Gli studi di indoeuropeistica non sempre dialogano con le teorie linguistiche contemporanee e, in particolare, con le scienze cognitive (cfr. Melchert 2016). Tuttavia, il contributo che le seconde possono dare alla ricostruzione di fenomeni linguistici e culturali indoeuropei non è trascurabile. Non è d’altra parte meno rilevante l’apporto che la prospettiva storica può dare allo studio dei processi cognitivi umani, dall’acquisizione del linguaggio da parte dei bambini fino all’individuazione degli universali linguistici. Scopo di questo studio è discutere i risultati di una recentissima ricerca (Bartolotta 2018), che mostra il ruolo dell’indoeuropeo nella spiegazione degli universali linguistici riguardo al fenomeno della deissi temporale. In particolare, le convergenze linguistiche emerse dall’analisi comparata del Rigveda e dei poemi omerici con riferimento al lessico e agli usi dei termini spaziali che indicano AVANTI, DIETRO, SINISTRA, DESTRA, mostrano come la rappresentazione del tempo nella protolingua non fosse originariamente deittica, almeno nel senso in cui la deissi temporale è definita nella teoria linguistica in relazione alle lingue indoeuropee moderne. Se in una prospettiva tipologica è infatti noto che le lingue del mondo costruiscono la metafora spazio-tempo sulla base di due diversi modelli cognitivi (cfr., tra gli altri, Evans & Green 2006: 84; Núñez et al. 2006; Núñez & Sweetser 2006: 405; Yu 2012: 1340), che possono anche coesistere nella stessa lingua, non è ancora chiaro quale sia la relazione esistente tra i due modelli, anche nei termini di una possibile evoluzione in diacronia. Il primo è il modello ‘Time-Reference-Point’ (Time-RP) in base al quale il tempo è rappresentato attraverso il dominio concreto dello spazio (Hjelmslev 1935; Lakoff & Johnson 1980; 1999) in termini di oggetti che si muovono in modo sequenziale, di modo che un evento si trova davanti=prima o dietro=dopo un altro evento, in una relazione binaria che prescinde dalla prospettiva del parlante (cfr. rispettivamente gli esempi it. Lunedì precede Martedì e Martedì segue Lunedì). Questo modello si basa su un quadro di riferimento spaziale (Frame of Reference) che non prevede un punto di vista privilegiato, che è cioè deitticamente ‘neutro’, perché non cambia col mutare della prospettiva di osservazione. Tale quadro di riferimento è denominato ‘assoluto’ o ‘field-based’ ed è associato al cosiddetto tenseless time o ‘tempo sequenziale’ non deittico (S-time in Núñez & Cooperrider 2013: 221). Il secondo è il modello ‘Ego-Reference-Point’ (Ego-RP), che in tanto presenta una struttura più complessa rispetto al primo (Moore 2016: 28) in quanto il tempo è qui rappresentato in termini (statici o dinamici) di oggetti in relazione ad un’ulteriore entità presente nella scena spaziale, ovvero un osservatore canonico (Ego) che si colloca deitticamente nel hic et nunc del momento dell’enunciazione (cfr. gli esempi it. L’estate è davanti a noi o L’estate si avvicina). Il quadro di riferimento spaziale, denominato ‘Ego-perspective’, prevede in questo caso una prospettiva specifica, ed è associato al cosiddetto tensed time o ‘tempo deittico’ (D-time). Ora, se da una parte non ci sono dubbi sul fatto che le lingue indoeuropee antiche (come quelle moderne) utilizzassero il primo dei due modelli (Dunkel 1983: 82), in cui gli eventi successivi (futuri) sono rappresentati attraverso l’uso di preposizioni, avverbi, e aggettivi che significano ‘dietro’, ‘posteriore’, mentre quelli precedenti (passati) attraverso l’uso di preposizioni, avverbi, e