Mentre con frequenza crescente in Europa corrono paralleli fenomeni di concentrazione e dispersione dell’habitat urbano, si rafforza il ruolo di alcuni piccoli centri dall’identità consolidata per raggiungere nuovi equilibri relativi ai temi dello sviluppo sostenibile, nell’ottica di un innervamento strategico del territorio. Facendo riferimento alle operazioni che dal 2001 sono in atto per il rinnovamento del profilo di Mulhouse, l’intervento proposto guarda all’indispensabile intreccio di pratiche, strumenti e politiche di intervento, nella designazione di piccoli centri a vocazione unica e a forte memoria storica come nuove figure di rilievo. Mulhouse è oggi una città transfrontaliera di circa 140 000 abitanti in cui l’impresa tessile, fenomeno determinante dalla metà dell’Ottocento, è quasi del tutto scomparsa, e che punta a divenire centro di una regione più vasta, lungo i confini con la Svizzera e la Germania e legata a nuovi interessi economici. Nella Mulhouse del XIX secolo l’inurbamento legato all’industrializzazione ha dato luogo alla prima esperienza europea di alloggi operai unifamiliari e con giardino concessi in proprietà, che hanno reso la città un riferimento per le pratiche e la storia dell’architettura domestica. Tali alloggi sono ora un emblema identitario cui la municipalità si riferisce per lanciare nuove operazioni di richiamo. La principale in tal senso è stata la Cité Manifeste (2002), molto mediatizzata, rafforzando l’identità di Mulhouse come riferimento per l’innovazione nell’habitat. Per giungere a tale obiettivo si correlano a cascata una coralità di figure operative e attuative. La Cité Manifeste è infatti il più pubblicizzato dei progetti del Grand Projet de Ville, a sua volta inserito nel Contrat de Ville, contenuto negli obiettivi dell’Agenda 21Mulhouse sud- Alsace, patto fra diverse municipalità sui temi dello sviluppo sostenibile enunciati a Rio nel 1992. Tale quadro è a sua volta sostenuto da nuove leggi nazionali, come la legge Borloo del 2003, che mira al rinnovamento urbano tramite la riqualificazione del parco alloggi esistente e la costruzione di architetture eco-compatibili, in un disegno che si misura con nuovi scenari, legati alla sostenibilità dello sviluppo urbano e al disegno delle infrastrutture della mobilità come puntello inevitabile alla figura della dispersione.
tesoriere, z. (2010). Abitare sostenibile, il caso di Mulhouse: territorio, ambiente, habitat. In Giuseppe Arcarese Giuseppe Lecardane (a cura di), L’AMBIENTE URBANO I DATI SULLA QUALITÀ AMBIENTALE NELLE NOSTRE CITTÀ (pp. 141-152). Roma : Aracne.
Abitare sostenibile, il caso di Mulhouse: territorio, ambiente, habitat
TESORIERE, Zeila
2010-01-01
Abstract
Mentre con frequenza crescente in Europa corrono paralleli fenomeni di concentrazione e dispersione dell’habitat urbano, si rafforza il ruolo di alcuni piccoli centri dall’identità consolidata per raggiungere nuovi equilibri relativi ai temi dello sviluppo sostenibile, nell’ottica di un innervamento strategico del territorio. Facendo riferimento alle operazioni che dal 2001 sono in atto per il rinnovamento del profilo di Mulhouse, l’intervento proposto guarda all’indispensabile intreccio di pratiche, strumenti e politiche di intervento, nella designazione di piccoli centri a vocazione unica e a forte memoria storica come nuove figure di rilievo. Mulhouse è oggi una città transfrontaliera di circa 140 000 abitanti in cui l’impresa tessile, fenomeno determinante dalla metà dell’Ottocento, è quasi del tutto scomparsa, e che punta a divenire centro di una regione più vasta, lungo i confini con la Svizzera e la Germania e legata a nuovi interessi economici. Nella Mulhouse del XIX secolo l’inurbamento legato all’industrializzazione ha dato luogo alla prima esperienza europea di alloggi operai unifamiliari e con giardino concessi in proprietà, che hanno reso la città un riferimento per le pratiche e la storia dell’architettura domestica. Tali alloggi sono ora un emblema identitario cui la municipalità si riferisce per lanciare nuove operazioni di richiamo. La principale in tal senso è stata la Cité Manifeste (2002), molto mediatizzata, rafforzando l’identità di Mulhouse come riferimento per l’innovazione nell’habitat. Per giungere a tale obiettivo si correlano a cascata una coralità di figure operative e attuative. La Cité Manifeste è infatti il più pubblicizzato dei progetti del Grand Projet de Ville, a sua volta inserito nel Contrat de Ville, contenuto negli obiettivi dell’Agenda 21Mulhouse sud- Alsace, patto fra diverse municipalità sui temi dello sviluppo sostenibile enunciati a Rio nel 1992. Tale quadro è a sua volta sostenuto da nuove leggi nazionali, come la legge Borloo del 2003, che mira al rinnovamento urbano tramite la riqualificazione del parco alloggi esistente e la costruzione di architetture eco-compatibili, in un disegno che si misura con nuovi scenari, legati alla sostenibilità dello sviluppo urbano e al disegno delle infrastrutture della mobilità come puntello inevitabile alla figura della dispersione.File | Dimensione | Formato | |
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