L’articolo affronta il tema delle c.d. perdite provvisorie quali componenti del danno ambientale risarcibile attraverso l’analisi della pronuncia della Cassazione, Sez. III penale, n. 16575 del 2 maggio 2007. Si è, in particolare, evidenziato come l’equiparazione fra perdite provvisorie e perdite temporanee implicitamente operata dai giudici della Suprema Corte, pur garantendo il massimo livello di tutela del bene ambientale, non abbia tenuto nella dovuta considerazione la distinzione sancita in via normativa tra le c.d. perdite provvisorie, considerate quali danni ambientali “non significativi”, e pertanto non risarcibili, e le c.d. perdite temporanee suscettibili, invece, di riparazione compensativa. Tale assimilazione ha, a parere di chi scrive, evitato il prodursi di inique conseguenze in quanto ove la S.C. avesse incluso il danno accertato tra le perdite provvisorie “non significative”, attenendosi al criterio discriminatorio sopra enunciato, ne avrebbe escluso la risarcibilità. Nel caso esaminato, la S.C. ha di fatto riconosciuto, ai fini risarcitori, una sorta di “tertium genus” che, pur presentando i connotati propri della perdita provvisoria, ha prodotto, per la grave entità dell’inquinamento, gli effetti propri, o quantomeno assimilabili a quelli della perdita temporanea.

Scardina, F. (2008). Le "perdite provvisorie" quali componenti del danno ambientale risarcibile. RIVISTA GIURIDICA DELL'AMBIENTE, v(5 - 2008), 816.

Le "perdite provvisorie" quali componenti del danno ambientale risarcibile

SCARDINA, Francesca
2008-01-01

Abstract

L’articolo affronta il tema delle c.d. perdite provvisorie quali componenti del danno ambientale risarcibile attraverso l’analisi della pronuncia della Cassazione, Sez. III penale, n. 16575 del 2 maggio 2007. Si è, in particolare, evidenziato come l’equiparazione fra perdite provvisorie e perdite temporanee implicitamente operata dai giudici della Suprema Corte, pur garantendo il massimo livello di tutela del bene ambientale, non abbia tenuto nella dovuta considerazione la distinzione sancita in via normativa tra le c.d. perdite provvisorie, considerate quali danni ambientali “non significativi”, e pertanto non risarcibili, e le c.d. perdite temporanee suscettibili, invece, di riparazione compensativa. Tale assimilazione ha, a parere di chi scrive, evitato il prodursi di inique conseguenze in quanto ove la S.C. avesse incluso il danno accertato tra le perdite provvisorie “non significative”, attenendosi al criterio discriminatorio sopra enunciato, ne avrebbe escluso la risarcibilità. Nel caso esaminato, la S.C. ha di fatto riconosciuto, ai fini risarcitori, una sorta di “tertium genus” che, pur presentando i connotati propri della perdita provvisoria, ha prodotto, per la grave entità dell’inquinamento, gli effetti propri, o quantomeno assimilabili a quelli della perdita temporanea.
2008
Scardina, F. (2008). Le "perdite provvisorie" quali componenti del danno ambientale risarcibile. RIVISTA GIURIDICA DELL'AMBIENTE, v(5 - 2008), 816.
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