La crisi di fiducia che colpì il sistema delle imprese statunitense nei primi anni '70 ha promosso l'elaborazione di due distinte concezioni della corporate governance. La prima ha come referente privilegiato azionisti ed investitori ed elegge il mercato (azionario) come lo strumento principale per il governo dell'impresa. L'obiettivo di tale concezione è quello di riportare il management aziendale sotto il controllo degli azionisti. La seconda cerca invece di identificare una prospettiva che tiene nella dovuta considerazione preferenze, bisogni e diritti di tutti gli stakeholders coinvolti nel processo produttivo. Riprendendo la distinzione proposta da Hirschman, possiamo dire che mentre la concezione manageriale si affida alle strategie di exit proprie del mercato, quella etica ricerca invece strategie di voice in grado di promuovere una principled corporate governance basata su principi di giustizia sociale condivisi e sistemi di lealtà diffusa. Il lavoro si propone un duplice obiettivo. In primo luogo intende ricostruire queste due concezioni della corporate governance e il percorso che ha portato all'egemonia della concezione manageriale su quella etica. In secondo luogo, il saggio intende ribadire le ragioni che giustificano l'autoregolazione etica come alternativa sia alle concezioni manageriali sia all'intervento statale. Nel portare avanti questo secondo obiettivo il lavoro prima avanza una giustificazione dell'autoregolazione etica dell'impresa come contrapposta a quella meramente manageriale e successivamente cerca di chiarire come questa possa rappresentare la base per una principled governance pubblica. La versione di principled public governance difesa qui adotta una prospettiva contrattualista sensibile alle questioni di giustizia sociale e al rispetto dei diritti umani.

PALUMBO, A. (2009). "Corporate governance": approcci manageriali ed etici a confronto. RAGION PRATICA, 33, 541-560.

"Corporate governance": approcci manageriali ed etici a confronto

PALUMBO, Antonino
2009-01-01

Abstract

La crisi di fiducia che colpì il sistema delle imprese statunitense nei primi anni '70 ha promosso l'elaborazione di due distinte concezioni della corporate governance. La prima ha come referente privilegiato azionisti ed investitori ed elegge il mercato (azionario) come lo strumento principale per il governo dell'impresa. L'obiettivo di tale concezione è quello di riportare il management aziendale sotto il controllo degli azionisti. La seconda cerca invece di identificare una prospettiva che tiene nella dovuta considerazione preferenze, bisogni e diritti di tutti gli stakeholders coinvolti nel processo produttivo. Riprendendo la distinzione proposta da Hirschman, possiamo dire che mentre la concezione manageriale si affida alle strategie di exit proprie del mercato, quella etica ricerca invece strategie di voice in grado di promuovere una principled corporate governance basata su principi di giustizia sociale condivisi e sistemi di lealtà diffusa. Il lavoro si propone un duplice obiettivo. In primo luogo intende ricostruire queste due concezioni della corporate governance e il percorso che ha portato all'egemonia della concezione manageriale su quella etica. In secondo luogo, il saggio intende ribadire le ragioni che giustificano l'autoregolazione etica come alternativa sia alle concezioni manageriali sia all'intervento statale. Nel portare avanti questo secondo obiettivo il lavoro prima avanza una giustificazione dell'autoregolazione etica dell'impresa come contrapposta a quella meramente manageriale e successivamente cerca di chiarire come questa possa rappresentare la base per una principled governance pubblica. La versione di principled public governance difesa qui adotta una prospettiva contrattualista sensibile alle questioni di giustizia sociale e al rispetto dei diritti umani.
2009
Settore SPS/01 - Filosofia Politica
PALUMBO, A. (2009). "Corporate governance": approcci manageriali ed etici a confronto. RAGION PRATICA, 33, 541-560.
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