Il contributo illustra la fondazione del monastero di S. Vito di Palermo, segnata dalla peculiare vocazione ad accogliere monache senza dote. In realtà in poco tempo anche questa sede monacale divenne molto ricca e frequentata da illustri esponenti delle principali famiglie aristocratiche del viceregno. Le consanguineità tra le consorelle dei diversi monasteri e i loro congiunti, l’emulazione e la competizione tra le case religiose, specchio delle rivalità familiari, hanno condotto a proporre in questa sede l’ipotesi di studio che la committenza dell’ostensorio di corallo di cui si tratta possa ricondursi al suor Elisabetta Maria della Passione, figlia del principe di Trabia e vedova del marchese di Gibellina con una datazione e manifattura assimilabile a quelle dell’ostensorio di corallo proveniente dal monastero dell’Assunta e oggi al Museo Diocesano di Palermo.
Palazzotto, P. (2019). Un monastero palermitano per le monache senza dote: S. Maria delle Grazie in S. Vito e il seicentesco ostensorio in corallo. In L. Bellanca, M.C. Di Natale, S. Intorre, & Reginella M (a cura di), Sacra et Pretiosa. Oreficeria dai monasteri di Palermo Capitale (pp. 129-132). Palermo : Palermo University Press.
Data di pubblicazione: | 2019 | |
Titolo: | Un monastero palermitano per le monache senza dote: S. Maria delle Grazie in S. Vito e il seicentesco ostensorio in corallo | |
Autori: | ||
Citazione: | Palazzotto, P. (2019). Un monastero palermitano per le monache senza dote: S. Maria delle Grazie in S. Vito e il seicentesco ostensorio in corallo. In L. Bellanca, M.C. Di Natale, S. Intorre, & Reginella M (a cura di), Sacra et Pretiosa. Oreficeria dai monasteri di Palermo Capitale (pp. 129-132). Palermo : Palermo University Press. | |
Abstract: | Il contributo illustra la fondazione del monastero di S. Vito di Palermo, segnata dalla peculiare vocazione ad accogliere monache senza dote. In realtà in poco tempo anche questa sede monacale divenne molto ricca e frequentata da illustri esponenti delle principali famiglie aristocratiche del viceregno. Le consanguineità tra le consorelle dei diversi monasteri e i loro congiunti, l’emulazione e la competizione tra le case religiose, specchio delle rivalità familiari, hanno condotto a proporre in questa sede l’ipotesi di studio che la committenza dell’ostensorio di corallo di cui si tratta possa ricondursi al suor Elisabetta Maria della Passione, figlia del principe di Trabia e vedova del marchese di Gibellina con una datazione e manifattura assimilabile a quelle dell’ostensorio di corallo proveniente dal monastero dell’Assunta e oggi al Museo Diocesano di Palermo. | |
Settore Scientifico Disciplinare: | Settore L-ART/04 - Museologia E Critica Artistica E Del Restauro | |
Appare nelle tipologie: | 2.01 Capitolo o Saggio |
File in questo prodotto:
File | Descrizione | Tipologia | Licenza | |
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