L’emigrazione italiana in Tunisia tra il XIX secolo e la prima metà del XX non è stata, negli ultimi decenni, oggetto di studio come quella transoceanica o intraeuropea, probabilmente perché si è trattato di un fenomeno non altrettanto consistente ma non per questo di scarso interesse, considerata l’attuale riattivazione di scambi intensi fra i due Paesi. Un’ampia letteratura, seppure di tono prevalentemente politico, si registra a partire dalla seconda metà dell’800 fino agli anni precedenti l’ultima guerra mondiale, connotata dall’autocelebrazione della comunità e della nazionalità italiana, contrapposta a quella francese, e dal silenzio sulla realtà degli autoctoni, talora rappresentata nei suoi aspetti “di colore”. Tuttavia, se si tralasciano in quei testi i toni enfatici da propaganda, tipici soprattutto del periodo fascista, o le dichiarazioni dettate dal bisogno di difendere interessi di nazionalità o le descrizioni pittoresche, emergono numerosi elementi e dati, anche statistici, utili per delineare l’evolversi delle condizioni della nostra colonia tunisina: una colonia organizzata e laboriosa, tanto che alcuni suoi esponenti hanno ricoperto ruoli di rilievo nella società locale, che ha stimolato la realtà del Paese nordafricano, introducendo innovazioni, e non solo in ambito produttivo, gradita sia alle autorità che alla popolazione autoctona, come testimonia anche l’uso dell’italiano come lingua veicolare interetnica; una colonia numerosa soprattutto a Tunisi, città crocevia di una cultura mediterranea, variegata di presenze diverse, per nazionalità, per cultura, per attività, già a metà Ottocento “multiculturale”. L’emigrazione italiana verso la Tunisia, avviata sin dall’inizio dell’800, caratterizzata inizialmente da ritmi stagionali, divenne in seguito stabile per le prospettive economiche e la vicinanza, motivo per cui il territorio tunisino da sempre è rientrato nella cerchia delle attività degli italiani. Nei decenni seguenti, si registra un incremento della presenza italiana, soprattutto nella nuova forma degli esuli politici, fuorusciti in seguito ai vari movimenti rivoluzionari pre-unitari. Una nuova ondata di esuli si registrò all’indomani dell’Unità d’Italia e poi durante il regime fascista. Indubbiamente, la componente di carattere politico dell’emigrazione contribuì a cementare la comunità italiana focalizzando la dimensione educativa e culturale. Relativamente all’emigrazione non di matrice politica, si trattava solitamente di emigranti poveri, braccianti provenienti dal Sud Italia, e di ceti emergenti, imprenditori e borghesi che riuscirono a imporsi a livello economico e culturale. Ben presto, però, si accentuarono le ipoteche francesi sulla Tunisia, dove, pur conservandosi una parvenza di indipendenza, la nuova situazione ebbe ripercussioni negative sulle varie comunità presenti, soprattutto su quella italiana che, per essere la più numerosa e la più attiva di gran lunga sul piano sociale ed economico, fu oggetto di progressive restrizioni e imposizioni. Sia nella saggistica che nella stampa italiana dell’epoca, sia nazionale che tunisina, risalta un progressivo e profondo malessere di una comunità che vede ridotti i propri spazi. Con lo scoppio della 2a Guerra Mondiale, inizia l’ultima fase della disgregazione della collettività italiana. All’indomani della dichiarazione di guerra, più di 15.000 italiani vengono internati, fino all’armistizio, mentre crescono l’italofobia e le aggressioni a italiani. Nel giro di alcuni decenni, dunque, la colonia italiana tunisina visse tutto l’arco discendente, fino all’atto della dichiarazione di indipendenza della Repubblica tunisina, che vide l’allontanamento dei nostri connazionali e il sequestro dei loro beni, per cui gli italiani si prepararono a un esodo massiccio.

GIORDANO F (2005). Sicilia e Tunisia, tracce di un lungo incontro. In RUTA M. C A CURA DI (a cura di), Le parole dei giorni. Scritti per Nino Buttitta (pp. 1199-1224). PALERMO : Sellerio editore.