aggettivi che significano ‘davanti; di fronte’, ‘anteriore’, non è dall’altra altrettanto chiaro il passaggio da questa rappresentazione a quella in cui, al contrario, gli eventi temporali futuri si trovano ‘davanti’ e quelli passati ‘dietro’ rispetto all’osservatore deittico. Già Dunkel (1983: 67) osservava, infatti, che in vedico, greco omerico, e ittita, l’associazione tra gli eventi futuri e la loro collocazione spaziale ‘posteriore’ viene preservata anche in presenza di un osservatore che coincide con il parlante nel momento dell’enunciazione — col risultato che il futuro sembra apparentemente collocarsi dietro le spalle e il passato davanti agli occhi dell’osservatore. Tale modello spazio-temporale è stato per questo interpretato come deittico (Dunkel 1983: 76; Radden 2011: 16; Seuren 2009: 348). Tuttavia, un’analisi più accurata dei contesti d’uso dei termini spaziali in vedico e in greco omerico mostra come questa peculiare rappresentazione del tempo non sia deittica, ma vada più appropriatamente interpretata come un caso di sequenza temporale (Time-RP). L’uso dei termini AVANTI e DIETRO nel Rigveda e nei poemi omerici in riferimento sia alle coordinate spaziali cardinali, rispettivamente est e ovest, sia ai movimenti del sole durante il giorno (DAY ORIENTATION frame), presuppongono infatti un quadro di riferimento spaziale assoluto. Non solo, i dati mostrano una chiara associazione degli stessi termini a un orientamento laterale (destra-sinistra), che è stato recentemente dimostrato caratterizzare prototipicamente una rappresentazione sequenziale del tempo (Casasanto & Jasmin 2012: 671). L’inserimento di un osservatore deittico all’interno della sequenza, così come mostrato in alcuni passi vedici e omerici in cui si fa esplicito riferimento a esseri umani, anche attraverso l’uso dei pronomi personali, evidenzia che l’orientamento sull’asse sagittale AVANTI/DIETRO può in effetti essere utilizzato in sequenze temporali, deitticamente neutre, compatibili con il momento presente dell’enunciazione (Ground), ma senza riferimento al corpo dell’osservatore deittico. Non ci sono del resto evidenze testuali, nel Rigveda o nei poemi omerici, di un modello cognitivo basato su una prospettiva proiettata dalle coordinate corporee dell’osservatore. Da un punto di vista diacronico, è cruciale che l’ambigua rappresentazione del tempo futuro e passato rispettivamente dietro e davanti all’osservatore deittico non sopravviva oltre l’età arcaica delle lingue indoeuropee antiche (Dunkel 1983: 67; Treu 1968). Dall’età classica in poi, l’unica rappresentazione metaforica del tempo include un osservatore deittico con un allineamento frontale rispetto agli eventi temporali (perceptive-interactive FRONT) e non derivato dalla direzione del movimento proprio della sequenza (derived FRONT) (cfr. Moore 2011). Tale rappresentazione, in cui il futuro è di fronte e il passato dietro all’osservatore deittico, è quella utilizzata ancora oggi nelle lingue indoeuropee moderne. In altre parole, la deissi temporale indoeuropea in origine appare ancora profondamente radicata in un modello cognitivo sequenziale non-deittico, che prevede un quadro di riferimento spaziale ‘assoluto’ (field-based), da cui la rappresentazione del tempo riceve la sua prima struttura e il suo primo orientamento. I risultati di questa ricerca offrono spunti di riflessione sia nel campo dell’indoeuropeistica, aggiungendo un altro tassello a favore dell’ipotesi della recenziorità della categoria del tempo rispetto alla categoria dell’aspetto nella