Le città più dinamiche del futuro prossimo saranno sempre più gateway cities, città porto/porta con l’ambizione, le capacità e le risorse di essere connesse al network di città-nodo che intesse il pianeta. Città creative e creatrici, ambiziose protagoniste del “secolo urbano” che abbiamo di fronte, in cui megalopoli e città, micropoli e conurbazioni competeranno sempre meno per dimensione demografica o spaziale e sempre più per ruolo, servizi ad alto valore aggiunto, capacità di commutazione e connettività. Una delle declinazioni più feconde delle città creative del XXI secolo sono senza dubbio i waterfront urbani: luoghi densi ed ibridi in cui risorse, opportunità, aspirazioni e ambizioni delle città si fanno visione, strategie e progetto. La città-porto creativa è quindi una città capace di generare nuova forma urbana e di produrre nuovo paesaggio trasformando i flussi di energie (materiali e immateriali) che attraversano le grandi reti infrastrutturali, rendendole più vitali, comunicative e competitive. Se il waterfront si propone alla nostra attenzione come “sineddoche competitiva” della città, gli strumenti di intervento sui waterfront urbani devono essere in grado di intercettare, interpretare e trasformare l’intera città e non limitarsi al solo perimetro costiero. Affrontare il waterfront urbano come scintilla di rigenerazione della città richiede uno sforzo definitorio che ne perimetri il senso, che ne interpreti l’identità plurale. I waterfront ci appaiono multiformi, animati da “sette tipi di ambiguità feconde”, le quali, lungi dal confonderci, ci attraggono, ci seducono e ci appassionano.
CARTA M (2006). Waterfront di Palermo: un manifesto-progetto per la nuova città creativa. PORTUS, 12, 84-89.
Waterfront di Palermo: un manifesto-progetto per la nuova città creativa
CARTA, Maurizio
2006-01-01
Abstract
Le città più dinamiche del futuro prossimo saranno sempre più gateway cities, città porto/porta con l’ambizione, le capacità e le risorse di essere connesse al network di città-nodo che intesse il pianeta. Città creative e creatrici, ambiziose protagoniste del “secolo urbano” che abbiamo di fronte, in cui megalopoli e città, micropoli e conurbazioni competeranno sempre meno per dimensione demografica o spaziale e sempre più per ruolo, servizi ad alto valore aggiunto, capacità di commutazione e connettività. Una delle declinazioni più feconde delle città creative del XXI secolo sono senza dubbio i waterfront urbani: luoghi densi ed ibridi in cui risorse, opportunità, aspirazioni e ambizioni delle città si fanno visione, strategie e progetto. La città-porto creativa è quindi una città capace di generare nuova forma urbana e di produrre nuovo paesaggio trasformando i flussi di energie (materiali e immateriali) che attraversano le grandi reti infrastrutturali, rendendole più vitali, comunicative e competitive. Se il waterfront si propone alla nostra attenzione come “sineddoche competitiva” della città, gli strumenti di intervento sui waterfront urbani devono essere in grado di intercettare, interpretare e trasformare l’intera città e non limitarsi al solo perimetro costiero. Affrontare il waterfront urbano come scintilla di rigenerazione della città richiede uno sforzo definitorio che ne perimetri il senso, che ne interpreti l’identità plurale. I waterfront ci appaiono multiformi, animati da “sette tipi di ambiguità feconde”, le quali, lungi dal confonderci, ci attraggono, ci seducono e ci appassionano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.