La vicenda della progettazione della sede definitiva dell’Aula dei Deputati del Parlamento Italiano a Palazzo Montecitorio di Roma copre una stagione nevralgica della cinquantennale attività professionale di Ernesto Basile (Palermo 1857-1932); iniziata con il primo incarico, invero quasi interlocutorio, del 1902 questa stagione si svolge quasi ininterrottamente fino al 1910, quando Basile redige il progetto per la variante definitiva dei prospetti, dopo aver elaborato nel 1908 il progetto esecutivo dell’intera fabbrica dell’ampliamento dell’originario Palazzo Ludovisi a Montecitorio. L’incarico diretto ad Ernesto Basile, oltre ad essere giustificato dalla mancata realizzazione del suo progetto vincitore ex aequo (con quelli presentati da Broggi, Moretti, Sommaruga, Ristori) del Concorso per il Palazzo del Parlamento (a camere unite) del 1889, bandito sotto il Governo di Francesco Crispi (Ribera 1818 – Napoli 1901), è da relazionare anche con l’idea ventilata presso gli ambienti più aperti dei vertici del mondo politico italiano, allineato con il vento di cauto rinnovamento del Governo di Giuseppe Zanardelli, che il nuovo “stile nazionale” potesse, infine, germinare dalle acerbe manifestazioni dell’Arte Nuova italiana, ad onta delle pregresse e confuse ipotesi eclettico-storiciste, in buona parte interpreti fallaci del pensiero di Camillo Boito (Roma 1836 – Milano 1914). Si trattava ora, invece, di una nuova linea culturale governativa, invero effimera; se ne rintracciano i segnali più evidenti nel discorso del maggio 1902 tenuto, non senza convenzionalismi e larvate remore tradizionaliste, durante la cerimonia inaugurale dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino dal Ministro della Pubblica Istruzione Nunzio Nasi (Trapani 1850 – Erice 1935). Basile sarà lungamente impegnato anche nella progettazione totale di mobili e arredi, decorazioni e rivestimenti lignei; un impegno davvero complesso svolto nel tempo, fin dalla redazione del progetto definitivo del 1905. Seguendo il principio modernista della progettazione integrale, corpo di fabbrica ed interni vengono messi a punto unitariamente, proprio a partire dall’aula la cui spazialità è legata alla definizione di arredi fissi e mobili, alla travatura del grande lucernario e ai rivestimenti lignei, così come quella della Galleria dei Passi Perduti e degli altri annessi a servizio dell’Aula. La progettazione di infissi, mobili e dotazioni di arredo (fra cui i tappeti, i portavaso in ferro battuto, gli orologi a muro, le tappezzerie), di decorazioni e rivestimenti lignei, come pure di apparecchi di illuminazione e di elementi di serratura per il nuovo Palazzo di Montecitorio, impegna Ernesto Basile in tre diverse fasi. La prima coincide quasi interamente con la stesura del progetto definitivo elaborato nel giro di un biennio a partire dal 1905 ed è caratterizzata prevalentemente da progetti di massima con solo alcuni accurati disegni esecutivi di dettaglio, evidentemente “dimostrativi” di quello che sarebbe stato il risultato finale complessivo (e in alcuni casi particolarmente pregevoli anche dal punto di vista grafico), essenzialmente per gli arredi fissi dell’Aula e della Galleria dei Passi Perduti; la seconda fase è successiva alla variante definitiva del progetto esecutivo del 1908 e si protrae dal 1909 al 1914 con successive integrazioni di dettaglio fino al 1919 ed è la più impegnativa perché riguarda principalmente gli infissi (esterni e interni), la ridefinizione e l’adeguamento (tecnico e “stilistico”) dell’architettura degli interni, degli arredi e dei rivestimenti lignei dell’Aula e della Galleria dei Passi Perduti (questa volta con gli esecutivi sia di insieme che di dettaglio), nonché la progettazione ex novo degli arredi fissi (e in taluni casi anche della mobilia) per il Vestibolo, la Sala del Consiglio dei Ministri, l’Ingresso Principale, l’Office, il Restaurant, e persino dell’addobbo con il baldacchino per il Trono Reale in occasione della solenne seduta inaugurale; la terza impegna Basile principalmente fra il 1921 e il 1927 e riguarda essenzialmente la progettazione di arredi mobili e fissi, di apparecchi di illuminazione e di infissi interni per le gallerie del piano superiore, per l’Appartamento privato del Presidente della Camera, per gli uffici direzionali (fra cui gli ambienti destinati ai Questori e ai Ministri) e per alcuni ambienti d’uso collettivo (fra cui gli arredi della Bouvette e le sedute e i tavolini per la Galleria dei Passi Perduti). Nel ‘suo’ Montecitorio Basile aveva dato forma ad un modello ipotetico di eccellente normalità. L’Aula doveva essere il perno non solamente dell’intero complesso, dal punto di vista compositivo, ma della stessa ragion d’essere di una sede istituzionale deputata a rappresentare un ideale di società meliorista impermeabile ai clamori ma animata da un’idea dell’armonia delle parti quale condizione dell’esistenza; a Basile era toccato il compito di dare forma ad una metafora irrimediabilmente antideclamatoria, tuttavia quale sottile interprete positivo di un mondo la cui intimista celebrazione coincideva con l’inesorabile tramonto

ETTORE SESSA (2018). Ernesto Basile e l'ampliamento di Palazzo Montecitorio. In L'Aula della Camera dei Deputati nel centesimo anniversario, 1918-2018 (pp. 25-69). Soveria Mannelli : Rubbettino.