formazione del sistema verbale della protolingua, sia nel campo delle scienze cognitive. Sebbene il processo d’incorporazione (embodiment) giochi senza dubbio un ruolo fondamentale nella concettualizzazione umana, le coordinate corporee sembrano assumere un ruolo minore o secondario nella costruzione dei modelli cognitivi spazio-temporali in uno stadio iniziale delle lingue indoeuropee antiche. Se confermati, questi risultati sarebbero in linea sia con gli studi di Levinson (2003: 14), secondo cui l’idea che ‘il corpo umano sia l’origine e la fonte di tutti i nostri riferimenti di orientamento e di direzione è un grave errore etnocentrico’, sia con i più recenti risultati nello studio dell’acquisizione del linguaggio nei bambini, che dimostrano l’acquisizione tardiva dei quadri di riferimento deittici rispetto a quelli assoluti (Shusterman & Li 2016). Riferimenti bibliografici Bartolotta, A. 2018. Spatio-temporal deixis and cognitive models in early Indo-European. «Cognitive Linguistics» 29 (1), 1-44. Casasanto, Daniel & Kyle Jasmin. 2012. The Hands of Time: Temporal gestures in English speakers. Cognitive Linguistics 23(4). 643–674. Dunkel, G. E. 1983. Πρόσσω καὶ ὀπίσσω. «Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung» 96 (1982/83), 66–87. Evans, V. & M. Green. 2006. Cognitive Linguistics. An Introduction. Edinburgh: Edinburgh University Press. Hjelmslev, L. 1935. La catégorie des cas: Étude de grammaire générale. Aarhus: Universitetsforlaget. Lakoff, G. & M. Johnson. 1980. Metaphors we live by. Chicago: University of Chicago Press. Lakoff, G. & M. Johnson. 1999. Philosophy in The Flesh: The Embodied Mind and Its Challenge to Western Thought. New York: Basic Books. Levinson, S. C. 2003. Space in language and cognition. Cambridge: Cambridge University Press. Melchert, C. H. 2016. The Role of Indo-European Studies in the XXIst Century. Disponibile online sul sito http://linguistics.ucla.edu/people/Melchert/Indo-European21stCentury.pdf. Moore, K. E. 2011. Ego-perspective and field-based frames of reference: Temporal meanings of FRONT in Japanese, Wolof, and Aymara. «Journal of Pragmatics» 43 (3), 759–776. Núñez, R. E. & K. C. Cooperrider, 2013. The tangle of space and time in human cognition. «Trends in Cognitive Science» 17(5), 220–229. Núñez, R. E., B. A. Motz & U. Teuscher. 2006. Time After Time: The Psychological Reality of the Ego- and Time-Reference-Point Distinction in Metaphorical Construals of Time. «Metaphor and Symbol» 2(3). 133–146. Núñez, R. E. & E. Sweetser. 2006. With the Future Behind Them: Convergent Evidence From Aymara Language and Gesture in the Crosslinguistic Comparison of Spatial Construals of Time. «Cognitive Science» 30(3), 401–450. Radden, G. 2011. Spatial time in the West and the East. In Mario Brdar, Marija Omazic, Visnja Pavicic Takac, Tanja Gradecak-Erdeljic, Gabrijela Buljan (eds). Space and Time in Language, 1–40. Frankfurt am Main, Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Wien: Peter Lang. Seuren, P. A. M. 2009. Language in Cognition. Language from Within. Volume I. Oxford: Oxford University Press. Shusterman, A. & Li, P. 2016. Frames of reference in spatial language acquisition. «Cognitive Psychology» 88, 115-161. Treu, M. 1968. Von Homer zur Lyrik. Wandlungen des griechischen Weltbildes im Spiegel der Sprache. München: C. H. Beck. Yu, N. 2012. The metaphorical orientation of time in Chinese. «Journal of Pragmatics» 44, 1335–1354.

Bartolotta Annamaria (11-13 ottobre 2018).Alle origini della deissi indoeuropea. Un approccio linguistico cognitivo.

