n conseguenza dell’attuale emergenza sanitaria, le istituzioni nazionali e sovra-nazionali stanno approvando interventi per fronteggiare gli effetti drammatici attesi sull’ economia. In questo articolo, vogliamo porre l’attenzione su specifiche realtà che già vivevano una condizione marginale e che rischiano oggi la completa desertificazione: le economie rurali. La domanda che ci poniamo è: quali politiche possono agire con maggiore efficacia e tempestività sulle economie rurali? In questo periodo, diverse misure sono già state attuate a sostegno delle economie rurali da parte dalle autorità di gestione dei programmi di sviluppo rurale nelle diverse regioni italiane. È possibile, ad esempio, consultare un elenco di misure adottate e di progetti in via di realizzazione nella pagina web della Rete Rurale Nazionale (RRN, http://www.reterurale.it), così come in quella della Rete Europea per lo Sviluppo Rurale (ENRD, https://enrd.ec.europa.eu/news-events/news_en). Queste politiche mettono in atto interventi a sostegno, in prevalenza economico-finanziario, del sistema produttivo locale. Tuttavia, ci sentiamo di lanciare un segnale di allarme: non basta immettere liquidità nei sistemi produttivi locali. Vogliamo ricordare al riguardo una massima, che appare oggi di estrema attualità, con la quale i keynesiani esemplificarono la grande depressione degli inizi dello scorso secolo: «è possibile portare un cavallo all’abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere». Allora, per la prima volta, si parlò di “trappola della liquidità”. Quando la crisi è profonda, le aspettative degli attori economici sono così drammatiche che qualsiasi attività da intraprendere appare troppo rischiosa. All’investimento, qualsiasi esso sia, si preferisce sempre la liquidità, perché il rischio legato all’incertezza sul futuro appare sempre troppo elevato (Galimberti, 2014). In uno scenario drammatico come quello che stiamo oggi vivendo, gli animal spirits – espressione coniata da Keynes per indicare il complesso di emozioni istintive che guidano il comportamento umano, in generale, e quello imprenditoriale, in particolare – sono spaventati e preoccupati. Quell’insieme di forze e motivazioni, frutto di un comportamento istintivo e spontaneo, tra cui l’intuizione personale e l’ottimismo, oggi sono indebolite e si rischia di approdare in un atteggiamento mentale che in psicologia è definito “impotenza appresa”, ovvero decidere di non agire, perché qualunque azione sembra non portare a risultati positivi (Seligman, 2019). Tutto ciò risulta amplificato se consideriamo le economie rurali, ovvero realtà produttive che già prima dell’esplodere della pandemia vivevano sotto un costante rischio di marginalità e potenziale “impotenza appresa”. A nostro avviso, le politiche non dovrebbero oggi solo immettere liquidità, ma operare per una vera e propria “ricostruzione” dei sistemi produttivi locali. A tal fine, si dovrebbero predisporre strumenti di sviluppo locale che forniscano un sostegno sia economico-finanziario che psicologico e di coaching. In altri termini, non solo destinare le risorse a quanti vogliono investire e quindi “intraprendere” ancora, ma anche attivare processi di empowerment con il fine di raggiungere la consapevolezza che impegno e competenze personali possano continuare ad essere determinanti del “destino” degli individui (Rotter, 1954). Esistono già strumenti di sviluppo locale adatti a perseguire questi obiettivi nelle economie rurali? Sì, esistono e sono attuabili attraverso il lavoro dei Gruppi di Azione Locale (GAL, Reg. UE 1303/2013). Ad esempio, una rilevante opportunità può essere offerta dalle varie declinazioni della misura 16 dei PSR (Programmi di Sviluppo Rurale) regionali, misura anche presente nei singoli Piani di Azione Locale (PAL) dei GAL. In particolare, le sotto-misure 16.1-16.9 possono essere un supporto utile alla ricostruzione dei sistemi produttivi locali nelle aree rurali attraverso incentivi alla cooperazione