Degli oltre mille teatri censiti negli anni immediatamente successivi all’Unità, ai quali si aggiunsero i tanti edificati nei decenni seguenti (oltre un centinaio per la sola area siciliana a fine Ottocento), ben pochi permangono a testimoniare i caratteri e la diffusione capillare del teatro all’italiana, dagli esempi magniloquenti a quelli più modesti spesso connotati da provvisorietà e precarietà. Nello sconfortante panorama di manomissioni e stravolgimenti che hanno interessato le strutture teatrali di ogni livello, dalle demolizioni alle conversioni in cinematografi o altre destinazioni poco compatibili, si ritiene che la valorizzazione debba passare da una conoscenza profonda di questi organismi che, più di altri, sono in grado di testimoniare sia il livello tecnico-scientifico che il carattere e le ambizioni della comunità che li ha prodotti. Cercare nell’osservazione diretta e tra le carte antiche i segni e le informazioni sugli aspetti costruttivi dei teatri palermitani diviene, appunto, un imprevedibile viaggio a ritroso che consente di entrare profondamente nella società ottocentesca, di riconoscerne capacità e limiti, di delineare il processo dialettico tra sistemi costruttivi tradizionali e le innovazioni nel campo scientifico, tecnologico ed artistico. Insieme all’austero Massimo ed al più vivace Politeama, esemplari del proprio tempo nelle regole del “buon costruire” e stimolatori di novità per l’ambiente locale, il Bellini, ed ancor più il teatro Garibaldi, testimoniano criteri costruttivi assai originali, poveri, effimeri, ma efficaci e tuttora riconoscibili, specie per le parti che contribuiscono alla definizione del “teatro all’italiana”. Scopo primario dello studio è la promozione di una più estesa conoscenza del modo di costruire nel passato, base necessaria per ogni intervento di recupero compatibile.
Fatta, G., Campisi, T., Vinci, C. (2010). I teatri storici palermitani, viaggio a ritroso nell'Ottocento.
I teatri storici palermitani, viaggio a ritroso nell'Ottocento
FATTA, Giovanni;CAMPISI, Tiziana;VINCI, Calogero
2010-01-01
Abstract
Degli oltre mille teatri censiti negli anni immediatamente successivi all’Unità, ai quali si aggiunsero i tanti edificati nei decenni seguenti (oltre un centinaio per la sola area siciliana a fine Ottocento), ben pochi permangono a testimoniare i caratteri e la diffusione capillare del teatro all’italiana, dagli esempi magniloquenti a quelli più modesti spesso connotati da provvisorietà e precarietà. Nello sconfortante panorama di manomissioni e stravolgimenti che hanno interessato le strutture teatrali di ogni livello, dalle demolizioni alle conversioni in cinematografi o altre destinazioni poco compatibili, si ritiene che la valorizzazione debba passare da una conoscenza profonda di questi organismi che, più di altri, sono in grado di testimoniare sia il livello tecnico-scientifico che il carattere e le ambizioni della comunità che li ha prodotti. Cercare nell’osservazione diretta e tra le carte antiche i segni e le informazioni sugli aspetti costruttivi dei teatri palermitani diviene, appunto, un imprevedibile viaggio a ritroso che consente di entrare profondamente nella società ottocentesca, di riconoscerne capacità e limiti, di delineare il processo dialettico tra sistemi costruttivi tradizionali e le innovazioni nel campo scientifico, tecnologico ed artistico. Insieme all’austero Massimo ed al più vivace Politeama, esemplari del proprio tempo nelle regole del “buon costruire” e stimolatori di novità per l’ambiente locale, il Bellini, ed ancor più il teatro Garibaldi, testimoniano criteri costruttivi assai originali, poveri, effimeri, ma efficaci e tuttora riconoscibili, specie per le parti che contribuiscono alla definizione del “teatro all’italiana”. Scopo primario dello studio è la promozione di una più estesa conoscenza del modo di costruire nel passato, base necessaria per ogni intervento di recupero compatibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.