Il saggio, inserito in una collettanea in tema di investigazioni atipiche alla sua seconda edizione, analizza criticamente l’ascolto “non rivelato” da parte di un soggetto presente . Le coordinate costituzionali e convenzionali consentono di mettere in evidenza l’innegabile compressione dei diritti in rilievo e una difficoltà nell’individuazione della disciplina probatoria applicabile che si ripercuote sull’utilizzabilità processuale dei risultati dell’attività di registrazione. L'analisi è condotta su un piano evolutivo che partendo dall'inquadramento sistematico mette in luce l'evoluzione normativa e giurisprudenziale, con particolare riguardo alle aree di incidenza con la disciplina del c.d. captatore informatico e con la fattispecie penale di diffusione delle captazioni fraudolente. Il punto centrale dell'utilizzabilità dei risultati di queste attività d'ascolto intreccia il tema dell'illiceità della prova. Gli esiti del dibattito oscillano fra la prospettiva più garantista che vedrebbe nella violazione dell’intimità del cittadino l’evidente dimostrazione dell’incostituzionalità della prova con conseguente inutilizzabilità della stessa, e l’estremo opposto, in cui si prospetta una sorta di onere del dichiarante di scegliersi un interlocutore sicuro e affidabile al quale riservare le proprie confidenze, imputando al medesimo soggetto le conseguenze di un’eventuale scelta incauta. Emerge, in questa seconda opzione, l’inveterata esigenza di preservare a fini processuali gli esiti di un’attività captativa tanto insidiosa quanto efficace e processualmente utile con un evidente distorsione del “principio di proporzionalità”, piegato all’obiettivo di giustificare istituti estranei dal dato normativo. Di fronte a queste evenienze, per tutelare il principio di legalità probatoria e proteggerlo dagli abusi, non riponendo troppa fiducia in un futuro intervento legislativo espresso che positivizzi tutti i contenuti e limiti delle attività di registrazione in modo da sgombrare il campo da ombre e dubbi applicativi, si auspica una valorizzazione delle potenzialità applicative dell’art. 189 c.p.p. che metta in luce i difetti patologici legati agli abusi dello strumento tipico o all’eventuale violazione di precetti contenuti nella Carta fondamentale o nella Cedu.

Maggio, P. (2019). LA REGISTRAZIONE OCCULTA CURATA DA UNA PERSONA PRESENTE AL COLLOQUIO. In A. Scalfati (a cura di), Le indagini atipiche (pp. 61-99). Torino : Giappichelli.

LA REGISTRAZIONE OCCULTA CURATA DA UNA PERSONA PRESENTE AL COLLOQUIO

Maggio, P
2019-01-01

Abstract

Il saggio, inserito in una collettanea in tema di investigazioni atipiche alla sua seconda edizione, analizza criticamente l’ascolto “non rivelato” da parte di un soggetto presente . Le coordinate costituzionali e convenzionali consentono di mettere in evidenza l’innegabile compressione dei diritti in rilievo e una difficoltà nell’individuazione della disciplina probatoria applicabile che si ripercuote sull’utilizzabilità processuale dei risultati dell’attività di registrazione. L'analisi è condotta su un piano evolutivo che partendo dall'inquadramento sistematico mette in luce l'evoluzione normativa e giurisprudenziale, con particolare riguardo alle aree di incidenza con la disciplina del c.d. captatore informatico e con la fattispecie penale di diffusione delle captazioni fraudolente. Il punto centrale dell'utilizzabilità dei risultati di queste attività d'ascolto intreccia il tema dell'illiceità della prova. Gli esiti del dibattito oscillano fra la prospettiva più garantista che vedrebbe nella violazione dell’intimità del cittadino l’evidente dimostrazione dell’incostituzionalità della prova con conseguente inutilizzabilità della stessa, e l’estremo opposto, in cui si prospetta una sorta di onere del dichiarante di scegliersi un interlocutore sicuro e affidabile al quale riservare le proprie confidenze, imputando al medesimo soggetto le conseguenze di un’eventuale scelta incauta. Emerge, in questa seconda opzione, l’inveterata esigenza di preservare a fini processuali gli esiti di un’attività captativa tanto insidiosa quanto efficace e processualmente utile con un evidente distorsione del “principio di proporzionalità”, piegato all’obiettivo di giustificare istituti estranei dal dato normativo. Di fronte a queste evenienze, per tutelare il principio di legalità probatoria e proteggerlo dagli abusi, non riponendo troppa fiducia in un futuro intervento legislativo espresso che positivizzi tutti i contenuti e limiti delle attività di registrazione in modo da sgombrare il campo da ombre e dubbi applicativi, si auspica una valorizzazione delle potenzialità applicative dell’art. 189 c.p.p. che metta in luce i difetti patologici legati agli abusi dello strumento tipico o all’eventuale violazione di precetti contenuti nella Carta fondamentale o nella Cedu.
2019
Settore IUS/16 - Diritto Processuale Penale
Maggio, P. (2019). LA REGISTRAZIONE OCCULTA CURATA DA UNA PERSONA PRESENTE AL COLLOQUIO. In A. Scalfati (a cura di), Le indagini atipiche (pp. 61-99). Torino : Giappichelli.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Investigazioni Atipiche[61-100].pdf

Solo gestori archvio

Tipologia: Versione Editoriale
Dimensione 616.74 kB
Formato Adobe PDF
616.74 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/389885
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact