Una riflessione epistemologica deve indubbiamente iniziare dalle ipotesi gnoseologiche che la sostengono. Se presupponiamo che la conoscenza non rispecchi fedelmente una realtà che il soggetto dovrà semplicemente scoprire, piuttosto la scoperta sta nei processi della conoscenza non nel suo oggetto, cambia il rapporto tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto, e ciò comporta anche una revisione del concetto di “oggettività”. Secondo questa prospettiva, il ricercatore utilizza la sua esperienza soggettiva per approdare ad una conoscenza più complessa e articolata del fenomeno oggetto di studio; la conoscenza presuppone una distinzione chiara tra soggetto e oggetto, ma è sempre soggettivamente connotata. In questi termini, l’oggettività nasce dalla condivisione di un discorso intersoggettivo. Ciò lascia intendere che quando nella ricerca ci riferiamo all’esperienza presupponiamo che vi sia un soggetto che agisce, facendo una qualche esperienza del mondo, ma presupponiamo anche che tale esperienza soggettiva sia comunicabile e condivisibile. In questi termini, la ricerca non è finalizzata alla scoperta di risultati universali e generalizzabili, ma è intesa come una versione “parziale” del mondo. Queste considerazioni preliminari aprono una riflessione che concerne anche la ricerca pedagogica e il ruolo del ricercatore. Quest’ultimo, infatti, diviene maggiormente responsabile delle implicazioni delle scelte che compie e deve prestare particolare attenzione ai processi d’indagine attivati. Allora, la proposta di questo contributo è quella di approfondire metodi di ricerca, come quello fenomenologico, che prevedano un utilizzo e un’interpretazione flessibili dei dispositivi procedurali, per evitare i rischi di un rigido tecnicismo applicato ai processi di ricerca, che poco risponde alle esigenze del sapere pedagogico. Ma per richiamare il mio incipit, l’idea di fondo di questo lavoro nasce dalla convinzione che l’approfondimento di una coscienza epistemica eticamente responsabile nella ricerca pedagogica possa restituire chiarezza ad aspetti gnoseologici ed epistemologici ancora controversi e non sempre chiaramente delineati nella letteratura sul tema.

Maria Vinciguerra (2015). Il valore della responsabilità nella ricerca pedagogica. In G. Elia (a cura di), La complessità del sapere pedagogico tra tradizione e innovazione (pp. 210-217). Milano : FrancoAngeli.

Il valore della responsabilità nella ricerca pedagogica

Maria Vinciguerra
2015-01-01

Abstract

Una riflessione epistemologica deve indubbiamente iniziare dalle ipotesi gnoseologiche che la sostengono. Se presupponiamo che la conoscenza non rispecchi fedelmente una realtà che il soggetto dovrà semplicemente scoprire, piuttosto la scoperta sta nei processi della conoscenza non nel suo oggetto, cambia il rapporto tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto, e ciò comporta anche una revisione del concetto di “oggettività”. Secondo questa prospettiva, il ricercatore utilizza la sua esperienza soggettiva per approdare ad una conoscenza più complessa e articolata del fenomeno oggetto di studio; la conoscenza presuppone una distinzione chiara tra soggetto e oggetto, ma è sempre soggettivamente connotata. In questi termini, l’oggettività nasce dalla condivisione di un discorso intersoggettivo. Ciò lascia intendere che quando nella ricerca ci riferiamo all’esperienza presupponiamo che vi sia un soggetto che agisce, facendo una qualche esperienza del mondo, ma presupponiamo anche che tale esperienza soggettiva sia comunicabile e condivisibile. In questi termini, la ricerca non è finalizzata alla scoperta di risultati universali e generalizzabili, ma è intesa come una versione “parziale” del mondo. Queste considerazioni preliminari aprono una riflessione che concerne anche la ricerca pedagogica e il ruolo del ricercatore. Quest’ultimo, infatti, diviene maggiormente responsabile delle implicazioni delle scelte che compie e deve prestare particolare attenzione ai processi d’indagine attivati. Allora, la proposta di questo contributo è quella di approfondire metodi di ricerca, come quello fenomenologico, che prevedano un utilizzo e un’interpretazione flessibili dei dispositivi procedurali, per evitare i rischi di un rigido tecnicismo applicato ai processi di ricerca, che poco risponde alle esigenze del sapere pedagogico. Ma per richiamare il mio incipit, l’idea di fondo di questo lavoro nasce dalla convinzione che l’approfondimento di una coscienza epistemica eticamente responsabile nella ricerca pedagogica possa restituire chiarezza ad aspetti gnoseologici ed epistemologici ancora controversi e non sempre chiaramente delineati nella letteratura sul tema.
2015
Maria Vinciguerra (2015). Il valore della responsabilità nella ricerca pedagogica. In G. Elia (a cura di), La complessità del sapere pedagogico tra tradizione e innovazione (pp. 210-217). Milano : FrancoAngeli.
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