Alle origini della deissi indoeuropea. Un approccio linguistico cognitivo

Bartolotta Annamaria

Abstract

Gli studi di indoeuropeistica non sempre dialogano con le teorie linguistiche contemporanee e, in particolare, con le scienze cognitive (cfr. Melchert 2016). Tuttavia, il contributo che le seconde possono dare alla ricostruzione di fenomeni linguistici e culturali indoeuropei non è trascurabile. Non è d’altra parte meno rilevante l’apporto che la prospettiva storica può dare allo studio dei processi cognitivi umani, dall’acquisizione del linguaggio da parte dei bambini fino all’individuazione degli universali linguistici. Scopo di questo studio è discutere i risultati di una recentissima ricerca (Bartolotta 2018), che mostra il ruolo dell’indoeuropeo nella spiegazione degli universali linguistici riguardo al fenomeno della deissi temporale. In particolare, le convergenze linguistiche emerse dall’analisi comparata del Rigveda e dei poemi omerici con riferimento al lessico e agli usi dei termini spaziali che indicano AVANTI, DIETRO, SINISTRA, DESTRA, mostrano come la rappresentazione del tempo nella protolingua non fosse originariamente deittica, almeno nel senso in cui la deissi temporale è definita nella teoria linguistica in relazione alle lingue indoeuropee moderne. Se in una prospettiva tipologica è infatti noto che le lingue del mondo costruiscono la metafora spazio-tempo sulla base di due diversi modelli cognitivi (cfr., tra gli altri, Evans & Green 2006: 84; Núñez et al. 2006; Núñez & Sweetser 2006: 405; Yu 2012: 1340), che possono anche coesistere nella stessa lingua, non è ancora chiaro quale sia la relazione esistente tra i due modelli, anche nei termini di una possibile evoluzione in diacronia. Il primo è il modello ‘Time-Reference-Point’ (Time-RP) in base al quale il tempo è rappresentato attraverso il dominio concreto dello spazio (Hjelmslev 1935; Lakoff & Johnson 1980; 1999) in termini di oggetti che si muovono in modo sequenziale, di modo che un evento si trova davanti=prima o dietro=dopo un altro evento, in una relazione binaria che prescinde dalla prospettiva del parlante (cfr. rispettivamente gli esempi it. Lunedì precede Martedì e Martedì segue Lunedì). Questo modello si basa su un quadro di riferimento spaziale (Frame of Reference) che non prevede un punto di vista privilegiato, che è cioè deitticamente ‘neutro’, perché non cambia col mutare della prospettiva di osservazione. Tale quadro di riferimento è denominato ‘assoluto’ o ‘field-based’ ed è associato al cosiddetto tenseless time o ‘tempo sequenziale’ non deittico (S-time in Núñez & Cooperrider 2013: 221). Il secondo è il modello ‘Ego-Reference-Point’ (Ego-RP), che in tanto presenta una struttura più complessa rispetto al primo (Moore 2016: 28) in quanto il tempo è qui rappresentato in termini (statici o dinamici) di oggetti in relazione ad un’ulteriore entità presente nella scena spaziale, ovvero un osservatore canonico (Ego) che si colloca deitticamente nel hic et nunc del momento dell’enunciazione (cfr. gli esempi it. L’estate è davanti a noi o L’estate si avvicina). Il quadro di riferimento spaziale, denominato ‘Ego-perspective’, prevede in questo caso una prospettiva specifica, ed è associato al cosiddetto tensed time o ‘tempo deittico’ (D-time). Ora, se da una parte non ci sono dubbi sul fatto che le lingue indoeuropee antiche (come quelle moderne) utilizzassero il primo dei due modelli (Dunkel 1983: 82), in cui gli eventi successivi (futuri) sono rappresentati attraverso l’uso di preposizioni, avverbi, e aggettivi che significano ‘dietro’, ‘posteriore’, mentre quelli precedenti (passati) attraverso l’uso di preposizioni, avverbi, e aggettivi che significano ‘davanti; di fronte’, ‘anteriore’, non