Sono ormai quasi trenta gli anni che ci separano dal momento in cui l’Europa, ed in particolare quella mediterranea, ha cominciato ad essere sempre più meta di consistenti migrazioni internazionali. A partire dalla metà degli anni ‘80, tutti gli stati europei, con alcune differenziazioni temporali, hanno dato vita, con gli accordi di Schengen, alla cosiddetta “fortezza” Europa, mirante a contrastare i flussi migratori internazionali. Le politiche dei diversi stati europei nei confronti dei migranti - ma lo stesso discorso vale per altre aree del mondo, come gli USA o l’Australia – appaiono ispirate da un movimento ambivalente: il disciplinamento delle migrazioni economiche e la marginalizzazione di quelle più propriamente politiche, cioè riguardanti i rifugiati e i richiedenti asilo. In questo contributo intendiamo mostrare come questa apparente ambivalenza sia perfettamente coerente con le logiche sottese alla globalizzazione capitalistica. Infatti, così come il disciplinamento dei migranti economici è funzionale ai processi di accumulazione capitalistica, altrettanto funzionali sono la marginalizzazione e l’esclusione dei rifugiati politici i quali, in fuga dalle devastazioni politiche, culturali e ambientali disseminate nelle varie aree del mondo, rappresentano una eccedenza non solo non assimilabile dentro gli assetti economici dei poli della globalizzazione, ma anche inutile poiché richiede solo solidarietà e la solidarietà costa.
PIRRONE MA (2008). Disciplinamento e marginalizzazione: i migranti nel nuovo ordine globale. In AMATO P. (a cura di), Potere destituente. Le rivolte metropolitane (pp. 221-229). MIMESIS : Milano.
Disciplinamento e marginalizzazione: i migranti nel nuovo ordine globale
PIRRONE, Marco Antonio
2008-01-01
Abstract
Sono ormai quasi trenta gli anni che ci separano dal momento in cui l’Europa, ed in particolare quella mediterranea, ha cominciato ad essere sempre più meta di consistenti migrazioni internazionali. A partire dalla metà degli anni ‘80, tutti gli stati europei, con alcune differenziazioni temporali, hanno dato vita, con gli accordi di Schengen, alla cosiddetta “fortezza” Europa, mirante a contrastare i flussi migratori internazionali. Le politiche dei diversi stati europei nei confronti dei migranti - ma lo stesso discorso vale per altre aree del mondo, come gli USA o l’Australia – appaiono ispirate da un movimento ambivalente: il disciplinamento delle migrazioni economiche e la marginalizzazione di quelle più propriamente politiche, cioè riguardanti i rifugiati e i richiedenti asilo. In questo contributo intendiamo mostrare come questa apparente ambivalenza sia perfettamente coerente con le logiche sottese alla globalizzazione capitalistica. Infatti, così come il disciplinamento dei migranti economici è funzionale ai processi di accumulazione capitalistica, altrettanto funzionali sono la marginalizzazione e l’esclusione dei rifugiati politici i quali, in fuga dalle devastazioni politiche, culturali e ambientali disseminate nelle varie aree del mondo, rappresentano una eccedenza non solo non assimilabile dentro gli assetti economici dei poli della globalizzazione, ma anche inutile poiché richiede solo solidarietà e la solidarietà costa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.