Sicilia e Tunisia, tracce di un lungo incontro

GIORDANO, Francesca
2005-01-01

Abstract

L’emigrazione italiana in Tunisia tra il XIX secolo e la prima metà del XX non è stata, negli ultimi decenni, oggetto di studio come quella transoceanica o intraeuropea, probabilmente perché si è trattato di un fenomeno non altrettanto consistente ma non per questo di scarso interesse, considerata l’attuale riattivazione di scambi intensi fra i due Paesi. Un’ampia letteratura, seppure di tono prevalentemente politico, si registra a partire dalla seconda metà dell’800 fino agli anni precedenti l’ultima guerra mondiale, connotata dall’autocelebrazione della comunità e della nazionalità italiana, contrapposta a quella francese, e dal silenzio sulla realtà degli autoctoni, talora rappresentata nei suoi aspetti “di colore”. Tuttavia, se si tralasciano in quei testi i toni enfatici da propaganda, tipici soprattutto del periodo fascista, o le dichiarazioni dettate dal bisogno di difendere interessi di nazionalità o le descrizioni pittoresche, emergono numerosi elementi e dati, anche statistici, utili per delineare l’evolversi delle condizioni della nostra colonia tunisina: una colonia organizzata e laboriosa, tanto che alcuni suoi esponenti hanno ricoperto ruoli di rilievo nella società locale, che ha stimolato la realtà del Paese nordafricano, introducendo innovazioni, e non solo in ambito produttivo, gradita sia alle autorità che alla popolazione autoctona, come testimonia anche l’uso dell’italiano come lingua veicolare interetnica; una colonia numerosa soprattutto a Tunisi, città crocevia di una cultura mediterranea, variegata di presenze diverse, per nazionalità, per cultura, per attività, già a metà Ottocento “multiculturale”. L’emigrazione italiana verso la Tunisia, avviata sin dall’inizio dell’800, caratterizzata inizialmente da ritmi stagionali, divenne in seguito stabile per le prospettive economiche e la vicinanza, motivo per cui il territorio tunisino da sempre è rientrato nella cerchia delle attività degli italiani. Nei decenni seguenti, si registra un incremento della presenza italiana, soprattutto nella nuova forma degli esuli politici, fuorusciti in seguito ai vari movimenti rivoluzionari pre-unitari. Una nuova ondata di esuli si registrò all’indomani dell’Unità d’Italia e poi durante il regime fascista. Indubbiamente, la componente di carattere politico dell’emigrazione contribuì a cementare la comunità italiana focalizzando la dimensione educativa e culturale. Relativamente all’emigrazione non di matrice politica, si trattava solitamente di emigranti poveri, braccianti provenienti dal Sud Italia, e di ceti emergenti, imprenditori e borghesi che riuscirono a imporsi a livello economico e culturale. Ben presto, però, si accentuarono le ipoteche francesi sulla Tunisia, dove, pur conservandosi una parvenza di indipendenza, la nuova situazione ebbe ripercussioni negative sulle varie comunità presenti, soprattutto su quella italiana che, per essere la più numerosa e la più attiva di gran lunga sul piano sociale ed economico, fu oggetto di progressive restrizioni e imposizioni. Sia nella saggistica che nella stampa italiana dell’epoca, sia nazionale che tunisina, risalta un progressivo e profondo malessere di una comunità che vede ridotti i propri spazi. Con lo scoppio della 2a Guerra Mondiale, inizia l’ultima fase della disgregazione della collettività italiana. All’indomani della dichiarazione di guerra, più di 15.000 italiani vengono internati, fino all’armistizio, mentre crescono l’italofobia e le aggressioni a italiani. Nel giro di alcuni decenni, dunque, la colonia italiana tunisina visse tutto l’arco discendente, fino all’atto della dichiarazione di indipendenza della Repubblica tunisina, che vide l’allontanamento dei nostri connazionali e il sequestro dei loro beni, per cui gli italiani si prepararono a un esodo massiccio.
2005
GIORDANO F (2005). Sicilia e Tunisia, tracce di un lungo incontro. In RUTA M. C A CURA DI (a cura di), Le parole dei giorni. Scritti per Nino Buttitta (pp. 1199-1224). PALERMO : Sellerio editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/33992
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