tra attori economici nel settore agricolo e della filiera alimentare. Queste misure consentono infatti di costituire dei Gruppi di Cooperazione (GC) che, sotto l’indirizzo strategico dei GAL, vengono supportati non solo dal punto di vista economico-finanziario, ma anche manageriale e di empowerment psicologico-motivazionale. Gli interventi attuati dai GAL, che oggi operano in tutte le regioni italiane, potrebbero avere ricadute economiche non solo sui singoli operatori, ma anche e soprattutto sulla comunità locale nel suo insieme. Da un lato, potrebbero stimolare la diversificazione delle attività economiche e ridurre il rischio di impresa così come incoraggiare nuove iniziative imprenditoriali; dall’altro lato, potrebbero sostenere un vero e proprio recupero delle “identità” delle economie rurali. La formazione dei GC, solo per elencare alcune tra le più rilevanti ricadute, potrebbe: facilitare le relazioni tra piccoli imprenditori al fine di riorganizzare processi produttivi basati sulla condivisione di impianti ed altri fattori; rendere stabili le connessioni tra settore agro-alimentare e comparto turistico; connettere il tessuto produttivo locale con il patrimonio storico-culturale del territorio; creare formali reti di imprese locali per la condivisione di obiettivi commerciali; offrire attività di assistenza sanitaria e di integrazione sociale; avviare azioni condivise di sostenibilità ambientale e promuovere processi educativi per l’intera comunità locale. Questi strumenti di sviluppo locale avrebbero vantaggi anche sotto il profilo tecnico-attuativo. Di seguito, proviamo a sintetizzare quelli più rilevanti: finanziamento a fondo perduto. Non richiedono alcun impegno finanziario per i partecipanti. Anche se per un periodo definito (12/18 mesi), le azioni sovvenzionano interamente i Gruppi di Cooperazione (GC), pensati come centri propulsivi di “cultura di rete”; immediata realizzabilità. I Piani di Azione Locale dei GAL che contengono le sotto-misure 16 sono già approvati e, quindi, immediatamente attuabili. Le Autorità di Gestione dei PSR potrebbero ulteriormente semplificare ed accelerare le procedure autorizzative; immediata disponibilità finanziaria. I Piani di Azione Locale hanno una loro dotazione finanziaria e non incidono sulla finanza pubblica. Quindi, offrono un sostegno senza creare nuovo debito pubblico; gestione delle reti di sviluppo locale. I GC coinvolgono agricoltori, imprese agroalimentari, Comuni, ASL, Uffici di Piano di Zona, Istituti scolastici, Cooperative sociali, Onlus, Liberi professionisti, ed altri attori locali, pubblici e privati. Possono, quindi, generare veri e propri laboratori innovativi per la formazione e gestione di modelli di cooperazione per lo sviluppo locale; obiettivi precisi. Ciascun GC deve individuare “gruppi-bersagli” ben definiti: giovani che non studiano né lavorano (NEET), start-up, aziende agricole, comunità e operatori dell’agricoltura sociale, imprenditori “marginali”, ecc.; orientano altri interventi di sviluppo locale. Definiscono temi di interesse per altre sotto-misure, accrescendo l’attrattività di altri interventi attuati dai GAL. Questo può rendere più solida la struttura portante delle politiche di sviluppo locale e favorire dunque aspettative e fiducia degli animal spirits. L’obiettivo finale di queste politiche è che in dodici, o al massimo diciotto mesi, di intervento si riescano a creare relazioni stabili tra gli operatori dei Gruppi di Cooperazione, in modo che queste perdurino anche al termine del supporto dei GAL. Questi interventi possono essere visti quindi come veri e propri incubatori di modelli di sviluppo locale basati sulla cooperazione. “Non possiamo stare ancora fermi ad aspettare. Prendiamo un metodo e proviamolo. Soprattutto, proviamo qualcosa” (F.D. Roosevelt).

Davide PIacentino, C.P. (2020). Quali politiche per le economie rurali nell’era post Covid-19?. EYESREG.

Quali politiche per le economie rurali nell’era post Covid-19?

