La necessità di adeguare e/o ampliare gli esistenti impianti biologici di trattamento delle acque reflue, sia urbane che industriali, sia per potenziarne la capacità depurativa che per ottemperare al rispetto di limiti allo scarico per gli effluenti trattati sempre più restrittivi, si scontra sempre più di frequente con la difficoltà a reperire adeguate aree di espansione degli impianti. Pertanto, negli ultimi decenni sono state proposte nuove tecnologie atte a ridurre al massimo il volume dei reattori biologici, o incrementando la concentrazione di biomassa presente nel sistema e la capacità dello stadio finale del trattamento biologico, ossia quello di separazione solido-liquido, come nel caso dei sistemi MBR (Membrane BioReactor), oppure fornendo adeguati mezzi di supporto, ad elevata superficie specifica di attecchimento, sui quali fare sviluppare una notevole quantità di biomassa in forma di biofilm, come nel caso dei sistemi MBBR (Moving Bed Biofilm Reactor). Tali soluzioni, certamente di grande interesse tecnico e scientifico, trovano però spesso difficoltà di applicazione per i notevoli costi di investimento e di esercizio. In particolare, con rifermento ai costi di esercizio, basta soltanto pensare alle basse capacità di trasferimento di ossigeno che i sistemi di aerazione mostrano nei due sopracitati processi: fattore  assai ridotto per l’elevata concentrazione di biomassa nei sistemi MBR e aerazione a bolle medio-grosse nei sistemi MBBR.

Michele Torregrossa (2019). Applicazione della tecnologia MABR per l’incremento della capacità depurativa di impianti esistenti. In M.T. Gaspare Viviani (a cura di), BioMAc 2019 - Impianti MBR e trattamenti avanzati per la sostenibilità del trattamento delle acque reflue (pp. 141-162). Palermo : Caracol, Palermo.

Applicazione della tecnologia MABR per l’incremento della capacità depurativa di impianti esistenti

Michele Torregrossa
2019-01-01

Abstract

La necessità di adeguare e/o ampliare gli esistenti impianti biologici di trattamento delle acque reflue, sia urbane che industriali, sia per potenziarne la capacità depurativa che per ottemperare al rispetto di limiti allo scarico per gli effluenti trattati sempre più restrittivi, si scontra sempre più di frequente con la difficoltà a reperire adeguate aree di espansione degli impianti. Pertanto, negli ultimi decenni sono state proposte nuove tecnologie atte a ridurre al massimo il volume dei reattori biologici, o incrementando la concentrazione di biomassa presente nel sistema e la capacità dello stadio finale del trattamento biologico, ossia quello di separazione solido-liquido, come nel caso dei sistemi MBR (Membrane BioReactor), oppure fornendo adeguati mezzi di supporto, ad elevata superficie specifica di attecchimento, sui quali fare sviluppare una notevole quantità di biomassa in forma di biofilm, come nel caso dei sistemi MBBR (Moving Bed Biofilm Reactor). Tali soluzioni, certamente di grande interesse tecnico e scientifico, trovano però spesso difficoltà di applicazione per i notevoli costi di investimento e di esercizio. In particolare, con rifermento ai costi di esercizio, basta soltanto pensare alle basse capacità di trasferimento di ossigeno che i sistemi di aerazione mostrano nei due sopracitati processi: fattore  assai ridotto per l’elevata concentrazione di biomassa nei sistemi MBR e aerazione a bolle medio-grosse nei sistemi MBBR.
2019
Michele Torregrossa (2019). Applicazione della tecnologia MABR per l’incremento della capacità depurativa di impianti esistenti. In M.T. Gaspare Viviani (a cura di), BioMAc 2019 - Impianti MBR e trattamenti avanzati per la sostenibilità del trattamento delle acque reflue (pp. 141-162). Palermo : Caracol, Palermo.
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