L’architettura prodotta in ambito messinese fra Quattro e Cinquecento si è spesso prestata ad una valutazione di estraneità, rispetto al contesto isolano. L’idea che Messina sia la città più “toscana” e “rinascimentale” del sud va probabilmente mitigata: i terremoti che hanno colpito in modo devastante Messina e la Sicilia orientale hanno probabilmente sottratto numerose prove di una prolungata permanenza del gotico in quest’area e hanno inevitabilmente condizionato la lettura degli storici. Bisogna aggiungere che i palazzi di Taormina risultano erroneamente retrodatati e legati al primo Quattrocento. In realtà in questi episodi (ed altri, come quelli di palazzi di Cosenza) il linguaggio tardogotico si manifesta tra Sicilia e Calabria come un fenomeno vitale che si protrae almeno fino ai primi decenni del XVI secolo ed è riscontrabile in molteplici fabbriche che la storia ci ha consegnato in resti o frammenti di resti. Il rinascimento si affaccia nel nord est della Sicilia con l’opera di scultori che usano il marmo bianco di Carrara (attivi soprattutto a Messina e Catania) e che sono impegnati nella realizzazione di monumenti, altari, cappelle, portali ecc. Da questo punto di vista Messina segue una parabola analoga a quella di Palermo dove l’architettura tardogotica convive con la scultura rinascimentale. L’influenza del classicismo del marmo, della tradizione tardogotica e il dibattito che si innesca nel duomo di Messina, un cantiere che si andava completando ancora nel corso del primo Cinquecento, sembra generare nei centri della provincia una serie di singolari episodi in cui viene sperimentata la possibilità di contaminazione e ibridazione (portali di Tortorici, Mirto, Mistretta ecc.). È soprattutto la presenza di Polidoro da Caravaggio a Messina (dal 1528) a produrre una decisa virata in senso classicista, introducendo nella città il linguaggio “alla romana”. La città subisce un poderoso scarto con l’ingresso di Carlo V e il dibattito che ne scaturisce costituisce un momento di svolta reale rispetto al resto della Sicilia.

Scaduto, F. (2008). Fra tardogotico e Rinascimento: Messina tra Sicilia e continente. ARTIGRAMA, 23, 301-326.

Fra tardogotico e Rinascimento: Messina tra Sicilia e continente

SCADUTO, Fulvia
2008-01-01

Abstract

L’architettura prodotta in ambito messinese fra Quattro e Cinquecento si è spesso prestata ad una valutazione di estraneità, rispetto al contesto isolano. L’idea che Messina sia la città più “toscana” e “rinascimentale” del sud va probabilmente mitigata: i terremoti che hanno colpito in modo devastante Messina e la Sicilia orientale hanno probabilmente sottratto numerose prove di una prolungata permanenza del gotico in quest’area e hanno inevitabilmente condizionato la lettura degli storici. Bisogna aggiungere che i palazzi di Taormina risultano erroneamente retrodatati e legati al primo Quattrocento. In realtà in questi episodi (ed altri, come quelli di palazzi di Cosenza) il linguaggio tardogotico si manifesta tra Sicilia e Calabria come un fenomeno vitale che si protrae almeno fino ai primi decenni del XVI secolo ed è riscontrabile in molteplici fabbriche che la storia ci ha consegnato in resti o frammenti di resti. Il rinascimento si affaccia nel nord est della Sicilia con l’opera di scultori che usano il marmo bianco di Carrara (attivi soprattutto a Messina e Catania) e che sono impegnati nella realizzazione di monumenti, altari, cappelle, portali ecc. Da questo punto di vista Messina segue una parabola analoga a quella di Palermo dove l’architettura tardogotica convive con la scultura rinascimentale. L’influenza del classicismo del marmo, della tradizione tardogotica e il dibattito che si innesca nel duomo di Messina, un cantiere che si andava completando ancora nel corso del primo Cinquecento, sembra generare nei centri della provincia una serie di singolari episodi in cui viene sperimentata la possibilità di contaminazione e ibridazione (portali di Tortorici, Mirto, Mistretta ecc.). È soprattutto la presenza di Polidoro da Caravaggio a Messina (dal 1528) a produrre una decisa virata in senso classicista, introducendo nella città il linguaggio “alla romana”. La città subisce un poderoso scarto con l’ingresso di Carlo V e il dibattito che ne scaturisce costituisce un momento di svolta reale rispetto al resto della Sicilia.
2008
Settore ICAR/18 - Storia Dell'Architettura
Scaduto, F. (2008). Fra tardogotico e Rinascimento: Messina tra Sicilia e continente. ARTIGRAMA, 23, 301-326.
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