Ernesto Basile e l'ampliamento di Palazzo Montecitorio

ETTORE SESSA
2018-01-01

Abstract

La vicenda della progettazione della sede definitiva dell’Aula dei Deputati del Parlamento Italiano a Palazzo Montecitorio di Roma copre una stagione nevralgica della cinquantennale attività professionale di Ernesto Basile (Palermo 1857-1932); iniziata con il primo incarico, invero quasi interlocutorio, del 1902 questa stagione si svolge quasi ininterrottamente fino al 1910, quando Basile redige il progetto per la variante definitiva dei prospetti, dopo aver elaborato nel 1908 il progetto esecutivo dell’intera fabbrica dell’ampliamento dell’originario Palazzo Ludovisi a Montecitorio. L’incarico diretto ad Ernesto Basile, oltre ad essere giustificato dalla mancata realizzazione del suo progetto vincitore ex aequo (con quelli presentati da Broggi, Moretti, Sommaruga, Ristori) del Concorso per il Palazzo del Parlamento (a camere unite) del 1889, bandito sotto il Governo di Francesco Crispi (Ribera 1818 – Napoli 1901), è da relazionare anche con l’idea ventilata presso gli ambienti più aperti dei vertici del mondo politico italiano, allineato con il vento di cauto rinnovamento del Governo di Giuseppe Zanardelli, che il nuovo “stile nazionale” potesse, infine, germinare dalle acerbe manifestazioni dell’Arte Nuova italiana, ad onta delle pregresse e confuse ipotesi eclettico-storiciste, in buona parte interpreti fallaci del pensiero di Camillo Boito (Roma 1836 – Milano 1914). Si trattava ora, invece, di una nuova linea culturale governativa, invero effimera; se ne rintracciano i segnali più evidenti nel discorso del maggio 1902 tenuto, non senza convenzionalismi e larvate remore tradizionaliste, durante la cerimonia inaugurale dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino dal Ministro della Pubblica Istruzione Nunzio Nasi (Trapani 1850 – Erice 1935). Basile sarà lungamente impegnato anche nella progettazione totale di mobili e arredi, decorazioni e rivestimenti lignei; un impegno davvero complesso svolto nel tempo, fin dalla redazione del progetto definitivo del 1905. Seguendo il principio modernista della progettazione integrale, corpo di fabbrica ed interni vengono messi a punto unitariamente, proprio a partire dall’aula la cui spazialità è legata alla definizione di arredi fissi e mobili, alla travatura del grande lucernario e ai rivestimenti lignei, così come quella della Galleria dei Passi Perduti e degli altri annessi a servizio dell’Aula. La progettazione di infissi, mobili e dotazioni di arredo (fra cui i tappeti, i portavaso in ferro battuto, gli orologi a muro, le tappezzerie), di decorazioni e rivestimenti lignei, come pure di apparecchi di illuminazione e di elementi di serratura per il nuovo Palazzo di Montecitorio, impegna Ernesto Basile in tre diverse fasi. La prima coincide quasi interamente con la stesura del progetto definitivo elaborato nel giro di un biennio a partire dal 1905 ed è caratterizzata prevalentemente da progetti di massima con solo alcuni accurati disegni esecutivi di dettaglio, evidentemente “dimostrativi” di quello che sarebbe stato il risultato finale complessivo (e in alcuni casi particolarmente pregevoli anche dal punto di vista grafico), essenzialmente per gli arredi fissi dell’Aula e della Galleria dei Passi Perduti; la seconda fase è successiva alla variante definitiva del progetto esecutivo del 1908 e si protrae dal 1909 al 1914 con successive integrazioni di dettaglio fino al 1919 ed è la più impegnativa perché riguarda principalmente gli infissi (esterni e interni), la ridefinizione e l’adeguamento (tecnico e “stilistico”) dell’architettura degli interni, degli arredi e dei rivestimenti lignei dell’Aula e della Galleria dei Passi Perduti (questa volta con gli esecutivi sia di insieme che di dettaglio), nonché la progettazione ex novo degli arredi fissi (e in taluni casi anche della mobilia) per il Vestibolo, la Sala del Consiglio dei Ministri, l’Ingresso Principale, l’Office, il Restaurant, e persino dell’addobbo con il baldacchino per il Trono Reale in occasione della solenne seduta inaugurale; la terza impegna Basile principalmente fra il 1921 e il 1927 e riguarda essenzialmente la progettazione di arredi mobili e fissi, di apparecchi di illuminazione e di infissi interni per le gallerie del piano superiore, per l’Appartamento privato del Presidente della Camera, per gli uffici direzionali (fra cui gli ambienti destinati ai Questori e ai Ministri) e per alcuni ambienti d’uso collettivo (fra cui gli arredi della Bouvette e le sedute e i tavolini per la Galleria dei Passi Perduti). Nel ‘suo’ Montecitorio Basile aveva dato forma ad un modello ipotetico di eccellente normalità. L’Aula doveva essere il perno non solamente dell’intero complesso, dal punto di vista compositivo, ma della stessa ragion d’essere di una sede istituzionale deputata a rappresentare un ideale di società meliorista impermeabile ai clamori ma animata da un’idea dell’armonia delle parti quale condizione dell’esistenza; a Basile era toccato il compito di dare forma ad una metafora irrimediabilmente antideclamatoria, tuttavia quale sottile interprete positivo di un mondo la cui intimista celebrazione coincideva con l’inesorabile tramonto
2018
Settore ICAR/18 - Storia Dell'Architettura
ETTORE SESSA (2018). Ernesto Basile e l'ampliamento di Palazzo Montecitorio. In L'Aula della Camera dei Deputati nel centesimo anniversario, 1918-2018 (pp. 25-69). Soveria Mannelli : Rubbettino.
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