La percezione sociale è stata in parte oggetto di attenzione dei capitoli precedenti, sia per quanto riguarda il Sé sia per l’appartenenza ai gruppi. In questa sede, comunque, si ritiene opportuno riprendere e, in alcuni casi, presentare alcuni concetti base della tematica poiché utili per l’introduzione all’Altro, inteso come colui che “tende a essere fuori dal cerchio della familiarità, le cui immagini sono contrassegnate da una lontananza fisica, psicologica, sociale che ne sottolinea la diversità” (Amerio, 2013, 11-12). E quale luogo più di ogni altro può facilmente rischiare di cadere nelle trame della categorizzazione sociale, e della stigmatizzazione, se non il penitenziario ? L’istituzione totale per eccellenza, possibile sbocco occupazionale degli educatori, dove possono aver luogo meccanismi di esclusione e discriminazione se non si è adeguatamente formati ad accogliere “categorie diverse di persone socialmente indesiderate” (Goffman, 1961). Si tratta di un Altro, pertanto, che aiuta a farci comprendere come la violenza non è spesso generata da chissà quale predisposizione dei suoi autori quanto, piuttosto, da una serie di concause di contesto nel quale si inserisce anche la dimensione soggettiva che ne viene fortemente influenzata (Buffa, 2013). La teoria disposizionale può, dunque, essere di aiuto per i lettori per la comprensione della natura evolutiva del male.
Garro M, Mazzullo B. (2020). L'Altro tra conformismo, obbedienza e negazione. L'intervento formativo ed educativo nel sistema penitenziario. In Garro maria (a cura di), Psicologia sociale e interventi educativi. Trasversalità, contesti e relazioni (pp. 215-227). MILANO : FRANCO ANGELI.
L'Altro tra conformismo, obbedienza e negazione. L'intervento formativo ed educativo nel sistema penitenziario
Garro M
;
2020-01-01
Abstract
La percezione sociale è stata in parte oggetto di attenzione dei capitoli precedenti, sia per quanto riguarda il Sé sia per l’appartenenza ai gruppi. In questa sede, comunque, si ritiene opportuno riprendere e, in alcuni casi, presentare alcuni concetti base della tematica poiché utili per l’introduzione all’Altro, inteso come colui che “tende a essere fuori dal cerchio della familiarità, le cui immagini sono contrassegnate da una lontananza fisica, psicologica, sociale che ne sottolinea la diversità” (Amerio, 2013, 11-12). E quale luogo più di ogni altro può facilmente rischiare di cadere nelle trame della categorizzazione sociale, e della stigmatizzazione, se non il penitenziario ? L’istituzione totale per eccellenza, possibile sbocco occupazionale degli educatori, dove possono aver luogo meccanismi di esclusione e discriminazione se non si è adeguatamente formati ad accogliere “categorie diverse di persone socialmente indesiderate” (Goffman, 1961). Si tratta di un Altro, pertanto, che aiuta a farci comprendere come la violenza non è spesso generata da chissà quale predisposizione dei suoi autori quanto, piuttosto, da una serie di concause di contesto nel quale si inserisce anche la dimensione soggettiva che ne viene fortemente influenzata (Buffa, 2013). La teoria disposizionale può, dunque, essere di aiuto per i lettori per la comprensione della natura evolutiva del male.File | Dimensione | Formato | |
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