Le società nordoccidentali contemporanee - in particolare, la società europea - sono società pluralistiche: sono caratterizzate da un marcato pluralismo ideologico, culturale, etico, religioso, degli interessi, dei desideri e dei piaceri. Questo è un dato di fatto: un dato che molti apprendisti stregoni deplorano, apparentemente inconsapevoli del fatto che la sua denegazione è la via maestra verso la violenza endemica e incontrollata, ma che qui sarà, per l’appunto, assunto come un dato ineludibile. Il pluralismo, nelle sue diverse forme, genera disaccordi, tensioni, dissidi. Come affrontare questi disaccordi? E’ possibile evitare che il disaccordo generi conflitti intrattabili, o violenti? E, in particolare, è possibile, per la cultura pubblica delle società nordoccidentali contemporanee, padroneggiare efficacemente il disaccordo senza venir meno ai principi di tolleranza, di apertura e di dialogo che, da parte di molti (in prima fila, gli apprendisti stregoni cui ho accennato), sono rivendicati come un patrimonio della cosiddetta «civiltà occidentale»? Come affrontare, dunque, il fatto del pluralismo, e del disaccordo? Passerò in rassegna tre modelli di discorso pubblico in una società pluralista, esaminando se e in quale misura ciascuno di essi sia in grado di dare una risposta a questo interrogativo: tre registri di discorso nello spazio pubblico, che possono, auspicabilmente, contribuire a far sì che il disaccordo e la conflittualità non degenerino in conflitto violento. Ciascuno ha i propri pregi e le proprie debolezze, i propri limiti; nessuno dei tre può farcela da solo. Non argomenterò a sostegno della superiorità di uno di essi sugli altri. Intendo, piuttosto, suggerire che tutti e tre sono necessari: non abbiamo nulla di meglio. Intendo, soprattutto, rivendicare la necessità, l’imprescindibilità, del terzo modello, oggi per lo più negletto. (Per questa ragione, ad esso sarà dedicata buona parte della trattazione.) Resta aperto, fra gli altri, il problema se, e come, questi tre registri di discorso possano combinarsi fra loro . I tre modelli sono il modello dialogico, o discorsivo; il modello della ragione pubblica; la critica dell’ideologia. Prima di intraprenderne la trattazione, però, è opportuno tracciare le linee essenziali dello sfondo, il contesto, nel quale si collocano. Per questo sarà necessario ricordare alcune banalità.

CELANO B (2007). Ragione pubblica e ideologia. In I. TRUJILLO, F. VIOLA A CURA DI (a cura di), Identità, diritti, ragione pubblica in Europa (pp. 355-388). BOLOGNA : IL MULINO.

Ragione pubblica e ideologia

CELANO, Bruno
2007-01-01

Abstract

Le società nordoccidentali contemporanee - in particolare, la società europea - sono società pluralistiche: sono caratterizzate da un marcato pluralismo ideologico, culturale, etico, religioso, degli interessi, dei desideri e dei piaceri. Questo è un dato di fatto: un dato che molti apprendisti stregoni deplorano, apparentemente inconsapevoli del fatto che la sua denegazione è la via maestra verso la violenza endemica e incontrollata, ma che qui sarà, per l’appunto, assunto come un dato ineludibile. Il pluralismo, nelle sue diverse forme, genera disaccordi, tensioni, dissidi. Come affrontare questi disaccordi? E’ possibile evitare che il disaccordo generi conflitti intrattabili, o violenti? E, in particolare, è possibile, per la cultura pubblica delle società nordoccidentali contemporanee, padroneggiare efficacemente il disaccordo senza venir meno ai principi di tolleranza, di apertura e di dialogo che, da parte di molti (in prima fila, gli apprendisti stregoni cui ho accennato), sono rivendicati come un patrimonio della cosiddetta «civiltà occidentale»? Come affrontare, dunque, il fatto del pluralismo, e del disaccordo? Passerò in rassegna tre modelli di discorso pubblico in una società pluralista, esaminando se e in quale misura ciascuno di essi sia in grado di dare una risposta a questo interrogativo: tre registri di discorso nello spazio pubblico, che possono, auspicabilmente, contribuire a far sì che il disaccordo e la conflittualità non degenerino in conflitto violento. Ciascuno ha i propri pregi e le proprie debolezze, i propri limiti; nessuno dei tre può farcela da solo. Non argomenterò a sostegno della superiorità di uno di essi sugli altri. Intendo, piuttosto, suggerire che tutti e tre sono necessari: non abbiamo nulla di meglio. Intendo, soprattutto, rivendicare la necessità, l’imprescindibilità, del terzo modello, oggi per lo più negletto. (Per questa ragione, ad esso sarà dedicata buona parte della trattazione.) Resta aperto, fra gli altri, il problema se, e come, questi tre registri di discorso possano combinarsi fra loro . I tre modelli sono il modello dialogico, o discorsivo; il modello della ragione pubblica; la critica dell’ideologia. Prima di intraprenderne la trattazione, però, è opportuno tracciare le linee essenziali dello sfondo, il contesto, nel quale si collocano. Per questo sarà necessario ricordare alcune banalità.
2007
CELANO B (2007). Ragione pubblica e ideologia. In I. TRUJILLO, F. VIOLA A CURA DI (a cura di), Identità, diritti, ragione pubblica in Europa (pp. 355-388). BOLOGNA : IL MULINO.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/33379
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