L’articolo analizza gli aspetti essenziali dell’evoluzione delle strategie di tassazione delle imprese della digital economy, tanto a livello internazionale, quanto a livello eurounitario, per concludere, poi, con un’analisi dell’art. 1, commi 35 e segg., della Legge 30 dicembre 2018 n. 145 (legge di bilancio 2019), che ha introdotto, nel nostro sistema una vera e propria imposta sulle imprese che operano nel settore digitale, denominata “imposta sui servizi digitali” (ISD). Si osserva, a riguardo, che nel comparto della digital economy, quanto all’aspetto della tassazione, è possibile individuare tre diversi approcci. Il primo attribuisce particolare rilievo alla c.d. “presenza economica significativa” (che oggi troviamo nella nuova formulazione dell’art. 162 TUIR), che prescinde dal collegamento con il territorio e individua la presenza di un’impresa nel mercato sulla base di soli indicatori economici. Per le imprese digitali questo concetto coincide con la “presenza digitale” (cd. “digital presence”) cui è ricondotto il concetto di stabile organizzazione digitale (SOD). Il secondo prevede, invece, l’istituzione di una specifica imposta pensata per quelle imprese, che tenga conto del modo in cui esse producono i loro imponibili e anche del ruolo che gli utenti generano nella realizzazione del valore. Il terzo ritiene non produttivo il tentativo di cd ring-fencing dell’economia digitale, osservando che, sebbene esistano elementi specifici e peculiari che caratterizzano le imprese digital, queste peculiarità non consentirebbero però di “isolare” l’economia digitale e considerarla di fatto diversa dalle tradizionali forme economiche. Il primo ed il secondo dei suddetti approcci stanno alla base di due recenti proposte di direttive della Commissione europea, che ha pensato ad una soluzione temporanea, prevedendo l’istituzione di una imposta specifica sui servizi digitali, e ad una soluzione “a regime” fondata, invece, sul concetto di presenza digitale. La “web tax italiana”, introdotta con la legge di bilancio 2019 è concepita ricalcando sostanzialmente gli aspetti fondamentali dell’imposta sui servizi digitali prevista, come soluzione temporanea, in ambito unionale.

perrone, a. (2019). Il percorso (incerto) della c.d. web tax italiana tra modelli internazionali ed eurounitari di tassazione della digital economy. RIVISTA DI DIRITTO TRIBUTARIO, 1-6.

Il percorso (incerto) della c.d. web tax italiana tra modelli internazionali ed eurounitari di tassazione della digital economy

perrone, a
2019-01-01

Abstract

L’articolo analizza gli aspetti essenziali dell’evoluzione delle strategie di tassazione delle imprese della digital economy, tanto a livello internazionale, quanto a livello eurounitario, per concludere, poi, con un’analisi dell’art. 1, commi 35 e segg., della Legge 30 dicembre 2018 n. 145 (legge di bilancio 2019), che ha introdotto, nel nostro sistema una vera e propria imposta sulle imprese che operano nel settore digitale, denominata “imposta sui servizi digitali” (ISD). Si osserva, a riguardo, che nel comparto della digital economy, quanto all’aspetto della tassazione, è possibile individuare tre diversi approcci. Il primo attribuisce particolare rilievo alla c.d. “presenza economica significativa” (che oggi troviamo nella nuova formulazione dell’art. 162 TUIR), che prescinde dal collegamento con il territorio e individua la presenza di un’impresa nel mercato sulla base di soli indicatori economici. Per le imprese digitali questo concetto coincide con la “presenza digitale” (cd. “digital presence”) cui è ricondotto il concetto di stabile organizzazione digitale (SOD). Il secondo prevede, invece, l’istituzione di una specifica imposta pensata per quelle imprese, che tenga conto del modo in cui esse producono i loro imponibili e anche del ruolo che gli utenti generano nella realizzazione del valore. Il terzo ritiene non produttivo il tentativo di cd ring-fencing dell’economia digitale, osservando che, sebbene esistano elementi specifici e peculiari che caratterizzano le imprese digital, queste peculiarità non consentirebbero però di “isolare” l’economia digitale e considerarla di fatto diversa dalle tradizionali forme economiche. Il primo ed il secondo dei suddetti approcci stanno alla base di due recenti proposte di direttive della Commissione europea, che ha pensato ad una soluzione temporanea, prevedendo l’istituzione di una imposta specifica sui servizi digitali, e ad una soluzione “a regime” fondata, invece, sul concetto di presenza digitale. La “web tax italiana”, introdotta con la legge di bilancio 2019 è concepita ricalcando sostanzialmente gli aspetti fondamentali dell’imposta sui servizi digitali prevista, come soluzione temporanea, in ambito unionale.
2019
perrone, a. (2019). Il percorso (incerto) della c.d. web tax italiana tra modelli internazionali ed eurounitari di tassazione della digital economy. RIVISTA DI DIRITTO TRIBUTARIO, 1-6.
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