L'articolo fa riferimento, in generale, all’esperienza del workshop "Futura, come abiteremo domani" che ha avuto luogo nei laboratori della Facoltà di Architettura di Palermo nel marzo del 2005. Iniziativa nata da una sollecitazione di Lucio Dalla ed in collaborazione con Expa, galleria di Architettura. Al workshop hanno partecipato studenti della facoltà provenienti dai corsi di laurea in Architettura 4/s e Disegno Industriale, e si è articolato in sei laboratori diretti dai professori Teresa La Rocca (coordinatore), Emanuele Palazzotto, Marcello Panzarella, Michele Sbacchi, Andrea Sciascia, Viviana Trapani. In particolare, il tema di progetto affrontato all’interno del Laboratorio del Prof. Sciascia si può sintetizzare come la ricerca delle conseguenze spaziali, strutturali e distributive conseguenti alla moltiplicazione delle soglie d’ingresso e alla compresenza di uno o più spazi comuni, che fanno sopravvivere la necessità dello stare insieme, della famiglia, come fatto strutturale. La moltiplicazione delle soglie sembra legare il futuro della casa più che ai progressi della tecnologia, che procedono per una strada autonoma, alle innovazioni distributive che derivano dalla necessità di rifondare il vivere insieme. Tra soglie, cioè, ingressi e spazi comuni assumono grande importanza, nella riflessione progettuale, i collegamenti, impliciti nell’ipertesto, che costituiscono la nervatura delle due opposte esigenze: libertà e famiglia, soglie e spazio comune. La sperimentazione, quindi, mette a fuoco un insieme complesso dell’abitare sviluppato attraverso la ricerca della casa ipertestuale che è indagata in tre direzioni diverse ma complementari: casa isolata, casa compresa fra due muri chiusi e “casa d’affitto”, come il celebre immeuble Clarté a Ginevra. La casa d’affitto indica, meglio di altre definizioni ed indipendentemente dalla tipologia scelta, un edificio costituito, sia in orizzontale che in verticale, da più case. Questa triplice scelta è motivata dalla volontà di rendere compatibile la casa ipertestuale, con qualsiasi configurazione urbana: con la dispersione della città diffusa; con un tessuto urbano, a bassa densità, in cui le abitazioni si sommano sovrapponendosi sul muro di confine e restando ognuna a diretto contatto con la terra e con il cielo; o, ancora, con la morfologia della città compatta, attraverso possibili aggregazioni che danno vita a blocchi aperti (à redents) o chiusi. Insieme all’appartamento di Teige esistono degli esempi da cui iniziare la ricerca: la casa a tre corti di Mies van der Rohe, la casa Rustici di Giuseppe Terragni, l’Unità di abitazione orizzontale di Adalberto Libera e la Irwin Miller House di Eero Saarinen. Architetture da studiare approfonditamente, che restano, tuttavia, nobili ma lontane progenitrici della casa futura.
Sciascia, A. (2008). La casa ipertestuale. Libertà e complessità nell'abitare. In D. Argento, M. Gurrieri, P. Perrotta (a cura di), Futura. Come abiteremo domani (pp. 62-69). VILLA SAN GIOVANNI (RC) : Biblioteca del Cenide.
La casa ipertestuale. Libertà e complessità nell'abitare
SCIASCIA, Andrea
2008-01-01
Abstract
L'articolo fa riferimento, in generale, all’esperienza del workshop "Futura, come abiteremo domani" che ha avuto luogo nei laboratori della Facoltà di Architettura di Palermo nel marzo del 2005. Iniziativa nata da una sollecitazione di Lucio Dalla ed in collaborazione con Expa, galleria di Architettura. Al workshop hanno partecipato studenti della facoltà provenienti dai corsi di laurea in Architettura 4/s e Disegno Industriale, e si è articolato in sei laboratori diretti dai professori Teresa La Rocca (coordinatore), Emanuele Palazzotto, Marcello Panzarella, Michele Sbacchi, Andrea Sciascia, Viviana Trapani. In particolare, il tema di progetto affrontato all’interno del Laboratorio del Prof. Sciascia si può sintetizzare come la ricerca delle conseguenze spaziali, strutturali e distributive conseguenti alla moltiplicazione delle soglie d’ingresso e alla compresenza di uno o più spazi comuni, che fanno sopravvivere la necessità dello stare insieme, della famiglia, come fatto strutturale. La moltiplicazione delle soglie sembra legare il futuro della casa più che ai progressi della tecnologia, che procedono per una strada autonoma, alle innovazioni distributive che derivano dalla necessità di rifondare il vivere insieme. Tra soglie, cioè, ingressi e spazi comuni assumono grande importanza, nella riflessione progettuale, i collegamenti, impliciti nell’ipertesto, che costituiscono la nervatura delle due opposte esigenze: libertà e famiglia, soglie e spazio comune. La sperimentazione, quindi, mette a fuoco un insieme complesso dell’abitare sviluppato attraverso la ricerca della casa ipertestuale che è indagata in tre direzioni diverse ma complementari: casa isolata, casa compresa fra due muri chiusi e “casa d’affitto”, come il celebre immeuble Clarté a Ginevra. La casa d’affitto indica, meglio di altre definizioni ed indipendentemente dalla tipologia scelta, un edificio costituito, sia in orizzontale che in verticale, da più case. Questa triplice scelta è motivata dalla volontà di rendere compatibile la casa ipertestuale, con qualsiasi configurazione urbana: con la dispersione della città diffusa; con un tessuto urbano, a bassa densità, in cui le abitazioni si sommano sovrapponendosi sul muro di confine e restando ognuna a diretto contatto con la terra e con il cielo; o, ancora, con la morfologia della città compatta, attraverso possibili aggregazioni che danno vita a blocchi aperti (à redents) o chiusi. Insieme all’appartamento di Teige esistono degli esempi da cui iniziare la ricerca: la casa a tre corti di Mies van der Rohe, la casa Rustici di Giuseppe Terragni, l’Unità di abitazione orizzontale di Adalberto Libera e la Irwin Miller House di Eero Saarinen. Architetture da studiare approfonditamente, che restano, tuttavia, nobili ma lontane progenitrici della casa futura.File | Dimensione | Formato | |
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