è dall’altra altrettanto chiaro il passaggio da questa rappresentazione a quella in cui, al contrario, gli eventi temporali futuri si trovano ‘davanti’ e quelli passati ‘dietro’ rispetto all’osservatore deittico. Già Dunkel (1983: 67) osservava, infatti, che in vedico, greco omerico, e ittita, l’associazione tra gli eventi futuri e la loro collocazione spaziale ‘posteriore’ viene preservata anche in presenza di un osservatore che coincide con il parlante nel momento dell’enunciazione — col risultato che il futuro sembra apparentemente collocarsi dietro le spalle e il passato davanti agli occhi dell’osservatore. Tale modello spazio-temporale è stato per questo interpretato come deittico (Dunkel 1983: 76; Radden 2011: 16; Seuren 2009: 348). Tuttavia, un’analisi più accurata dei contesti d’uso dei termini spaziali in vedico e in greco omerico mostra come questa peculiare rappresentazione del tempo non sia deittica, ma vada più appropriatamente interpretata come un caso di sequenza temporale (Time-RP). L’uso dei termini AVANTI e DIETRO nel Rigveda e nei poemi omerici in riferimento sia alle coordinate spaziali cardinali, rispettivamente est e ovest, sia ai movimenti del sole durante il giorno (DAY ORIENTATION frame), presuppongono infatti un quadro di riferimento spaziale assoluto. Non solo, i dati mostrano una chiara associazione degli stessi termini a un orientamento laterale (destra-sinistra), che è stato recentemente dimostrato caratterizzare prototipicamente una rappresentazione sequenziale del tempo (Casasanto & Jasmin 2012: 671). L’inserimento di un osservatore deittico all’interno della sequenza, così come mostrato in alcuni passi vedici e omerici in cui si fa esplicito riferimento a esseri umani, anche attraverso l’uso dei pronomi personali, evidenzia che l’orientamento sull’asse sagittale AVANTI/DIETRO può in effetti essere utilizzato in sequenze temporali, deitticamente neutre, compatibili con il momento presente dell’enunciazione (Ground), ma senza riferimento al corpo dell’osservatore deittico. Non ci sono del resto evidenze testuali, nel Rigveda o nei poemi omerici, di un modello cognitivo basato su una prospettiva proiettata dalle coordinate corporee dell’osservatore. Da un punto di vista diacronico, è cruciale che l’ambigua rappresentazione del tempo futuro e passato rispettivamente dietro e davanti all’osservatore deittico non sopravviva oltre l’età arcaica delle lingue indoeuropee antiche (Dunkel 1983: 67; Treu 1968). Dall’età classica in poi, l’unica rappresentazione metaforica del tempo include un osservatore deittico con un allineamento frontale rispetto agli eventi temporali (perceptive-interactive FRONT) e non derivato dalla direzione del movimento proprio della sequenza (derived FRONT) (cfr. Moore 2011). Tale rappresentazione, in cui il futuro è di fronte e il passato dietro all’osservatore deittico, è quella utilizzata ancora oggi nelle lingue indoeuropee moderne. In altre parole, la deissi temporale indoeuropea in origine appare ancora profondamente radicata in un modello cognitivo sequenziale non-deittico, che prevede un quadro di riferimento spaziale ‘assoluto’ (field-based), da cui la rappresentazione del tempo riceve la sua prima struttura e il suo primo orientamento. I risultati di questa ricerca offrono spunti di riflessione sia nel campo dell’indoeuropeistica, aggiungendo un altro tassello a favore dell’ipotesi della recenziorità della categoria del tempo rispetto alla categoria dell’aspetto nella formazione del sistema verbale della protolingua, sia nel campo delle scienze cognitive. Sebbene il processo d’incorporazione (embodiment) giochi senza dubbio un ruolo fondamentale nella concettualizzazione umana, le coordinate corporee sembrano assumere