Nel 1756, Pietro Bellaroto acquistò una chiusa di "terre scapole" nella Fossa della Garofala; questa gli fu poi alienata nel 1759 a favore di Giovanni Gerardi. Per tutto il XVII secolo il Bellaroto aveva iniziato a coltivare una cava di pietra (pirrera, dal termine spagnolo pedrera), la cui produzione lapidea venne utilizzata per la costruzione di molti edifici palermitani, intra ed extra moenia; la cava veniva chiamata pirrera di Bellaroto e la pietra prodotta era definita "forte", di buona qualità.
Tiziana Campisi, Manfredi Saeli (2020). Architetture artificiali “per via di levare”. Una cava di calcarenite.. In Letture parallele, l’architettura, il paesaggio e il racconto delle arti (pp. 114-115). Melfi : Casa Editrice Libria.
Architetture artificiali “per via di levare”. Una cava di calcarenite.
Tiziana Campisi;Manfredi Saeli
2020-01-01
Abstract
Nel 1756, Pietro Bellaroto acquistò una chiusa di "terre scapole" nella Fossa della Garofala; questa gli fu poi alienata nel 1759 a favore di Giovanni Gerardi. Per tutto il XVII secolo il Bellaroto aveva iniziato a coltivare una cava di pietra (pirrera, dal termine spagnolo pedrera), la cui produzione lapidea venne utilizzata per la costruzione di molti edifici palermitani, intra ed extra moenia; la cava veniva chiamata pirrera di Bellaroto e la pietra prodotta era definita "forte", di buona qualità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
ESTRATTO_LETTURE PARALLELE.pdf
Solo gestori archvio
Tipologia:
Versione Editoriale
Dimensione
2.16 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.16 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.