorità locali o regionali. Le presunte esigenze turistiche debbono essere subordinate alla conservazione integrale dei monumenti. Di conseguenza il Ministero delle Belle Arti deve essere organizzato in modo da non fare prevalere l’adattamento turistico dei monumenti sulla loro integrale ed onesta conservazione». Il contributo esamina in modo puntuale gli esiti dei restauri a Taormina del palazzo dei Duchi di Santo Stefano, della Badia Vecchia, della chiesa e del convento di S. Domenico, del palazzo Corvaja e della chiesa Madre, interventi in cui si tentò una lettura delle storie dei monumenti, attraverso una selezione delle stratificazioni considerate importanti. Nella maggior parte dei casi studiati, però, le scelte intraprese si trasformarono in consistenti consolidamenti con l’introduzione di strutture in cemento armato e con ricostruzioni imponenti alla ricerca di quell’immagine medievale perduta, a scapito di qualunque stratificazione ancora esistente.
BARONE, Z. (2011). Restauri e ricostruzioni a Taormina tra il 1943 e il 1965. In S. Casiello (a cura di), Offese di guerra : ricostruzione e restauro nel Mezzogiorno d'Italia (pp. 183-205). Firenze : Alinea.
Restauri e ricostruzioni a Taormina tra il 1943 e il 1965
BARONE, Zaira
2011-01-01
Abstract
Le trasformazioni operate attraverso i restauri dei monumenti a Taormina, tra il 1943 e la metà degli anni sessanta, furono una risposta alla domanda di ricerca di connotazione della città storica, così cara all’amministrazione, ma anche ai circuiti turistici internazionali. Nel 1955 Pietro Lojacono segnalò in un suo scritto l’ambigua gestione dei finanziamenti e delle richieste fatte dalle autorità locali, scrivendo: «i monumenti non debbono divenire un trastullo per le autorità locali o regionali. Le presunte esigenze turistiche debbono essere subordinate alla conservazione integrale dei monumenti. Di conseguenza il Ministero delle Belle Arti deve essere organizzato in modo da non fare prevalere l’adattamento turistico dei monumenti sulla loro integrale ed onesta conservazione». Il contributo esamina in modo puntuale gli esiti dei restauri a Taormina del palazzo dei Duchi di Santo Stefano, della Badia Vecchia, della chiesa e del convento di S. Domenico, del palazzo Corvaja e della chiesa Madre, interventi in cui si tentò una lettura delle storie dei monumenti, attraverso una selezione delle stratificazioni considerate importanti. Nella maggior parte dei casi studiati, però, le scelte intraprese si trasformarono in consistenti consolidamenti con l’introduzione di strutture in cemento armato e con ricostruzioni imponenti alla ricerca di quell’immagine medievale perduta, a scapito di qualunque stratificazione ancora esistente.File | Dimensione | Formato | |
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