un ruolo minore o secondario nella costruzione dei modelli cognitivi spazio-temporali in uno stadio iniziale delle lingue indoeuropee antiche. Se confermati, questi risultati sarebbero in linea sia con gli studi di Levinson (2003: 14), secondo cui l’idea che ‘il corpo umano sia l’origine e la fonte di tutti i nostri riferimenti di orientamento e di direzione è un grave errore etnocentrico’, sia con i più recenti risultati nello studio dell’acquisizione del linguaggio nei bambini, che dimostrano l’acquisizione tardiva dei quadri di riferimento deittici rispetto a quelli assoluti (Shusterman & Li 2016). Riferimenti bibliografici Bartolotta, A. 2018. Spatio-temporal deixis and cognitive models in early Indo-European. «Cognitive Linguistics» 29 (1), 1-44. Casasanto, Daniel & Kyle Jasmin. 2012. The Hands of Time: Temporal gestures in English speakers. Cognitive Linguistics 23(4). 643–674. Dunkel, G. E. 1983. Πρόσσω καὶ ὀπίσσω. «Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung» 96 (1982/83), 66–87. Evans, V. & M. Green. 2006. Cognitive Linguistics. An Introduction. Edinburgh: Edinburgh University Press. Hjelmslev, L. 1935. La catégorie des cas: Étude de grammaire générale. Aarhus: Universitetsforlaget. Lakoff, G. & M. Johnson. 1980. Metaphors we live by. Chicago: University of Chicago Press. Lakoff, G. & M. Johnson. 1999. Philosophy in The Flesh: The Embodied Mind and Its Challenge to Western Thought. New York: Basic Books. Levinson, S. C. 2003. Space in language and cognition. Cambridge: Cambridge University Press. Melchert, C. H. 2016. The Role of Indo-European Studies in the XXIst Century. Disponibile online sul sito http://linguistics.ucla.edu/people/Melchert/Indo-European21stCentury.pdf. Moore, K. E. 2011. Ego-perspective and field-based frames of reference: Temporal meanings of FRONT in Japanese, Wolof, and Aymara. «Journal of Pragmatics» 43 (3), 759–776. Núñez, R. E. & K. C. Cooperrider, 2013. The tangle of space and time in human cognition. «Trends in Cognitive Science» 17(5), 220–229. Núñez, R. E., B. A. Motz & U. Teuscher. 2006. Time After Time: The Psychological Reality of the Ego- and Time-Reference-Point Distinction in Metaphorical Construals of Time. «Metaphor and Symbol» 2(3). 133–146. Núñez, R. E. & E. Sweetser. 2006. With the Future Behind Them: Convergent Evidence From Aymara Language and Gesture in the Crosslinguistic Comparison of Spatial Construals of Time. «Cognitive Science» 30(3), 401–450. Radden, G. 2011. Spatial time in the West and the East. In Mario Brdar, Marija Omazic, Visnja Pavicic Takac, Tanja Gradecak-Erdeljic, Gabrijela Buljan (eds). Space and Time in Language, 1–40. Frankfurt am Main, Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Wien: Peter Lang. Seuren, P. A. M. 2009. Language in Cognition. Language from Within. Volume I. Oxford: Oxford University Press. Shusterman, A. & Li, P. 2016. Frames of reference in spatial language acquisition. «Cognitive Psychology» 88, 115-161. Treu, M. 1968. Von Homer zur Lyrik. Wandlungen des griechischen Weltbildes im Spiegel der Sprache. München: C. H. Beck. Yu, N. 2012. The metaphorical orientation of time in Chinese. «Journal of Pragmatics» 44, 1335–1354.
Deissi; Incorporazione; Sequenza temporale; greco omerico; sanscrito vedico
Bartolotta Annamaria (11-13 ottobre 2018).Alle origini della deissi indoeuropea. Un approccio linguistico cognitivo.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Deissi Indoeuropea_SIG-2018.pdf

Solo gestori archvio

Descrizione: abstract non pubblicato
Tipologia: Altro materiale (es. dati della ricerca)
Dimensione 225.49 kB
Formato Adobe PDF
225.49 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/329778
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact