A partire dal romanzo Il Fuoco il saggio mette in evidenza la vocazione filmica di Gabriele d’Annunzio intesa come tecnica della visione applicata al teatro nelle sue forme più diverse: dalla predilezione per i “primi piani” alle fughe nel fondo scena, al rapporto interno/esterno alle “truccherie” mutuate dalle pratiche in atto nei teatri di posa, senza trascurare la cura degli effetti luminotecnici, anche in riferimento al rapporto artistico con l’amico Mariano Fortuny. E tutto questo nonostante il rifiuto del Vate di affidare la sua opera al cinema, da lui considerato come arte ancora in erba.
Isgrò, G. (2010). La vocazione filmica di Gabriele D'Annunzio. IL CASTELLO DI ELSINORE, 2010-03, 39-76.
La vocazione filmica di Gabriele D'Annunzio
ISGRO', Giovanni
2010-01-01
Abstract
A partire dal romanzo Il Fuoco il saggio mette in evidenza la vocazione filmica di Gabriele d’Annunzio intesa come tecnica della visione applicata al teatro nelle sue forme più diverse: dalla predilezione per i “primi piani” alle fughe nel fondo scena, al rapporto interno/esterno alle “truccherie” mutuate dalle pratiche in atto nei teatri di posa, senza trascurare la cura degli effetti luminotecnici, anche in riferimento al rapporto artistico con l’amico Mariano Fortuny. E tutto questo nonostante il rifiuto del Vate di affidare la sua opera al cinema, da lui considerato come arte ancora in erba.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Isgrò Castello_Elsinore_61.pdf
Solo gestori archvio
Dimensione
156.17 kB
Formato
Adobe PDF
|
156.17 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.