Alla luce degli studi più recenti, mirati ad attenuare le difficoltà dell’indagine storiografica sul tema delle residenze nobiliari d’età barocca in Sicilia, risulta possibile delineare nuovi quadri di riferimento da cui ripartire per una più attenta lettura della produzione architettonica del periodo in esame. Il fenomeno delle nuove fondazioni del XVII secolo, patrocinate da un ristretto gruppo di nobili siciliani, portò ad attuare in tutto il territorio isolano ambiziosi programmi costruttivi. Accanto a queste iniziative, nella Palermo del Seicento è possibile individuare altrettante attività edificatorie in almeno quattro grandi dimore, i palazzi Raccuja, Geraci, Villafranca e Cattolica, che rivelano un inedito interesse da parte di esponenti di spicco della nobiltà parlamentare per la celebrazione architettonica del casato nella capitale dell’isola. A partire dai primi anni del Settecento il baronaggio feudale avviò il fenomeno costruttivo delle sontuose ville suburbane attorno alla capitale, come le ville Valguarnera, Naselli d’Aragona e Palagonia a Bagheria. Fu soprattutto il quindicennio tra il 1750 e il 1765 a distinguersi per il sincronico impiego di grandi risorse finanziarie e progettuali nelle dimore cittadine, tese all’affermarsi di nuove esigenze abitative e celebrative e a ostentare l’adesione a orientamenti linguistici diversi. I palazzi Bonagia, Celestri-Santa Croce, Cutò, Valguarnera-Gangi e Costantino sono portavoci di altre componenti eteronome del dibattito locale proiettato verso una dimensione internazionale.
Piazza, S. (2009). Stagioni costruttive dell'architettura residenziale a Palermo tra XVII e XVIII secolo. In M. Fagiolo (a cura di), Il sistema delle residenze nobiliari. Italia meridionale (pp. 304-316). Roma : De Luca editori d’arte.
Stagioni costruttive dell'architettura residenziale a Palermo tra XVII e XVIII secolo
PIAZZA, Stefano
2009-01-01
Abstract
Alla luce degli studi più recenti, mirati ad attenuare le difficoltà dell’indagine storiografica sul tema delle residenze nobiliari d’età barocca in Sicilia, risulta possibile delineare nuovi quadri di riferimento da cui ripartire per una più attenta lettura della produzione architettonica del periodo in esame. Il fenomeno delle nuove fondazioni del XVII secolo, patrocinate da un ristretto gruppo di nobili siciliani, portò ad attuare in tutto il territorio isolano ambiziosi programmi costruttivi. Accanto a queste iniziative, nella Palermo del Seicento è possibile individuare altrettante attività edificatorie in almeno quattro grandi dimore, i palazzi Raccuja, Geraci, Villafranca e Cattolica, che rivelano un inedito interesse da parte di esponenti di spicco della nobiltà parlamentare per la celebrazione architettonica del casato nella capitale dell’isola. A partire dai primi anni del Settecento il baronaggio feudale avviò il fenomeno costruttivo delle sontuose ville suburbane attorno alla capitale, come le ville Valguarnera, Naselli d’Aragona e Palagonia a Bagheria. Fu soprattutto il quindicennio tra il 1750 e il 1765 a distinguersi per il sincronico impiego di grandi risorse finanziarie e progettuali nelle dimore cittadine, tese all’affermarsi di nuove esigenze abitative e celebrative e a ostentare l’adesione a orientamenti linguistici diversi. I palazzi Bonagia, Celestri-Santa Croce, Cutò, Valguarnera-Gangi e Costantino sono portavoci di altre componenti eteronome del dibattito locale proiettato verso una dimensione internazionale.File | Dimensione | Formato | |
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