La dimensione linguistica rappresenta una delle fonti più autentiche attraverso cui “leggere” e “ricostruire” la storia (e le storie) di un popolo. Ciò è vero anche per le lingue del Mediterraneo che portano i “segni” di migrazioni, contatti, conflitti e scambi all’interno di un grande mare che è stato e continua a essere scenario, complesso e suggestivo, di un profondo sincretismo tra genti di diversa provenienza In questa sede intendiamo soffermarci sull’aspetto più strettamente linguistico della cultura mediterranea, concentrandoci sull’antica lingua franca, conosciuta e parlata lungo le coste nordafricane e nei porti del Mediterraneo da mercanti, schiavi, pirati e intellettuali tra il XVI e il XIX secolo. Una lingua for special purposes (un pidgin) legata principalmente alla sfera commerciale (ma anche alla comunicazione negli ambienti diplomatici), che raccoglie e fonde elementi dei diversi idiomi che si affacciano sul Mare Nostrum (portoghese, spagnolo, catalano, francese, provenzale, italiano e dialetti italo-romanzi, arabo, turco), in grado, quindi, di testimoniare e “raccontare” le vicende e i processi socio-culturali, oltre che linguistici, che hanno interessato la “civiltà mediterranea” nei secoli più recenti. Lo studio mira a tracciare un quadro sociolinguistico sulla genesi e l’evoluzione della lingua franca, fino ai mutamenti storico-sociali che, verso la fine dell’800, ne hanno determinato l’estinzione. Questi mutamenti sono in fondo gli stessi fattori extralinguistici alla luce dei quali è possibile leggere gli aspetti strutturali più problematici (e interessanti) di questo particolarissimo codice, tra cui la poca stabilità in termini diacronici della lingua lessificatrice  che, seppur costantemente di base romanza, non è mai la stessa nel corso dei secoli, tendendo a mutare in concomitanza con le diverse vicende storico-culturali che attraversano il Mediterraneo. Fornito il quadro sociolinguistico, ci si concentrerà sull’analisi del lessico e, in particolare, sulle influenze italoromanze provenienti dai dialetti (soprattutto da quelli meridionali e dal siciliano), tramite uno spoglio della fonte scritta più autorevole (sebbene assai complessa e problematica), ovvero il Dictionnaire de La Langue Franque ou Petit Mauresque (1830). Di autore anonimo, questo dizionario costituisce una sorta di vademecum linguistico, approntato per i soldati francesi alla conquista di Algeri (in quel tempo sotto il dominio ottomano), che testimonia lo stadio finale della lingua franca, la cui “continuazione” tardo ottocentesca andrà poi sotto il nome di sabir. Infine, ragionando sulle strutture desumibili dal Dictionnaire e da altri fonti scritte, verranno evidenziate alcune delle caratteristiche che accomunano la lingua franca ai pidgin e alcuni fenomeni che, invece, la rendono un vero e proprio unicum nella storia linguistica e culturale del Mediterraneo.

Roberto Sottile, Francesco Scaglione (2018). Tanti popoli, una lingua comune. Aspetti socio-linguistici della lingua franca del Mediterraneo. In A. Vitti, A. Tamburri (a cura di), The Representation of the Mediterranean World by Insiders and Outsiders (pp. 201-218). New York : Bordighera Press.

Tanti popoli, una lingua comune. Aspetti socio-linguistici della lingua franca del Mediterraneo

Roberto Sottile;Francesco Scaglione
2018-01-01

Abstract

La dimensione linguistica rappresenta una delle fonti più autentiche attraverso cui “leggere” e “ricostruire” la storia (e le storie) di un popolo. Ciò è vero anche per le lingue del Mediterraneo che portano i “segni” di migrazioni, contatti, conflitti e scambi all’interno di un grande mare che è stato e continua a essere scenario, complesso e suggestivo, di un profondo sincretismo tra genti di diversa provenienza In questa sede intendiamo soffermarci sull’aspetto più strettamente linguistico della cultura mediterranea, concentrandoci sull’antica lingua franca, conosciuta e parlata lungo le coste nordafricane e nei porti del Mediterraneo da mercanti, schiavi, pirati e intellettuali tra il XVI e il XIX secolo. Una lingua for special purposes (un pidgin) legata principalmente alla sfera commerciale (ma anche alla comunicazione negli ambienti diplomatici), che raccoglie e fonde elementi dei diversi idiomi che si affacciano sul Mare Nostrum (portoghese, spagnolo, catalano, francese, provenzale, italiano e dialetti italo-romanzi, arabo, turco), in grado, quindi, di testimoniare e “raccontare” le vicende e i processi socio-culturali, oltre che linguistici, che hanno interessato la “civiltà mediterranea” nei secoli più recenti. Lo studio mira a tracciare un quadro sociolinguistico sulla genesi e l’evoluzione della lingua franca, fino ai mutamenti storico-sociali che, verso la fine dell’800, ne hanno determinato l’estinzione. Questi mutamenti sono in fondo gli stessi fattori extralinguistici alla luce dei quali è possibile leggere gli aspetti strutturali più problematici (e interessanti) di questo particolarissimo codice, tra cui la poca stabilità in termini diacronici della lingua lessificatrice  che, seppur costantemente di base romanza, non è mai la stessa nel corso dei secoli, tendendo a mutare in concomitanza con le diverse vicende storico-culturali che attraversano il Mediterraneo. Fornito il quadro sociolinguistico, ci si concentrerà sull’analisi del lessico e, in particolare, sulle influenze italoromanze provenienti dai dialetti (soprattutto da quelli meridionali e dal siciliano), tramite uno spoglio della fonte scritta più autorevole (sebbene assai complessa e problematica), ovvero il Dictionnaire de La Langue Franque ou Petit Mauresque (1830). Di autore anonimo, questo dizionario costituisce una sorta di vademecum linguistico, approntato per i soldati francesi alla conquista di Algeri (in quel tempo sotto il dominio ottomano), che testimonia lo stadio finale della lingua franca, la cui “continuazione” tardo ottocentesca andrà poi sotto il nome di sabir. Infine, ragionando sulle strutture desumibili dal Dictionnaire e da altri fonti scritte, verranno evidenziate alcune delle caratteristiche che accomunano la lingua franca ai pidgin e alcuni fenomeni che, invece, la rendono un vero e proprio unicum nella storia linguistica e culturale del Mediterraneo.
2018
Roberto Sottile, Francesco Scaglione (2018). Tanti popoli, una lingua comune. Aspetti socio-linguistici della lingua franca del Mediterraneo. In A. Vitti, A. Tamburri (a cura di), The Representation of the Mediterranean World by Insiders and Outsiders (pp. 201-218). New York : Bordighera Press.
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