Davide PIacentino
;
Salvatore Tosi
2020-01-01

Abstract

n conseguenza dell’attuale emergenza sanitaria, le istituzioni nazionali e sovra-nazionali stanno approvando interventi per fronteggiare gli effetti drammatici attesi sull’ economia. In questo articolo, vogliamo porre l’attenzione su specifiche realtà che già vivevano una condizione marginale e che rischiano oggi la completa desertificazione: le economie rurali. La domanda che ci poniamo è: quali politiche possono agire con maggiore efficacia e tempestività sulle economie rurali? In questo periodo, diverse misure sono già state attuate a sostegno delle economie rurali da parte dalle autorità di gestione dei programmi di sviluppo rurale nelle diverse regioni italiane. È possibile, ad esempio, consultare un elenco di misure adottate e di progetti in via di realizzazione nella pagina web della Rete Rurale Nazionale (RRN, http://www.reterurale.it), così come in quella della Rete Europea per lo Sviluppo Rurale (ENRD, https://enrd.ec.europa.eu/news-events/news_en). Queste politiche mettono in atto interventi a sostegno, in prevalenza economico-finanziario, del sistema produttivo locale. Tuttavia, ci sentiamo di lanciare un segnale di allarme: non basta immettere liquidità nei sistemi produttivi locali. Vogliamo ricordare al riguardo una massima, che appare oggi di estrema attualità, con la quale i keynesiani esemplificarono la grande depressione degli inizi dello scorso secolo: «è possibile portare un cavallo all’abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere». Allora, per la prima volta, si parlò di “trappola della liquidità”. Quando la crisi è profonda, le aspettative degli attori economici sono così drammatiche che qualsiasi attività da intraprendere appare troppo rischiosa. All’investimento, qualsiasi esso sia, si preferisce sempre la liquidità, perché il rischio legato all’incertezza sul futuro appare sempre troppo elevato (Galimberti, 2014). In uno scenario drammatico come quello che stiamo oggi vivendo, gli animal spirits – espressione coniata da Keynes per indicare il complesso di emozioni istintive che guidano il comportamento umano, in generale, e quello imprenditoriale, in particolare – sono spaventati e preoccupati. Quell’insieme di forze e motivazioni, frutto di un comportamento istintivo e spontaneo, tra cui l’intuizione personale e l’ottimismo, oggi sono indebolite e si rischia di approdare in un atteggiamento mentale che in psicologia è definito “impotenza appresa”, ovvero decidere di non agire, perché qualunque azione sembra non portare a risultati positivi (Seligman, 2019). Tutto ciò risulta amplificato se consideriamo le economie rurali, ovvero realtà produttive che già prima dell’esplodere della pandemia vivevano sotto un costante rischio di marginalità e potenziale “impotenza appresa”. A nostro avviso, le politiche non dovrebbero oggi solo immettere liquidità, ma operare per una vera e propria “ricostruzione” dei sistemi produttivi locali. A tal fine, si dovrebbero predisporre strumenti di sviluppo locale che forniscano un sostegno sia economico-finanziario che psicologico e di coaching. In altri termini, non solo destinare le risorse a quanti vogliono investire e quindi “intraprendere” ancora, ma anche attivare processi di empowerment con il fine di raggiungere la consapevolezza che impegno e competenze personali possano continuare ad essere determinanti del “destino” degli individui (Rotter, 1954). Esistono già strumenti di sviluppo locale adatti a perseguire questi obiettivi nelle economie rurali? Sì, esistono e sono attuabili attraverso il lavoro dei Gruppi di Azione Locale (GAL, Reg. UE 1303/2013). Ad esempio, una rilevante opportunità può essere offerta dalle varie declinazioni della misura 16 dei PSR (Programmi di Sviluppo Rurale) regionali, misura anche presente nei singoli Piani di Azione Locale (PAL) dei GAL. In particolare, le sotto-misure 16.1-16.9 possono essere un supporto utile alla ricostruzione dei sistemi produttivi locali nelle aree rurali