L’Antropocene urbano, l’urbanizzazione espansiva, ha divorato il suolo naturale, le strutture identitarie dei palinsesti culturali e le trame vegetali delle città, ha invaso ecosistemi delicati. Gli habitat urbani hanno invaso gli ecosistemi naturali, risvegliando ed espandendo malattie prima confinate e separate negli ambienti silvestri. È stata devastata la capacità degli insediamenti urbani di intrattenere le necessarie relazioni omeostatiche con le componenti naturali, è stato spazzato via il valore rigenerativo della cura dei luoghi di vita, così come sono stati interrotti o deviati i naturali processi circolari e armonici tra uomo e natura. Come uscire dalla crisi climatica (che è anche sociale ed economica come stiamo vedendo in questi giorni)? La risposta – come argomento nel mio libro portando numerose buone pratiche a supporto – deve essere un nuovo approccio responsabile e militante non solo per ridurre l’impronta ecologica delle attività umane, ma per utilizzare la nostra intelligenza a servizio della sensibilità nei confronti dell’ambiente, delle persone e del patrimonio culturale, ma soprattutto per ripensare le città come piattaforme abilitanti per amplificare opportunità e benessere delle persone che le abitano. Significa tornare – come abbiamo sempre fatto soprattutto in Italia – a progettare città in armonia con la natura, con un metabolismo circolare dei cicli dell’acqua, del cibo, dell’energia, della natura, dei rifiuti, delle persone e dei beni. Sono quelle che chiamo Augmented Cities: città più senzienti, più creative, più intelligenti, più resilienti, più fluide, più produttive, più collaborative e più circolari. (M. Carta, Augmented City. A Paradigm Shift, ListLab, 2017)
Carta Maurizio (2020). Ripartire da città e comunità aumentate. In G. Sciascia (a cura di), Fabbricare fiducia al tempo di Covid19 e oltre (pp. 27-30). Soveria Mannelli : Rubbettino.
Ripartire da città e comunità aumentate
Carta Maurizio
2020-01-01
Abstract
L’Antropocene urbano, l’urbanizzazione espansiva, ha divorato il suolo naturale, le strutture identitarie dei palinsesti culturali e le trame vegetali delle città, ha invaso ecosistemi delicati. Gli habitat urbani hanno invaso gli ecosistemi naturali, risvegliando ed espandendo malattie prima confinate e separate negli ambienti silvestri. È stata devastata la capacità degli insediamenti urbani di intrattenere le necessarie relazioni omeostatiche con le componenti naturali, è stato spazzato via il valore rigenerativo della cura dei luoghi di vita, così come sono stati interrotti o deviati i naturali processi circolari e armonici tra uomo e natura. Come uscire dalla crisi climatica (che è anche sociale ed economica come stiamo vedendo in questi giorni)? La risposta – come argomento nel mio libro portando numerose buone pratiche a supporto – deve essere un nuovo approccio responsabile e militante non solo per ridurre l’impronta ecologica delle attività umane, ma per utilizzare la nostra intelligenza a servizio della sensibilità nei confronti dell’ambiente, delle persone e del patrimonio culturale, ma soprattutto per ripensare le città come piattaforme abilitanti per amplificare opportunità e benessere delle persone che le abitano. Significa tornare – come abbiamo sempre fatto soprattutto in Italia – a progettare città in armonia con la natura, con un metabolismo circolare dei cicli dell’acqua, del cibo, dell’energia, della natura, dei rifiuti, delle persone e dei beni. Sono quelle che chiamo Augmented Cities: città più senzienti, più creative, più intelligenti, più resilienti, più fluide, più produttive, più collaborative e più circolari. (M. Carta, Augmented City. A Paradigm Shift, ListLab, 2017)File | Dimensione | Formato | |
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