Nel Trecento le famiglie nobiliari, mercantili e notarili di Agrigento e, in primo luogo, i Chiaromonte ebbero un ruolo fondamentale nella committenza degli affreschi della Cattedrale, attorno alla quale si sviluppò un vivace agglomerato urbano. Le uniche notizie certe sui responsabili della "maramma" della Cattedrale risalgono alla prima metà del Quattrocento, quando fu procuratore Salvatore de Palmerio, ricco e discusso esponente di una nota famiglia del ceto cavalleresco originaria di Naro.
Sardina, P. (2010). In dicta ecclesia omni die fit maramma et non est pecunia. Restauri e penuria di fondi nella cattedrale di Agrigento tra il XII e il XV secolo, in La cattedra di Gerlando- Giornate di studio sulla Cattedrale di Agrigento in memoria del canonico Domenico De Gregorio.. In In dicta ecclesia omni die fit maramma et non est pecunia. Restauri e penuria di fondi nella cattedrale di Agrigento tra il XII e il XV secolo (pp. 193-202).
In dicta ecclesia omni die fit maramma et non est pecunia. Restauri e penuria di fondi nella cattedrale di Agrigento tra il XII e il XV secolo, in La cattedra di Gerlando- Giornate di studio sulla Cattedrale di Agrigento in memoria del canonico Domenico De Gregorio.
SARDINA, Patrizia
2010-01-01
Abstract
Nel Trecento le famiglie nobiliari, mercantili e notarili di Agrigento e, in primo luogo, i Chiaromonte ebbero un ruolo fondamentale nella committenza degli affreschi della Cattedrale, attorno alla quale si sviluppò un vivace agglomerato urbano. Le uniche notizie certe sui responsabili della "maramma" della Cattedrale risalgono alla prima metà del Quattrocento, quando fu procuratore Salvatore de Palmerio, ricco e discusso esponente di una nota famiglia del ceto cavalleresco originaria di Naro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.