attraverso incentivi alla cooperazione tra attori economici nel settore agricolo e della filiera alimentare. Queste misure consentono infatti di costituire dei Gruppi di Cooperazione (GC) che, sotto l’indirizzo strategico dei GAL, vengono supportati non solo dal punto di vista economico-finanziario, ma anche manageriale e di empowerment psicologico-motivazionale. Gli interventi attuati dai GAL, che oggi operano in tutte le regioni italiane, potrebbero avere ricadute economiche non solo sui singoli operatori, ma anche e soprattutto sulla comunità locale nel suo insieme. Da un lato, potrebbero stimolare la diversificazione delle attività economiche e ridurre il rischio di impresa così come incoraggiare nuove iniziative imprenditoriali; dall’altro lato, potrebbero sostenere un vero e proprio recupero delle “identità” delle economie rurali. La formazione dei GC, solo per elencare alcune tra le più rilevanti ricadute, potrebbe: facilitare le relazioni tra piccoli imprenditori al fine di riorganizzare processi produttivi basati sulla condivisione di impianti ed altri fattori; rendere stabili le connessioni tra settore agro-alimentare e comparto turistico; connettere il tessuto produttivo locale con il patrimonio storico-culturale del territorio; creare formali reti di imprese locali per la condivisione di obiettivi commerciali; offrire attività di assistenza sanitaria e di integrazione sociale; avviare azioni condivise di sostenibilità ambientale e promuovere processi educativi per l’intera comunità locale. Questi strumenti di sviluppo locale avrebbero vantaggi anche sotto il profilo tecnico-attuativo. Di seguito, proviamo a sintetizzare quelli più rilevanti: finanziamento a fondo perduto. Non richiedono alcun impegno finanziario per i partecipanti. Anche se per un periodo definito (12/18 mesi), le azioni sovvenzionano interamente i Gruppi di Cooperazione (GC), pensati come centri propulsivi di “cultura di rete”; immediata realizzabilità. I Piani di Azione Locale dei GAL che contengono le sotto-misure 16 sono già approvati e, quindi, immediatamente attuabili. Le Autorità di Gestione dei PSR potrebbero ulteriormente semplificare ed accelerare le procedure autorizzative; immediata disponibilità finanziaria. I Piani di Azione Locale hanno una loro dotazione finanziaria e non incidono sulla finanza pubblica. Quindi, offrono un sostegno senza creare nuovo debito pubblico; gestione delle reti di sviluppo locale. I GC coinvolgono agricoltori, imprese agroalimentari, Comuni, ASL, Uffici di Piano di Zona, Istituti scolastici, Cooperative sociali, Onlus, Liberi professionisti, ed altri attori locali, pubblici e privati. Possono, quindi, generare veri e propri laboratori innovativi per la formazione e gestione di modelli di cooperazione per lo sviluppo locale; obiettivi precisi. Ciascun GC deve individuare “gruppi-bersagli” ben definiti: giovani che non studiano né lavorano (NEET), start-up, aziende agricole, comunità e operatori dell’agricoltura sociale, imprenditori “marginali”, ecc.; orientano altri interventi di sviluppo locale. Definiscono temi di interesse per altre sotto-misure, accrescendo l’attrattività di altri interventi attuati dai GAL. Questo può rendere più solida la struttura portante delle politiche di sviluppo locale e favorire dunque aspettative e fiducia degli animal spirits. L’obiettivo finale di queste politiche è che in dodici, o al massimo diciotto mesi, di intervento si riescano a creare relazioni stabili tra gli operatori dei Gruppi di Cooperazione, in modo che queste perdurino anche al termine del supporto dei GAL. Questi interventi possono essere visti quindi come veri e propri incubatori di modelli di sviluppo locale basati sulla cooperazione. “Non possiamo stare ancora fermi ad aspettare. Prendiamo un metodo e proviamolo. Soprattutto, proviamo qualcosa” (F.D. Roosevelt).
2020
Davide PIacentino, C.P. (2020). Quali politiche per le economie rurali nell’era post Covid-19?. EYESREG.
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